Doloroso e pulsante come un tatuaggio nuovo di zecca, oggi al Thriller Cafè vi parleremo di Jeff Johnson e dei suoi I bastardi di Old Town, la seconda avventura di Darby Holland, dopo il fortunato Lucky Supreme. La trilogia dedicata all’artista dei tatuaggi di Portland, quindi, è arrivata al suo secondo, esplosivo capitolo.
Il telefono squillò; erano da poco passate le tre di mattina. Non capita mai niente di buono dopo le tre di mattina. Il rumore bianco e stridulo di un film ormai finito che avevi iniziato a guardare prima di cedere al sonno. Pessimo cibo cinese d’asporto consumato in cucina alla luce del frigo aperto, con addosso solo un paio di mutande. Forse il sesso, ma quello da sveltina, dopo una serata di bagordi. L’accensione della caldaia. Non chiama nessuno per dirti che hai vinto alla lotteria alle tre e zero cinque di mattina. (Incipit)
Darby Holland si è attardato a riparare alcune attrezzature nel suo locale, quando una voce anonima al telefono gli ordina di uscire da lì. Con fare guardingo si affaccia da una vetrina e vede uno spiegamento di forze di polizia ad attenderlo. Non fa in tempo a aprire la porta che un poliziotto lo tira fuori e, correndo, lo mette al sicuro dentro una macchina. Una violenta esplosione raderà al suolo il Lucky Supreme e i locali limitrofi. Le indagini degli agenti Pressman e Dessel si concentrano subito su Holland per via della sottoscrizione di una polizza assicurativa. Avrà dato fuoco lui al suo salone di tatuaggi per intascare i quattrini? Certo che no! L’unica sua fonte di sostentamento è andata in fumo e la sua unica missione ora è quella di scoprire chi è il bastardo che lo ha ridotto sul lastrico. Una lottizzazione senza scrupoli della old town di Portland è appena partita e il suo locale ne ha fatto le spese? Molto probabile, ma come districarsi nel sottobosco malavitoso per affrontare il magnaccia Cheeks, Cheddar Box e il socio russo Oleg Turganov e quella montagna umana di Dimitri, cercando di eludere il pedinamento dei due federali? Holland può contare su pochissime persone fidate: la sua impiegata e amica Delia, la squillo Monique, la barista Jane e la nuova fiamma Suzanne, donne diversissime tra loro, ma ognuna fondamentale per aiutarlo a rimettersi in carreggiata. Riusciranno nel miracolo?
“Fondamentalmente ero uno okay, dissi alla fine. “Un grande lettore. Disegnavo fumetti. Giocavo a basket. Andò tutto a puttane intorno ai quattordici, quindici anni. E’ da allora che ho iniziato a stare per conto mio. Era dura e in qualche modo mi trovai a dovermi occupare di mio fratello maggiore non appena ebbi abbastanza soldi da potermi prendere un posto dove stare. […] Poi mi trasferii qui. Ottenni un lavoro part time in un salone di tatuaggio chiamato Lucky Supreme, ero addetto alle pulizie e sentinella, di vedetta per tutti i loschi impicci che combinava il proprietario. Il terzo giorno già mi avevano messo a tatuare.” (pag. 184)
Dobbiamo arrivare a più della metà del libro per avere un minimo tratteggio del personaggio, ma vi assicuro che Darby Holland vi piacerà al primo impatto, perché è sfrontato contro l’autorità costituita, strafottente con i delinquenti, violento ma per estrema difesa, un filo tenero, all’occorrenza, e molto molto ironico. L’aggettivo che mi viene per descriverlo è guascone, nel senso letterale del termine.
Debbo dire che Jeff Johnson ha fatto un ottimo colpo con Darby Holland e, onestamente, credo che l’aver delineato così nettamente il carattere del personaggio principale rende probabile anche la più improbabile scazzottata e credibile il concitato intreccio narrativo. L’uso della lingua al limite dello slang, poi, lo rende sfrontato, a tratti sgraziato, ma dannatamente autentico.
Non mi va di spiegarvi troppo della trama perché è un incalzante susseguirsi di rocamboleschi avvenimenti che portano tutti in una direzione (che non vi anticiperò per niente al mondo). Sappiate, però, che questo noir si legge tutto d’un fiato e se volete arrivare a capire se le ossa rotte di Darby si aggiusteranno, in senso metaforico e non, basteranno un paio di notti di insonnia da calura estrema (come è successo a me) e vi sarete divertiti un mondo!
“I gatti non mi avevano ancora degnato di alcuna attenzione, ma quel crepitio e l’odore dell’ozono li avevano attirati fuori dall’ufficio, che loro consideravano formalmente la loro camera da letto. Il mio letto era la loro chaise-longue. Il divano era dedicato esclusivamente ai pisolini. Accarezzai Chops per un minuto e decisi che stava diventato troppo grasso. Buttons, approfittando del momento propizio, si trascino fino a me in cerca di coccole, e mi dissi che aveva decisamente una natura mignottesca. Ero annoiato. Fare scrizzi no. Al momento ero a corto di vena creativa.” (pag. 282)
Note della Rossa: un ruolo da comprimari di lusso è stato dato anche ai gatti di Darby che, con la loro felina pigrizia, fanno da contraltare al concitato e sregolato vivere del loro proprietario. Se siete intrigati dai gialli con personaggi a quatto zampe o con becco e ali, date un’occhiata all’articolo del nostro compianto Elvezio Sciallis.
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