Lo scorso 7 luglio Rizzoli ha pubblicato Gli eletti, il secondo capitolo della saga con protagonista il cacciatore di ricompense Colter Shaw, ideato da Jeffery Deaver. Il titolo originale è The goodbye man e la traduzione è di Sandro Ristori.
A meno di un anno dall’uscita de Il gioco del mai, ritroviamo Colter Shaw ed approfittiamo per conoscerlo meglio, per scoprire qualche altra curiosità su di lui… o forse no?
Colter è diretto in California per intraprendere una missione personale che lo aspetta da tempo ed ha a che fare con la sua famiglia, ma cambia i suoi piani dirigendosi verso lo Stato di Washington: due adolescenti sono scomparsi e per chi dovesse trovarli ci sono ben due ricompense. A quanto pare i due ragazzi avrebbero incendiato una croce davanti ad una Chiesa ed avrebbero poi sparato al pastore e al custode accorsi dall’interno. Ben presto, però, la storia cambia prospettiva: Shaw li trova abbastanza facilmente, ma al momento di caricarli in auto per portarli alla polizia, uno dei due ragazzi fa un gesto inconsulto e inspiegabile. L’altro racconterà a Shaw una versione molto diversa dell’incendio-sparatoria alla Chiesa… Il gesto del primo ragazzo e il racconto del secondo incuriosiscono Shaw al punto che, per vederci chiaro, decide di infiltrarsi nel luogo dove i due fuggiaschi erano diretti: un campo immerso nei boschi, per un misterioso percorso che promette di aiutare chi abbia sofferto, perso una persona cara, avuto attacchi di depressione o rabbia… una sorta di luogo della pace, a pagamento. I soldi li intascano gli organizzatori: la fondazione Osiride e il suo capo, Maestro Eli. Nulla si sa di preciso su di loro, ma una volta penetrato all’interno, Shaw scoprirà un sistema organizzato, con ranghi e competenze, una serie di punti oscuri e un viatico preferenziale verso il futuro…
Bene, conosciamo tutti – per lettura o per fama – Jeffery Deaver; i suoi fan conoscono bene il grado di maniacalità e puntigliosità con cui si prepara ed affronta gli argomenti dei suoi thriller, senza neppure parlare della gestione chirurgica della tensione cui ci ha abituato. Insomma, sappiamo tutti che gran scrittore sia Jeffery Deaver… è per questo che, sebbene sia scritto discretamente, abbia un suo filo logico, scorra via senza problemi, non si può consigliare questo thriller!
Quando, dopo anni in cui Deaver aveva trascinato le sue serie già rodate e pubblicato giusto qualche stand-alone, l’anno scorso era uscito Il gioco del mai che preannunciava una nuova serie con un personaggio tutto nuovo, ai fan non era parso vero. Già dopo la lettura, però, insieme a tanta fiducia serpeggiava qualche perplessità: Shaw appariva interessante, ma troppo vago, contornato da troppe ombre… Tuttavia l’idea era dare fiducia a Deaver e attendere gli sviluppi con il secondo romanzo. Ora che il secondo romanzo è arrivato, però, la perplessità aumenta: Shaw rimane sempre sfuggente, debole nella caratterizzazione, inverosimile nelle azioni… Inoltre, quanto alla sua famiglia ed agli aspetti che potrebbero destare qualche interesse, come facilmente desumibile dal finale de Il gioco del mai, le poche novità sono state relegate nelle ultime settanta pagine del libro e sono davvero troppo vaghe ed esigue per poter essere considerate un passo avanti nella conoscenza di Shaw. Non solo. Se volessimo fare uno sforzo e tralasciare per un attimo il personaggio soffermandoci sulla trama o sul tema principale, scopriremmo che la prima è assolutamente prevedibile e il secondo – le sette, il fanatismo, i Guru – non è nemmeno tanto originale.
Un vero peccato, ma bisogna ammetterlo, se pur a malincuore: la serie di Colter Shaw, per il momento, è ben al di sotto degli standard cui questo autore ci ha abituati. Ci ricrederemo? Francamente, lo speriamo.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.