Fuorché l'onore di Hans TuzziChi ha già avuto a che fare con il commissario Norberto Melis, pardon, con il vicequestore Melis, saprà già cosa aspettarsi da Fuorché l’onore di Hans Tuzzi, pubblicato da Bollati Boringhieri.
Corrado Augias, proprio parlando di Tuzzi, lo ha definito, con la sua consueta ed efficace sintesi, “prima scrittore che giallista”: un artigiano della parola che continua a regalarci polizieschi molto, molto lontani da gran parte della scena giallistica contemporanea.

Hans Tuzzi è d’altronde il noto alter ego di Adriano Bon, saggista e docente che ha dedicato studi ad autori quali Leopardi o Svevo e che ha scelto il suo pseudonimo da un personaggio di Robert Musil: è fin quasi ovvio che i suoi gialli siano raffinati, colti e ricchi di stile, opere nelle quali ogni singola parola conta e non è mai spesa a caso, romanzi che richiedono un certo livello di impegno da parte del lettore e che ripagano quell’impegno con una serie di pagine che rimangono a lungo nella memoria.

E se spesso le gesta di Melis sono ambientate in quella Milano a cavallo fra terrorismo e Craxi, fra piombo e Campari, la città simbolo di un certo sfacelo che è prima di tutto culturale e intellettuale, ecco che questa volta il protagonista, e noi con lui, si ritrova in trasferta:

Estate 1982. Il Ministero degli Interni organizza un congresso in un paesino della Liguria e per il vicequestore Norberto Melis, accompagnato dall’agente Lambiase, si tratta di una piacevole occasione di unire lavoro e una sorta di vacanza. A seguire quel congresso, ecco che l’albergo che lo ha ospitato si svuota di funzionari e si riempie di scrittori ed editori che arrivano per una importante manifestazione culturale.
Manifestazione che inizia letteralmente “col botto”, visto che un noto autore viene ucciso con un colpo di pistola.

Melis prolunga quindi la sua permanenza, cercando di far luce su un caso che appare fin dall’inizio di difficile risoluzione: l’ambiente letterario è sì animato da invidie, bassezze e tradimenti, ma i suoi protagonisti non paiono a Melis uomini d’azione in grado di uccidere qualcuno.
Bisogna cercare l’assassino fra scrittori e letterati?
O è forse meglio indagare nel passato?

Hans Tuzzi (o meglio, nuovamente, Adriano Bon) non ha mai fatto mistero della sua “inattualità” e di quel che pensa dello stato in cui versa la nostra lingua: potete quindi immaginare che l’ambientare Fuorché l’onore in una manifestazione culturale con tanto di scrittori, editori e addetti ai lavori potrebbe offrire tranquillamente sponda per qualche considerazione sullo stato, anche attuale, dell’editoria e della cultura in Italia.

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