È da poco disponibile in tutte le librerie il nuovo romanzo di Fabiano Massimi, I demoni di Berlino, edito da Longanesi (2021).
Massimi è scrittore, di formazione umanistica, consulente editoriale e bibliotecario: questo dato biografico può fare luce sull’approfondimento certosino – come anche di sistema – che l’autore effettua nello scrivere le sue trattazioni. Il libro in esame è una narrazione di genere storico, che induce il lettore a comprendere l’atmosfera apocalittica e soffocante che appunto ha preceduto lo scoppio della Seconda guerra mondiale: I demoni di Berlino, ambientato a Berlino nel 1933 (dunque due anni dopo lo svolgimento degli eventi del primo volume), ha un incipit fosco e di grande impatto.
L’episodio ricostruito nel prologo (un flashforward) è realmente accaduto, ovverosia l’incendio del Parlamento tedesco (Reichstag): in punto di tecnica narrativa, esso è il classico pretesto attivo per dare il via a vicende appassionanti. Come ovvio, la costruzione di una pericolosa dittatura ha le proprie basi demagogiche (e diaboliche) proprio in questi atti che sono ben più che vandalici. L’autore ha già dato avvio alla propria teorica della dittatura, utilizzando come strumento esplicativo proprio il genere del romanzo d’indagine (il primo della saga. Non sarebbe appropriato parlare di denuncia, perché l’argomento è storico e documentale). Adolf Hitler e Hermann Göring, i quali fanno subito la loro comparsa (il secondo anche in una scena carismatica e inquietante, al cap. 34, così come Himmler al cap. 50), accusano dell’attentato e di ulteriori complotti i comunisti.
Hitler poi vincerà le elezioni e assumerà sempre maggior potere, in un’escalation di eventi drammatici che anche su un piano scientifico si leggono come un thriller, tante sono la foga e la disperazione sottostanti. Vero è che si tratta di argomenti descrittivi forse abusati, ma la ragione sottostante è anche quella del fascino intrinseco che essi continuano a suscitare sia nel pubblico che negli stessi narratori.
A rendere più serrata e orientata la narrazione interviene (di nuovo, già protagonista de L’angelo di Monaco, Longanesi, 2020) Sigried Sauer, commissario della polizia di Monaco, il quale ora sta vivendo una vita che non è la sua, di fatto nascondendosi e fingendo di essere un altro (un custode). Con questa introduzione, vengono già innestate atmosfere (specie poi nello svolgimento centrale e nei capitoli finali) che sono state largamente utilizzate da Tom Rob Smith, altro giovane e talentuoso autore internazionale di romanzi di spionaggio, creatore della trilogia dedicata all’agente russo Leo Demidov: anzi gli archetipi utilizzati (Sauer e Mutti, per esempio) ricordano proprio Demidov e Vasilij.
Sig Sauer deve infatti incontrare Rosa, donna che egli ama; tuttavia quest’ultima sembra essersi unita alle forze politiche della Resistenza, sparendo nel nulla, turbando ancora di più il protagonista, già provato dagli eventi personali e pubblici.
La struttura centrale del romanzo si svolge proprio a Berlino, e l’autore coglie l’occasione per descrivere con grande efficacia sfarzi e contraddizioni di quel contesto, tra l’urbano e il mitico, con il tipico senso di attesa che è caratteristico dell’epilogo delle tragedie.
Sauer è grimaldello per rendere ordinata e chiara la sequenza degli eventi, resa serrata anche da una scia di morte che coinvolge le ribelli. Neanche a dirlo, vi è un’altra affascinante figura sentimentale che farà il suo ingresso nelle giornate concitate del protagonista (il romanzo è ambientato nell’arco di pochi giorni: dal giovedì 23 febbraio 1933 al lunedì 27 febbraio 1933), ma qui non si intende anticipare nulla, incoraggiando dunque la lettura. Buona parte del romanzo, peraltro, ruota attorno alla ricerca spasmodica di Rosa da parte di Sauer.
Ben chiara inoltre è l’impossibilità d’azione dei personaggi, se non in un limitato campo di intervento, perché nel rispetto che nutre Massimi per la disciplina della Storia (e per la sua letterarietà – benché questo sia comunque un cd. romanzo di genere), l’Evento, al di là delle relative valutazioni morali, blocca, sovrasta, impedisce il totale libero arbitrio delle anime che compaiono nel dramma.
“Ma si illude chi si immagina che la verità scompaia. Possediamo altri sensi, più profondi, che ricordano ogni cosa. Nulla è mai cancellato (…)”, afferma l’autore.
Buona lettura, in probabile attesa di un terzo capitolo.
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