Gli scomparsi - Alessia TripaldiOggi al Thriller Café recensiamo Gli scomparsi di Alessia Tripaldi, edito da Rizzoli.

Per entrare nell’atmosfera del libro, è sufficiente leggere le prime righe: “Dal tumulo di terra e sterpaglie emerge un piede. Gli agenti della scientifica si aprono a ventaglio, lasciando al commissario Pacinotti lo spazio per avanzare”.

Siamo nei boschi dell’Abruzzo. Il cadavere rinvenuto ha gli occhi rimossi con due tagli a forma di croce e il cranio maciullato. Nei dintorni è stato trovato un ragazzo in stato confusionale: dice di chiamarsi Leone e di essere sempre vissuto nei boschi. Dice che l’uomo morto è suo padre, ma le analisi del DNA lo smentiscono.

Chi è in realtà Leone? Chi ha ucciso l’uomo?

Per rispondere a queste domande, Lucia Pacinotti si mette in contatto con un suo vecchio compagno dei tempi dell’università di criminologia. Si chiama Marco e ha un cognome ingombrante: Lombroso, come Cesare Lombroso (1835-1909), l’antropologo considerato come il padre fondatore della moderna criminologia. Marco ha un carattere piuttosto chiuso e difficile: tra lui e Lucia c’è sempre stata una reciproca attrazione, non solo professionale ma anche sentimentale, che però si è interrotta bruscamente anni prima, quando ha abbandonato l’università. Ora vive a Torino, dove si dedica alla traduzione di manuali tecnici in tedesco, ma quando Lucia lo chiama è pronto a raggiungerla e ad affiancarla nell’intricata indagine.

Marco Lombroso segue un metodo poco ortodosso: le sue intuizioni si sviluppano lungo i sentieri tracciati un secolo prima dal suo antenato e la sua ricerca si trasforma ben presto in ossessione. Eppure le indagini, grazie a lui, compiranno un balzo in avanti: solo lui, infatti, riesce ad entrare nella mente di Leone e a scoprire le tracce di un criminale efferato, un Orco che vive nel bosco, capace di sottrarre la vita alle sue vittime senza nemmeno ucciderle…

L’idea di un detective che usi oggi, nel ventunesimo secolo, idee e metodologie di Cesare Lombroso farà senz’altro sollevare più di un sopracciglio ai nostri lettori. Io stesso, leggendo la quarta di copertina, ebbi più di una perplessità. Lombroso, infatti, è passato alla storia per la teoria dell’“atavismo”, ovvero l’idea per cui il comportamento deviante fosse insito nelle caratteristiche anatomiche del criminale, e quindi identificabile attraverso misurazioni del cranio e di varie parti del corpo. Oggi è evidente che l’intera teoria non è altro che un “buco nell’acqua”, che però costo caro a molti innocenti – e tra parentesi non fu il solo commesso dallo scienziato torinese, che si sbagliò anche nell’identificare la causa della pellagra, una grave forma di avitaminosi che imperversava nelle campagne padane tra Ottocento e Novecento.

Alessia Tripaldi invece, è riuscita, attraverso la sua narrazione, a gettare una luce nuova su questa figura controversa. Nel corso della fiction, infatti, emerge un aspetto importante di Cesare Lombroso: egli non fu semplicemente un coniatore di teorie sbagliate, ma fu anche il primo a interessarsi veramente, in prima persona, ai criminali, a parlare con loro per esplorare il loro mondo oscuro. In questo senso, Lombroso può essere rivalutato quanto padre dell’antropologia criminale e anche inventore ante litteram della complessa arte del profiling.

Non solo, il metodo d’indagine utilizzato da Marco Lombroso, il pronipote immaginario dello scienziato positivista, è un piccolo capolavoro: Alessia Tripaldi, infatti, fonde le classificazioni lombrosiane dell’ “uomo criminale” con gli archetipi della psicanalisi di Carl Gustav Jung, dando vita a una mappa concettuale davvero affascinante, e documentata con casi di cronaca reali.

Al netto di queste elucubrazioni, vi posso assicurare che Gli scomparsi di Alessia Tripaldi ha davvero tutte le caratteristiche di un bel thriller psicologico: una trama serrata, colpi di scena frequenti e sorprendenti, e uno stile asciutto e lineare che vi farà volare tra le pagine. C’è anche un po’ di romance tra i due detective, ma a piccole dosi che non vanno a discapito della nera trama principale. Pur ambientando la sua storia in Italia, lo scenario abruzzese non ha niente da invidiare alle più cupe foreste d’oltreoceano: un luogo a metà tra l’incubo e la realtà come la foresta di Twin Peaks, popolato di figure capaci di togliere il sonno.

Il sottotitolo parla di “La prima indagine di Marco Lombroso”: viene spontaneo augurarsi che ce ne saranno anche una seconda e, perché no, una terza.

Se poi, al termine della lettura, voleste sapere qualcosa di più sulla figura controversa di Cesare Lombroso, consigliamo Cesare Lombroso e la scoperta dell’uomo delinquente del grande professore di medicina legale Pierluigi Baima Bollone, oppure una visita al sorprendente Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, in via Pietro Giuria 15 a Torino. Se amate l’insolito, lì troverete pane per i vostri denti: non solo la celebre collezioni di teschi e maschere di cera dei criminali, ma anche una vasta esposizione di armi del delitto e di oggetti fabbricati da prigionieri di carceri e manicomi.

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Gli scomparsi
  • Tripaldi, Alessia (Autore)

Articolo protocollato da Gian Mario Mollar

Classe 1982, laureato in filosofia, Gian Mario Mollar è da sempre un lettore onnivoro e appassionato. Collabora con siti e riviste di ambito western e di recente ha pubblicato I misteri del Far West per le Edizioni il Punto d’Incontro. Lavora nell’ambito dei veicoli storici e, quando non legge, pesca o arranca su sentieri di montagna.

Gian Mario Mollar ha scritto 96 articoli: