Anna Vera Viva, salentina di nascita, ma napoletana d’adozione, è un’autrice poliedrica che, dopo essersi dedicata per diversi al ruolo di sceneggiatrice, ha scelto di intraprendere quella di giallista. «L’artiglio del tempo» è il secondo romanzo di questo genere, dedicato sempre alle indagini di padre Raffaele nel rione Sanità di Napoli.
«L’artiglio del tempo» segue nello sviluppo il primo romanzo dell’autrice «Questioni di sangue»: anche qui vi è un continuo gioco tra presente e passato, come a sottolineare il legame indissolubile delle nostre radici. «Non si può sfuggire al proprio passato» sembra dire l’autrice.
Padre Raffaele questa volta se la deve vedere con la morte di Samuele, anziano venditore di cappelli che, però sul braccio porta tatuati dei numeri che non gli permettono di dimenticare la propria storia. Samuele è un ebreo, un sopravvissuto, una vittima di un tempo dove l’orrore era considerato normalità.
Inizialmente la sua morte viene classificata come incidente, ma padre Raffaele, da abile conoscitore della natura umana, sente che dietro quel decesso c’è di più, un omicidio che affonda le sue radici nel passato.
Ancora una volta la penna di Anna Vera Viva ci regala uno spaccato di Napoli, unico e magico, quello di una città orgogliosa e fiera che guarda con orgoglio al futuro. Padre Raffaele è al tempo stesso protagonista e osservatore di ciò che accade all’interno del suo quartiere, luogo capace di parlare senza dire nulla.
Preso tra il rapporto conflittuale con suo fratello Peppino, i suoi compiti di religioso e la sua innata curiosità Padre Raffaele ancora una volta mette il naso dove non dovrebbe, ma lo fa con la sua innata eleganza e dolcezza che lo porta immancabilmente a stringere legami profondi con i protagonisti della vicenda.
«L’artiglio del tempo» si rivela un romanzo leggero, ma non per questo banale, con spunti che fanno sorridere, ma anche molti che portano a riflettere. Attraverso la penna dell’autrice il lettore è portato a conoscere ogni aspetto del rione Sanità, ma anche del modo di approcciarsi alla vita dei napoletani gente che, nonostante le difficoltà, cammina sempre con la schiena dritta e guardando si fronte a sé.
Il grande merito di Anna Vera Viva rimane quello di tratteggiare, accanto ad una trama gialla ben congegnata, i forti legami tra i personaggi. In questo romanzo spicca quello tra Samuele, vecchio ebreo che ne ha passate tanto e si è sempre rialzato, e Antonino un bambino «con il ciuffo impomatato». Si tratta di un legame tanto improbabile quanto profondo che permea in tutte le pagine del libro e che resiste anche alla morte del vecchio ebreo.
«L’artiglio del tempo» è dunque al tempo stesso un piccolo libro di storia, un giallo ed uno spaccato fedele e appassionato della Napoli moderna, dove la cattiveria dell’uomo viene rispedita al mittente grazie alla voglia di riscatto.
Si tratta, dunque, di un romanzo consigliato soprattutto per chi vuole addentrarsi in uno spaccato di Napoli che molto spesso si tende a sottostimare o a non tenere nell’adeguata considerazione.
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