Edito da Bompiani con traduzione a cura di Marco Drago, Gennaio di sangue di Alan Parks è il libro che recensiamo oggi al Thriller Café. È il primo di una serie di dodici noir, di diversi autori, che la casa editrice dedica ai rispettivi mesi dell’anno.
Primo giorno di gennaio del 1973. Mentre la città di Glasgow si riprende dalla notte più lunga dell’anno, il detective Harry McCoy viene convocato da un detenuto del carcere di Barlinnie che gli rivela che una ragazza sta per essere uccisa. Il protagonista, affiancato dal collega “novellino” Wattie, arriva troppo tardi e insieme assistono impotenti all’omicidio di Lorna Skirving e al suicidio di Tommy Malone, l’assassino.
Come nella migliore tradizione della narrativa poliziesca, i giornalisti si scatenano e i superiori pretendono una rapida soluzione del caso. McCoy e Wattie si lanciano nell’indagine, ma è solo l’inizio di questo cruento Gennaio di sangue: il detenuto verrà trovato morto, la lingua recisa. Un chiaro messaggio che indica che non avrebbe dovuto parlare. Perché?
La storia si svolge nell’arco di venti giorni intensi e serrati nei quali il detective, oltre a seguire le indagini, cerca di regolare i conti con il proprio passato – fatto di istituti per minori, percosse e violenza – e con la quotidianità che lo vede spesso in bilico tra moralità e illegalità. È un personaggio complesso, un giovane propenso a trasgredire gli ordini e a superare i limiti, un trentenne senza regole né scrupoli, del tutto simile ai soggetti a cui dà la caccia. Ha però un fuoco che brucia dentro, una spinta emozionale e un senso peculiare della giustizia che lo esortano a far luce e a scoprire la verità anche a rischio della propria incolumità.
Gennaio di sangue è un poliziesco classico che si legge molto volentieri, in cui gli indizi vengono raccolti tra notti insonni e giornate senza orario, interrogatori più o meno ufficiali, soffiate non sempre attendibili, “vecchi trucchi del mestiere” e taccuini per appunti. Siamo negli anni ’70, quindi senza alcun ausilio tecnologico, prova del DNA o telecamere di sicurezza: tutto è lasciato all’intelligenza e alla deduzione logica di chi investiga. Classici, eppure attuali, sono anche i temi alla base della trama: denaro e potere insabbiano i crimini più turpi, il sesso a pagamento – spesso deviato, estremo e brutale – è merce di scambio, l’eroina si affaccia sul mercato della droga e miete le prime vittime, e la cosiddetta alta società compra l’anima e il corpo di chiunque senza sporcarsi mai le mani.
Alan Parks è al suo esordio e nonostante l’inizio risulti un po’ lento, il libro è strutturato e convincente e prende un buon ritmo con lo scorrere delle pagine. Il suo romanzo è un viaggio nella vita di personaggi ben distinti: quelli inseguiti da demoni sin troppo reali e quelli che, demoni in terra, sanno esserlo. Glasgow è dipinta in tutta la sua bellezza contrapposta alla decadenza e miseria dei postriboli, degli spacci clandestini di alcolici e degli edifici fatiscenti in cui trovano rifugio gli ultimi, i disperati.
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Articolo protocollato da Francesca Mancini
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