Gli amici del venerdì, noir di Stefano Brusadelli da poco edito da Mondadori: è questo il libro che recensiamo oggi. Non ve lo perdete.
Inizia con un intrigante montaggio di scene diverse Gli amici del venerdì, introducendoci nelle sue atmosfere oscure e presentandoci i personaggi con la giusta dose di reticenza.
Ausilio Serafini, che qualche anno prima ha lasciato la polizia in seguito ad alcuni episodi violenti poco chiari, si trova coinvolto suo malgrado nelle indagini sull’omicidio di un insospettabile ex impiegato della motorizzazione romana: era un conoscente superficiale della vittima e avrebbe dovuto sistemarsi da lui proprio il giorno in cui è stata uccisa.
Il protagonista è un uomo duro, di quella durezza che gli uomini sensibili acquisiscono quando la vita li colpisce; troppo concreti per non adattarsi alla realtà, conservano comunque sotto la scorza un deciso disprezzo per l’ingiustizia.
La morte del pensionato non riguarda Ausilio, ormai lui ha smesso di interessarsi a queste cose. Scappa subito da Roma per andare a rintanarsi nel nascondiglio dove si è barricato in un’esistenza comune per sfuggire al suo passato. Ma quando, mesi dopo, scopre che il poliziotto incaricato dell’indagine è stato trovato morto, torna di corsa nella Capitale; dice a se stesso che lo fa per stare vicino alla figlia della vittima, inconsciamente ha però già deciso che nonostante il peso che comporta rientrare in quel genere di situazioni, un carico che ha giurato di non prendersi più sulle spalle, non si tirerà indietro e scoprirà cosa è successo. È più forte di lui. Ma questa sua curiosità indolente è pericolosa, perché smuove acque che dovevano rimanere stagnanti. Senza saperlo Serafini andrà a disturbare persone potenti, di quelle “con un piede nella rispettabilità e un altro non si sa dove”. Nell’ombra, infatti, si muovono gli uomini del Generale, un misterioso militare in pensione che detiene il vero potere, quello che agisce nascostamente e tiene in mano tutti quelli che contano, rappresentante di quel pezzo di Stato deviato che purtroppo l’Italia conosce sin troppo bene.
La narrazione procede quindi su due binari: da una parte le indagini di Ausilio, dall’altra i movimenti di chi è pagato per proteggere i segreti della Roma bene. Sembrano percorsi paralleli ed invece sono destinati ineluttabilmente ad incrociarsi.
È una storia feroce, quella raccontata in questo libro, non perché i suoi delitti siano particolarmente brutali ma perché è fredda e spietata come sa esserlo la vita.
Serafini è un eroe noir, un eroe imperfetto, un eroe tragico che cerca di fuggire dal suo destino di violenza: un tentativo vano, perché l’unica cosa che si può fare di fronte al fato è accettarlo e compiere la sua volontà, riprendendo le redini della propria esistenza.
In una Roma altrettanto noir, fatta di palazzi malandati lontani dal centro, delinquenze quotidiane e periferie che covano segreti, ogni personaggio che incontriamo è reso in maniera limpida nel suo carattere da Brusadelli. Anche le eminenze grigie, anche la manovalanza criminale è ammantata dalla ricchezza dell’umanità. Ogni scelta, persino alcune casualità inserite, tengono assieme un forte, amaro realismo (come abbiamo già detto non stupirebbe se questa storia di trame occulte ai margini dello Stato sia vera) e un afflato tragico che nel bel finale coniuga due forze apparentemente contraddittorie, il senso di giustizia e quello dell’assurdo. Tutti elementi che fanno di questo libro un grande affresco sugli uomini e sulla violenza.
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- Brusadelli, Stefano (Autore)