Giunti Editore offre a tutti gli amanti del sottogenere dei “delitti della camera chiusa” Gli omicidi dello zodiaco, del nipponico Soji Shimada, in sostanza l’ultimo capolavoro della top ten di questo particolare tipo di narrativa che ancora mancava nelle librerie italiane.
Gli omicidi dello zodiaco è uscito in lingua originale nel 1981 con il titolo di Senseijutsu satsujin jiken: sono poi occorsi più di trent’anni per arrivare alla versione inglese (The Tokyo Zodiac Murders, 2014) e finalmente possiamo leggerlo anche in Italia grazie a Giunti e alla traduzione di Giovanni Borriello.
Qui a Thriller Café tendiamo a usare con parsimonia la parola “capolavoro”, ma per Gli omicidi dello zodiaco non abbiamo alcun dubbio o riserva: è uno dei gialli che “dovete” leggere quanto prima.
Questo sia per via del tema molto, molto particolare, per la struttura che lascia passare decadi prima della soluzione e per il rigore certosino con il quale Soji Shimada ha pensato, organizzato e scritto il romanzo.
Per le opere come Gli omicidi dello zodiaco esiste nella lingua giapponese una definizione precisa: honkaku. Non è semplice trovare un termine equivalente in italiano, ma possiamo parlare di gialli nei quali pesano molto elementi di verosimiglianza e ortodossia, di opere, mi si conceda l’aggettivo, “oneste”.
Lo scrittore gioca con il lettore una partita alla pari, seguendo regole ben precise: non nasconde nulla, ogni indizio è nelle pagine del volume, magari occultato in qualche modo, ma completamente identificabile e comprensibile.
Spetta quindi al lettore essere “più in gamba” del poliziotto o investigatore del caso, arrivando prima di lui a una soluzione che non deve essere casuale ma formata su una serie di deduzioni logiche e accumulo di indizi, fatti, prove.
E, come se già non bastasse questo modo di organizzare l’opera, Gli omicidi dello zodiaco presenta, come detto, un tema molto particolare, che abbiamo magari già incontrato altre volte in varie opere, ma che in questo caso non è mero orpello e/o cornice ma diventa una sorta di filosofia fondante, di visione del mondo, di para-scienza o, se vogliamo, fede molto strutturata e forte.
Giappone, tardi anni Trenta. Heikichi Umezawa viene rinvenuto cadavere, il cranio sfondato, nello studio della sua abitazione: è stato ucciso nottetempo, la camera è chiusa a chiave dall’interno, la neve caduta durante le ore notturne ha cancellato qualsiasi traccia e, a complicare ancora di più le indagini, i principali sospettati hanno alibi solidissimi.
Heikichi Umezawa era un personaggio molto particolare: benestante, un periodo trascorso in Europa, a Parigi, e un’esistenza dedicata all’arte, alchimia, occultismo, lusso sfrenato e astrologia. E proprio quest’ultima gioca un ruolo chiave nel mistero: tra gli appunti del morto gli investigatori trovano descrizioni e note su un progetto impossibile e morboso, la creazione della donna perfetta, Azoth, che Heikichi Umezawa voleva portare in vita unendo varie parti anatomiche di due sue figlie, due figliastre e due nipoti.
Tutte le potenziali vittime avevano un’età compresa fra i 18 e i 25 anni, erano illibate e di segni astrologici diversi. Gli appunti potrebbero rimanere una semplice curiosità, il folle sogno di un eccentrico fissato con l’astrologia, ma poco dopo la morte di Heikichi Umezawa ecco che le sei ragazze vengono uccise: i sei cadaveri, variamente smembrati, sono ritrovati in vari luoghi del Giappone, noti per la loro valenza magica e potere simbolico.
La Seconda Guerra Mondiale arriva però a spazzare e spezzare il Paese e l’indagine passa ovviamente in secondo piano, fino a essere dimenticata. Ma trent’anni dopo un noto astrologo con il pallino delle indagini, aiutato da un assistente, cercherà di far luce su quel mistero.
Gli omicidi dello zodiaco è stato il romanzo d’esordio di Soji Shimada e anche il primo della serie da lui dedicata al detective Kiyoshi Mitarai: chi fosse interessato ad approfondire quest’opera e il concetto di honkaku può consultare questa tesi universitaria dedicata all’argomento, mentre per il soggetto dei delitti della camera chiusa rinviamo a questo approfondimento di Alessandro Bullo.
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- Shimada, Soji (Autore)