Prosegue la nostra recensione alla raccolta di cinque romanzi dello scrittore Giuseppe Genna, edita da Mondadori col titolo di Romanzo Nero. Oggi ci occupiamo della terza stagione del “calvario investigativo” dell’ispettore Lopez (che dalla squadra di Milano è passato all’Agenzia Europea), con un romanzo che in origine si doveva intitolare Gotha ma che era stato poi pubblicato come Non toccare la pelle del drago (2003), mentre ora riassume il suo titolo originario.
Gotha prende spunto dall’insolito episodio di cronaca nera occorso al milionario banchiere libanese Edmond Safra [nel romanzo viene chiamato Edmond Jaffa], rimasto carbonizzato nell’incendio del suo attico di Montecarlo, nel dicembre del 1999.
“Quest’uomo non è soltanto potente: è il potere. E adesso sta bruciando all’interno del bagno del suo appartamento a Montecarlo, una notte d’inverno, un bagno blindato di sessanta metri quadri, e a terra c’è il cadavere della sua infermiera e fuori dalla porta blindata c’è il commando incaricato di eliminarlo […]Era uno degli uomini più potenti del mondo e ora, ma per poco ancora, è un manichino incendiato. Batte i pugni sulla porta blindata. Le fiamme fanno rumore, le condutture dell’acqua esplodono, ma non serve a niente. […] Questo è un omicidio. Dov’è la polizia? Dove sono i vigili del fuoco? Dove sono le guardie del corpo?”
Tocca proprio all’ispettore Lopez e alla Squadra Investigativa Europea l’ingrato compito di venire a capo di questo spinoso affare di apparente suicidio, denominato caso “Carne Fresca”, dietro il quale si cela un vero e proprio complotto internazionale che coinvolge le più alte gerarchie mondiali del potere e che sembra avere la propria origine e il suo baricentro nell’enigmatica Cina.
L’emergere del gigante cinese come nuova superpotenza mondiale riporta in auge (adattato ai nostri tempi) l’intramontabile tema del grande “pericolo giallo”, percepito come destabilizzante dall’intera società occidentale, la quale è incapace di comprenderlo e di misurarlo: basti pensare alle immense Chinatown che crescono ovunque nel mondo (tra Milano, Amsterdam, Atene, Parigi, Pechino, Montecarlo, Zurigo), senza che neppure si sappia da chi siano abitate. Un pericolo lontano ma vicino, che sembra avere un’unica mente ma mille appendici in tutto il globo, interconnesse in un’immensa rete segreta, le cui maglie sembrano ricondurre ad un unico oscuro progetto di potere (come nella più classica delle teorie del complotto).
Gotha è una spy-story nera e paranoica, con più livelli di lettura, ambientata in una Milano allucinata e straniante. La narrazione è sostenuta da una scrittura camaleontica, in linea con la realtà che racconta, ma al tempo stesso evocativa, dotata di un potente linguaggio visivo.
Anche in questo romanzo (come nei precedenti) Genna scavalca lo steccato che delimita la narrativa di genere, e lo fa attraverso i drammi e le inquietudini sociali che racconta, attraverso la rappresentazione di un assurdo che nella percezione superficiale di un certo mondo contemporaneo diviene ordinario perché assorbito in modo acritico dalla sua opinione pubblica. Lo fa anche integrando in modo magistrale elementi di cronaca e personaggi di realtà storico-sociali (in questo caso la famiglia Agnelli) che trovano posto all’interno della fiction e si sovrappongono ad essa. Lo sconfinamento riguarda in parte anche l’aspetto più propriamente creativo e narrativo, nella misura in cui la scrittura appare a tratti dispersiva, contaminata da elementi poetici, saggistici e giornalistici. La struttura antiletteraria e alveare del romanzo, quindi nebulizzata e priva di un centro narrativo (i capitoli neppure seguono una numerazione progressiva ma portano il nome del personaggio delle cui vicissitudini si tratta) colloca quest’opera nel maturo postmodernismo della narrativa thriller–noir. Una conferma che Genna faccia parte del “gotha” della narrativa contemporanea italiana.
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