Frank dritto negli occhi e alzando verso di lui un indice ammonitore: – il segreto di ogni ricchezza sta nella capacità di annullare le emozioni. – Annullare le emozioni – ripete a fior di labbra Frank Banno. E già gli pare d’esserci riuscito.

Siamo nell’Italia contemporanea, forse un minuto nel futuro, ma riconoscibile in ogni pagina, una storia di sfruttamento, oppressioni, moralità flessibile e manipolazione sofisticata. Vi partecipano un numero di personaggi a scorrere uno spettro del vivere, lavorare e poi ognuno a suo modo, ribellarsi. Fino all’atto finale, in una brutale azione esecutiva che i giornali potrebbero chiamare, cercando di dare un senso alla complessità, attentato. Questo intricato, per quanto allo stesso tempo chiaro e scorrevole, è Gleba, ultimo romanzo del collettivo Tersite Rossi.

Finì di rileggere il suo elaborato e si sentì pienamente soddisfatta. Immaginare la morte di quelle persone la gratificava, perché quelle, per lei, non erano persone, ma solo e soltanto simboli. Della violenza dei padroni, della violenza che si era abbattuta su gente come Aldo e Assunta. Ripensando ai suoi affetti distrutti, Adriana strinse il pugno e immaginò di trovarci in mezzo il calcio di una pistola, pronta a sparare.

Adriana, Amina, Paolo, Enrico e Valeria, protagoniste e protagonisti di questo romanzo corale, individui isolati, vittime e carnefici del Sistema, assolvono due funzioni: essere modelli di alienazione e contribuire alla sua -illusoria?- fine.

Sono pedine di un effetto domino, fotogrammi del caos della storia, questo per aumentare se possibile il senso di impotenza e di alienazione dell’individuo nella società contemporanea. Tutte le azioni, anche quelle che sembrano motu proprio del personaggio, vengono da lontano, nel tempo e nello spazio, da altre e diverse organizzazioni. L’Arabia Saudita, le Nuove Brigate Rosse, la Scuola per élite Banno, l’Anello, tutte entità inafferrabili, potenti nella manipolazione, costituiscono quasi un corpo unico, nemico e alieno rispetto alle vite dei personaggi, un vero e proprio spettro narratologico pesantissimo. In questa gleba che le vite degli oppressi costituisce c’è un senso dell’ineluttabile, di una nuova e allo stesso tempo antica condizione sociale ed esistenziale. Un posto nel mondo che non tutti i personaggi accettano.

Ribellione che, in ogni caso, sarà del tutto improbabile, per due motivi. Primo, perché le nuove tecnologie saranno talmente affascinanti e totalizzanti, capaci di rendere le esperienze virtuali più gradevoli di quelle reali, da portare i livelli di apatia dei consumatori a picchi mai raggiunti prima. Secondo, e più importante, perché quando il nuovo modello economico sopra descritto prenderà definitivamente piede, chiunque sarà ridotto, senza alternative possibili, alla condizione di servo della “nuova gleba”, ovvero schiavo delle tecnologie necessarie a soddisfare qualunque bisogno, vitale e accessibili solo ai padroni.

Gleba non è un romanzo perfetto. La coralità del romanzo scema avvicinandosi verso la fine, le radicalizzazioni dei terroristi neofiti sono puntuali, ben studiate e sviluppate e allo stesso tempo molto canoniche, il sottotesto di denuncia sociale divora spesso lo svolgimento da profondo noir. I difetti però scompaiono anche in un vago confronto con il giallo o il noir italiano borghese, con i suoi eroi e più raramente eroine complessate e altrimenti monodimensionali. C’è il meglio del background dei thriller di Giuseppe Genna in questo Gleba. L’intrattenimento in Gleba è garantito dalla capacità delle vicende di provvedere a un’immersione importante, il piacere intellettuale di vedere i fili dei personaggi-burattini e riconoscere che molti di quei fili sono gli stessi che muovono il lettore ogni giorno.

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Gleba
  • Editore: Pendragon
  • Autore: Tersite Rossi

Articolo protocollato da Antonio Vena

Già contractor civile Nato e Nazioni Unite, contract consultant e aspirante Signore del thriller pre-apocalittico italiano.

Antonio Vena ha scritto 28 articoli: