Firenze, 1505. In una bottega di falegname situata nel cuore del Mercato Vecchio di Firenze viene ritrovato, disteso su un tavolo, un corpo devastato da attrezzi tipici dei medici anatomisti. Sulla parete a lato del cadavere spicca un giglio dipinto con il sangue. Questo fa pensare a una vendetta nei confronti dei Medici che da poco sono stati scacciati dalla città.
Niccolò Machiavelli, segretario della Seconda Cancelleria, incarica Michelangelo, Leonardo e Fracastoro, da poco giunto in Firenze, di vigilare e di investigare negli ambienti che frequentano (quello artistico e quello medico) per trovare delle tracce adeguate a scoprire il colpevole di un delitto così efferato.
Tra Michelangelo e Leonardo, però, non correva buon sangue. Leonardo era invidioso della forte produttività del più giovane Michelangelo che stava scolpendo allora il gigantesco David che ancora fa bella mostra di sé nella Galleria dell’Accademia di Firenze. Inoltre, per l’artista di Vinci, la scultura era un’arte vile e degna solo degli scalpellini e degli spaccapietre e gli preferiva la pittura (nel 1504 stava ritoccando il celeberrimo ritratto della misteriosa dama detta La Gioconda).
Quando però viene ritrovato anche il corpicino straziato del piccolo Petruccio, Machiavelli darà un ultimatum ai tre: o scoprono indizi tali da permettere la cattura dell’efferato assassino o saranno essi stessi indiziati di reato e condotti nel cupo e squallido carcere delle Stinche.
«Che legame poteva esserci tra l’uccisione di un anziano falegname, ex stalliere dei Mastelli, e quella del figlio decenne di una povera lavandaia? Doveva essere per forza casuale, a meno d’ipotizzare bizzarri, occulti collegamenti che sfuggivano al pensiero razionale.»
Sarebbe facile trovare un colpevole a tutti i costi nel sottobosco di ladri e meretrici dei bassifondi fiorentini, ma solo un medico o un artista dall’anima malata può aver compiuto uno scempio simile.
«L’omicida era esperto di dissezione anatomica, ma anche di medicina e chirurgia, il che poteva identificarlo come medico professionista. Nello stesso tempo, però, la posizione in cui aveva disposto le membra del povero fanciullo rivelava un gusto raffinato, anche se macabro e perverso, per il senso della proporzione tipicamente umanistico. Una sensibilità da artista.»
E se il folle e spietato anatomista fosse proprio uno di loro tre?
I delitti dell’anatomista, pubblicato nel 2010 da Edizioni Della Vigna, acquista nuova linfa con l’attuale ripubblicazione da parte di Giunti Editore.
Il giallo storico di Vitiello è caratterizzato da un’intrigante indagine poliziesca. Il suo valore maggiore, però, è dato dalla vita reale dei suoi illustri personaggi, dai battibecchi tra Michelangelo e Leonardo, dalle ricerche mediche di Fracastoro, dalla nascita di opere straordinarie come il David o la Gioconda e dall’umanità segreta, nascosta, spesso inconfessabile e imperscrutabile di questi grandi esponenti del Rinascimento.
Perfetto il contesto storico perché la Firenze rinascimentale viene raccontata con tutte le sue feste, le sue rivolte, le sue congiure e appare così, a noi lettori, vivida e pulsante.
Lo stile dell’autore è davvero particolare perché in grado di incantare con un mix perfetto di straordinarie descrizioni, scene di vita reale e precisione scientifica.
Bruno Vitiello (Napoli, 3 febbraio 1966) è uno scrittore italiano di fantascienza e di narrativa gialla, noir e horror. Ha numerose pubblicazioni al suo attivo e svariate traduzioni all’estero.
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Chiunque nasce a morte arriva – Bruno Vitiello
È uscito, per Giunti editore, “Chiunque nasce a morte arriva“, il secondo capitolo della serie “Michelangelo detective” ideata da Bruno Vitiello. Dopo che, anni prima, il celebre scultore Michelangelo Buonarroti era stato coinvolto, risolvendolo, in […]
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