Cari avventori del Thriller Café, oggi parliamo dell’ultimo libro di Matteo Strukul, noto al grande pubblico come autore di romanzi e thriller storici, tra cui la saga de “I Medici”, “Paolo e Francesca”, “Marianna” e “Il cimitero di Venezia”, che si cimenta per la prima volta con il genere horror.

Ambientato nell’immaginario paese di Rauch, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, “I sette corvi” inizia con la scomparsa della professoressa Nicla Rossi, il cui corpo orrendamente mutilato, privato degli occhi e devastato dai corvi, viene ritrovato poco tempo dopo nei boschi che circondano il piccolo borgo.

L’efferatezza del delitto fa temere che ad agire sia stato un killer particolarmente sadico e pericoloso; per questo motivo la polizia di Belluno invia a condurre le indagini l’ispettrice Zoe Tormen giovane, determinata, ma dall’animo inquieto.

La poliziotta è accompagnata dal medico legale Alvise Stella che è il suo esatto opposto: Zoe è sportiva, piuttosto selvatica, poco incline a curare aspetto e abbigliamento, mentre il dottor Stella risulta elegante, azzimato e molto controllato.

Inoltre, il dottore è visibilmente infastidito dal comportamento dell’ispettrice che guida la sua Lancia Delta lanciandola al massimo, come se stesse gareggiando in un rally, per di più ascoltando musica grunge a tutto volume. Zoe, a sua volta, non tollera l’atteggiamento di sufficienza e malcelato fastidio del medico legale.

Fin dall’inizio l’indagine si rivela complessa e intricata: ogni pista percorsa porta ad un vicolo cieco. Inoltre, l’anziana Rauna, proprietaria della locanda del paese presso la quale i due forestieri trovano alloggio, parla per enigmi, cita antiche leggende e sembra conoscere più cose su Zoe di quante ne sappia lei stessa.

Tra i personaggi principali del romanzo c’è anche Marco Donadon, un allievo della professoressa Rossi, appassionato di musica rock e hockey su ghiaccio, da qualche tempo tormentato da terribili incubi che hanno per protagonisti i corvi.

Marco è il tipico adolescente dall’atteggiamento scostante e il rapporto con sua madre Anna non è facile: il ragazzo sa che il matrimonio dei suoi genitori è in crisi e che Anna ha una relazione con un altro uomo, ma è anche consapevole del fatto che suo padre Riccardo trascura la moglie perché è totalmente preso dal suo lavoro e dal desiderio di essere un uomo di successo.

Con il ritrovamento di un altro cadavere orribilmente sfigurato e i risultati degli esami autoptici, si fa strada l’idea, per quanto inconcepibile, che i veri colpevoli degli omicidi siano i corvi che, negli ultimi giorni, sorvolano il paese di Rauch sempre più spesso.

I sette corvi” di Matteo Strukul parte come un’indagine poliziesca e si trasforma in una storia horror in cui la sete di giustizia porta la natura a vendicarsi dei torti subiti nel corso dei secoli per mano dell’uomo.

All’interno del romanzo, elementi musicali, letterari e cinematografici si mescolano alla vicenda, creando un’ambientazione gotica affascinante e fiabesca in cui spiccano la cupa leggenda di una donna di rara bellezza bruciata sul rogo come strega, e le descrizioni dei luoghi caratterizzate da un linguaggio fortemente evocativo. La scrittura scorrevole e i capitoli brevi agevolano la lettura.

Certo, “I sette corvi” non è esente da qualche difetto: nonostante l’autore descriva in maniera particolareggiata i pensieri e le emozioni dei personaggi, questi risultano un filo convenzionali ed è difficile, per il lettore, entrare in sintonia con loro.

Attraverso il fascino oscuro delle leggende montane, Matteo Strukul ribadisce comunque l’importanza delle storie che possono conservare la memoria di una comunità e, talvolta, avere una funzione catartica e salvifica, ma anche provocare “una paura autentica e quell’emozione, così seducente, così incontrollabile”, è ciò che ci fa sentire davvero vivi.

Recensione di Valentina Pace.

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