Oggi al Thriller Café vi proponiamo una pericolosa passeggiata nei vicoli bui e maleodoranti della Londra di fine ‘800, sulle tracce di un’ombra con un cappello a cilindro e una borsa di cuoio nero… Per farlo, basterà tuffarsi tra le pagine di “I delitti di White Chapel. Il mistero di Jack lo Squartatore”, scritto a quattro mani da Guido Sgardoli e Massimo Polidoro per i tipi di De Agostini.

In una notte di pioggia del 1888, una donna bussa disperata a un portone, lanciando urla rauche. La ragazza che la osserva dalla finestra si chiama Sybil Conway, ed è sua figlia. Anche se le lacrime le rigano il volto, decide di non aprire: sua madre, dice sua zia Elizabeth, è una poco di buono, dedita all’alcol e al vizio, e lei farà meglio a starle lontana. Il portone rimane chiuso, e Catherine Eddowes si rassegna, smette di bussare e scompare nella pioggia. Quella stessa notte, verrà assassinata e orrendamente mutilata quello che ormai tutti chiamano “Jack the Ripper”, Jack Lo Squartatore, un assassino seriale che si accanisce sulle donne dei bassifondi.

La vita tranquilla di Sybil, scandita da tazze di thé in salotti eleganti, viene così brutalmente scossa. Da un lato non riesce a provare simpatia per la donna che l’ha abbandonata da bambina per diventare una senza tetto e una prostituta, dall’altro la sua sete di verità la spingerà ad indagare sulla morte di sua madre, avventurandosi nelle sudicie strade dell’East End. Ad attenderla, ci saranno molte sorprese…

I delitti di White Chapel” è un romanzo Young Adult, ovvero orientato a un pubblico di adolescenti, nato dalla collaborazione tra un prolifico scrittore di libri per l’infanzia e un grande divulgatore scientifico. Guido Sgardoli, infatti, ha all’attivo oltre cento titoli di narrativa, pluripremiati e tradotti in quindici paesi. Massimo Polidoro, poi, non ha bisogno di presentazioni: allievo del grande illusionista James Randi, collabora con il CICAP ed è uno dei più grandi debunker italiani, un illuminista che ama avventurarsi nelle terre fumose del mistero e del paranormale. Il risultato di questa collaborazione è un romanzo estremamente leggibile, scritto in modo estremamente – forse pure troppo! –  chiaro e lineare, con una trama che si dipana tra molti colpi di scena. Oltre ad essere un thriller, è al tempo stesso un racconto di formazione, perché nel corso della sua indagine Sybil farà incontri e scoperte che le cambieranno la vita e la porteranno a crescere.

Al di là della trama, però il grande merito di questo romanzo sta nella tesi di fondo, che è una vera e propria rivoluzione copernicana, perché sposta lo sguardo del lettore dell’assassino alle sue vittime. I libri su Jack Lo Squartatore sono centinaia (tra tutti, mi piace ricordare la graphic novel “From Hell”, del geniale Alan Moore per le chine di Eddie Campbell, oppure Ripper di Patricia Cornwell), con le teorie più divergenti e intriganti sull’identità dell’assassino. In genere, però, i riflettori sono sempre puntati su di lui, sull’uomo in nero. Il libro di Sgardoli e Polidoro, invece, ha il grande merito di spostare l’attenzione sulle “donne perdute” che furono le sue vittime. Anche qui, ci sono molte cose da scoprire, perché spesso l’etichetta di “prostituta” era appiccicata in modo del tutto impreciso e avventato. È l’amara verità che racconta Eliza Gold, un’amica della madre di Sybil:

Non avere fretta di giudicare le persone sulla base di quello che fanno o che credi abbiano fatto. Molte donne sono costrette a svilirsi, a umiliarsi, perché non hanno alternative. Non sono loro a considerarsi oggetti, ma il mondo, che appartiene agli uomini. Non abbiamo voce né diritti agli occhi dei benpensanti […]. Tua madre, al pari di molte altre, era solo una vittima. Donne alla deriva, abbandonate come gusci vuoti. In questo maledetto mondo, se non hai un marito che ti protegge e ti mantiene, diventi di fatto una donna di malaffare, una poco di buono, una donna perduta, anche se non hai fatto nulla di male. E questo modo di pensare alla fine ti condiziona, e anche se non lo sei, di malaffare ci diventi. E ti perdi”. 

Penso sia un’ottima cosa trasmettere spunti di questa complessità a un pubblico adolescente, perché permettono di avere un approccio critico alla realtà, tanto di un tempo quanto odierna. Fortunatamente, qualche passo in avanti è stato compiuto nel frattempo, ma occorre rimanere vigili e consapevoli per non ricadere negli errori – e orrori – del passato.

In breve, consigliamo vivamente questo romanzo ai nostri lettori e alle nostre lettrici più giovani! Buona lettura.

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Articolo protocollato da Gian Mario Mollar

Classe 1982, laureato in filosofia, Gian Mario Mollar è da sempre un lettore onnivoro e appassionato. Collabora con siti e riviste di ambito western e di recente ha pubblicato I misteri del Far West per le Edizioni il Punto d’Incontro. Lavora nell’ambito dei veicoli storici e, quando non legge, pesca o arranca su sentieri di montagna.

Gian Mario Mollar ha scritto 96 articoli: