La recensione di oggi di Thriller Café è dedicata a I materiali del killer di Gianni Biondillo. Vuoi saperne se è bello o brutto? Ecco il responso…
Lo dico senza mezzi termini perché voglio essere abbastanza chiaro, I materiali del killer di Gianni Biondillo è uno dei migliori romanzi pubblicati da autori italiani nel 2011, e non mi riferisco solo a letteratura del “genere giallo”, ma anche a quella con la “L” maiuscola.
Mi rattrista molto il pensiero che parecchi appassionati giallisti non abbiano colto l’innovazione messa in opera da Biondillo, che con I materiali del killer eleva la minore e bistrattata categoria del romanzo di genere, a romanzo di qualità, riuscendo a trattare nell’arco di 360 pagine, tematiche di grande spessore attuale e culturale, il tutto con un linguaggio fresco, schietto, ironico, decisamente personale e senza mai abbandonare la trama gialla con la sua azione.
I materiali del killer, pertanto, deve essere letto con una mentalità aperta al rinnovamento, uscendo dalla gabbia della trama e della ricerca di un colpevole a tutti i costi. Accostatevi alla lettura con l’intento di studiare un nuovo linguaggio sperimentale riflettendo sui mutamenti cui va incontro la nostra società contemporanea. Biondillo, alla fine, non ha fatto altro di far capire che non può essere narrato un bel nulla se estrapolato dalla realtà globalizzata nella quale siamo immersi, e non tace affatto su alcuni fenomeni sociali che vanno denunziati e approfonditi, come la condizione degli stranieri e dei rom che servono alla nostra classe politica ai soli fini elettorali, pubblicitari o propagandistici. Anche la globalizzazione criminale che indifferente calpesta i diritti dei più deboli nel silenzio convivente della civiltà democratica è una grande risorsa di questo romanzo.
A mio parere è giusto narrare, seppur in forma romanzata, delle tragedie del terzo mondo spazzato dai luridi interessi della nostra criminalità d’esportazione, e addirittura è più che doveroso per far capire le dinamiche affaristiche e la portata di questa condotta delittuosa in quel grande serbatoio che è il continente africano.
E’ giusto ricordare che a diverse centinaia di chilometri dal nostro bel paese, si combatte un guerra giornaliera per la sopravvivenza, dove i deboli sono vessati da guerre combattute da eserciti di mercenari e predoni che altro obiettivo non hanno se non affamare, depredare e uccidere. È giusto ricordare che da questo dramma giornaliero nasce il fenomeno dell’immigrazione clandestina. È giusto ricordare che da questa legittima aspettativa di vita costantemente infranta dall’indifferenza dell’occidente e dal profitto delle bande criminali, nasce quell’immorale traffico di esseri umani, capace di calpestare con freddezza la vita umana, trattandola alla stessa stregua della merce avariata. Andata a male.
Se non riuscite a comprendere, commuovervi o immedesimarvi in questa tragedia, che dal Biondillo viene sempre trattata all’interno del tratteggio psicologico di Halie, il suo protagonista, non potrete mai godere appieno di questa lettura e di capitoli come: “Tranne i bambini” oppure la sezione 6 de “Il volo delle libellule”. Questa è grande letteratura, anche meritevole di essere inserita nelle antologie scolastiche. C’è tutto.
Riguardo alla trama, non a caso ho usato il termine “protagonista” quando ho scritto di Haile. Io credo che in questo romanzo il vero personaggio principale non è l’ispettore Ferraro, o il commissario Rinaldi e la sua squadra, ma proprio Haile, “l’implacabile”, con tutto quello che rappresenta e il mondo che gli gira intorno come Zahra, Sayed. Credo che se gli ammiratori dell’ispettore Ferraro, delusi da questo romanzo, lo rileggessero spostando l’ottica dal loro beniamino su Haile e su quanto ho detto prima, godrebbero dell’incisiva costruzione psicologica del personaggio, del perfetto stile narrativo e della stessa trama gialla, che riserva un finale in grado di ricordarci atmosfere surreali e introspettive che personalmente mi hanno riportato alla mente sensazioni suscitate in precedenza da scrittori ben più illustri del nostro Biondillo.
In conclusione credo che questo I materiali del Killer sia il più bello dei quattro romanzi dell’ispettore Ferraro, e che Biondillo ci abbia dato una grande prova di maturità intellettuale, con scrittura lucida e attenta alle dinamiche sociali contemporanee, innovando, nobilitando e reinventando la letteratura del genere “giallo”. Non è indubbiamente un capolavoro, ma è un gran bel romanzo, di certo sconsigliato a chi si appresta a leggerlo con la tradizionale mentalità di “scoprire chi è l’assassino”.
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