Ce lo si poteva immaginare anche senza aver letto la tetralogia ambientata a Rimini, con il vicequestore Costanza Confalonieri Bonnet come protagonista, che la nuova serie di Gino Vignali sarebbe stata deliziosa, e lui non ha smentito le aspettative. Oddio, che Giovanni Armani, Giacomo Cacciaguerra e l’intera squadra della Questura di Como ci regalino altre avventure, dopo questi milanesi che si innamorano il sabato, è una mia – penso molto condivisibile – speranza perché l’ho fatto fuori in un giorno divertendomi a tratti sino alle lacrime.
Vignali è il 50% di quella notissima coppia di autori nota come Gino&Michele, che ha fatto nascere mostri sacri di comicità come Zelig e la Smemoranda e assieme ha firmato quell’altra pietra miliare delle Formiche che nel loro piccolo (non vado oltre, ve le ricordate). Da un lustro ha intrapreso la via della detection ma resta una penna che fa sorridere, nel modo che io prediligo. quello pulito, quello che non deve forzosamente ricorrere alla volgarità, al doppio senso, al trivio.
La trama si svolge in una delle location più belle del mondo: Como, il suo lago (qui quasi tutti gli interni sono ambientati in salotti con vista) la vita semiprovinciale, densa di piccole abitudini ma anche copertura di grandi misteri e succulenti scandali. La direttrice di una lussuosa spa, frequentata dalla crème lariana, viene trovata morta, con la cintura dell’accappatoio attorno al collo, ma senza accappatoio addosso. Per di più, è riversa sopra ad un maciste tatuato e belloccione, pure lui senza accappatoio per far coppia. Ma il Tarzan si scopre essere ben altro da quel che sembra e anche la vittima non è esattamente specializzata solo in smalti e massaggi.
Sulla vicenda indaga l’ispettore più candido, più tenero, più trasognato in cui possiate imbattervi. Un uomo con il suo bel carico di tristezza a cui ha dato il nome di Malloppo e con cui convive lasciando che prenda il posto del sonno, della fame e della vita stessa, almeno fino a quando dalla propria tetralogia qui si trasla Costanza Confalonieri Bonnet, e la musica allora cambia.
Attorno a loro una pletora di gustosi soggetti, che Vignali non riduce mai a macchiette, ma che sono ritagliati e cuciti secondo la maestria della satira. Il Pm che si teme cornuto e gestisce il timore calcolando ogni mese di quanti centimetri ormai lo sovrasta in altezza quel suo figlio tanto simile alla star della pallavolo comasca. La poliziotta bella che sogna di andare a Las Vegas ma sostituisce subito la destinazione del cuore con la più vicina croazia da cui deve spesso recuperare l’agente sotto copertura più idiota, e quindi fortunato, della storia dei gialli. E così via. Tutti simpatici, tutti indimenticabili se non altro per i cognomi che Gino attribuisce loro, da Mangialavite a Salvo Buonfine (un poliziotto o un assegno?), da Festorazzi a Vanagloria. E su tutti loro, quell’Armani che adora le conchiglie e le donne in sottoveste ma che, secondo il suo amico Pizzigoni, arriverebbe in finale alla gara dell’astinenza sessuale. Salvo poi giocarsela col papa.
Esilarante. Consigliatissimo a chi pensi che i gialli, no per carità, non li leggo. Mi basta la cronaca per deprimermi.
Questo vi farà ricredere, facendovi ridere.
Perfino più di certa cronaca.
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