Datato originariamente 1996 e ormai quasi introvabile, al Thriller Café oggi recensiamo il romanzo di esordio di Giampaolo Simi: Il buio sotto la candela.
Toscana, Estate 1944:
A Santa Chiara, piccolo paesino ai piedi delle Alpi Apuane, la gente soffre e tenta di sopravvivere agli ultimi mesi di guerra: chi combattendo in montagna, chi facendo lo sporco doppio gioco rivelando segreti e nascondigli sperando in una sorte più clemente.
Ma Santa Chiara è destinato a una terribile strage: cinquecento persone tra anziani, donne e bambini verranno trucidati barbaramente per la sete di vendetta nazista.
“All’estate non frega niente se la gente crepa e marcisce e secca al sole lungo i fossi, fra i crateri delle granate, gli occhi e i capelli neri di mosche impazzite.”
Toscana, Estate 1994:
A Santa Chiara, ridente paesino di villeggiatura toscano, la bella stagione scorre placida senza particolari scossoni: i ragazzini si godono le vacanze dai nonni tra escursioni in montagna, giri in bici e le prime cotte; gli anziani passeggiano e giocano a carte al bar del paese guardando i turisti con curiosità (e un po’ di astio) cercando di non lasciare troppo spazio ai dolorosi ricordi di cinquant’anni prima quando si ritrovano a passare davanti al monumento di commemorazione ai caduti.
Tra questi ultimi troviamo i protagonisti del romanzo ossia Carlo Benedetti, professore che da vent’anni sta lavorando a un libro sulla seconda guerra mondiale rintracciando testimonianze di militari stranieri combattenti in Italia in quel periodo; Angelo Tarabella, unico custode del piccolo museo della Resistenza che porta avanti gli ideali di libertà partigiana e cerca di rispettare la memoria delle vittime e dei soldati; e Giulio Belli, che nel 1944 era un partigiano e non è mai riuscito a superare gli orrori visti, odiando ancora visceralmente tutti i tedeschi non volendo dimenticare quello che è successo nel suo paese.
E nel pieno dell’estate del 1994, come nei loro peggiori incubi, i tedeschi sono riapparsi veramente e sotto la candela di Santa Chiara s’è addensato, di nuovo, il buio.
Sono tornati con la prepotenza del denaro, con l’illusione del benessere e con l’arroganza che li porta a presentare proprio lì, nel paese che il loro esercito ha tentato di far scomparire, un progetto edilizio pazzesco: una Santa Chiara 2.0 dove il piccolo bar diventerà un ristorante, dove i prati e i pascoli saranno i nuovi campi da golf, le vecchie stalle e le case di pietra esclusivi bungalow con vista panoramica e il ruscello per pescare una piscina olimpionica: Vallechiara, un paradiso per turisti che potranno (cal)pestare la Storia per passare una vacanza indimenticabile in quello che era un paesino d’altri tempi e che verrà trasformato in un residence di lusso per gente ricca, ricchissima – costringendo (pagando profumatamente) gli abitanti a vendere e traslocare altrove.
Ma sono tornati anche in un modo più subdolo: Giulio inizia a sentire dei rumori che ricordano i pesanti passi degli scarponi chiodati, trova le reti delle proprietà private rotte con le cesoie, si ritrovano proiettili della guerra nei corpi di animali uccisi, si sentono grida nella notte – sono reali o la sua mente è irrimediabilmente malata?
Alessandro e Pietrino, nipoti dei partigiani del paese, hanno visto strani ragazzi con la testa rasata e delle divise nere bere birra e poi lanciarsi nella pozza della cava, ma hanno paura a raccontarlo perché gli è proibito andare in giro di notte.
Genny, adolescente sempre carina e socievole, impazzisce – urla frasi in tedesco, si rasa mezza testa e sua madre la rinchiude in camera sua senza dire niente a nessuno – perché certe cose non possono uscire dalle mura domestiche.
Zeri, di famiglia ebraica, riceve minacciose telefonate nella notte ma decide di vivere da solo questo dolore.
Lungo la narrazione serrata del romanzo, con uno stile pulito ma ben marcato, i protagonisti dovranno ancora una volta fare squadra davanti alla minaccia comune e questa sarà anche l’occasione per risolvere questioni rimaste in sospeso per mezzo secolo, in un crescendo di colpi di scena fino ad un finale perfetto.
Nel suo romanzo d’esordio Il buio sotto la candela, inizialmente edito da Baroni Editore di Viareggio nel 1996 e successivamente ripubblicato in edizione ampiamente riveduta da Flaccovio Editore di Palermo nel 2005, Giampaolo Simi riesce a creare una storia verosimile ed agghiacciante andando a sfruttare il plot thriller/noir per raccontare e far riemergere misteri della nostra memoria storica più profonda che ancora, e per fortuna, fa nascere in noi forti emozioni: rabbia e vergogna per quello che abbiamo subìto (ma anche commesso), un ideale di libertà, quella sensazione a cui non so dare nome che si creava quando si ascoltavano i racconti di guerra dei nostri nonni, la paura che tutto quello che è stato non servirà ad evitare che accada di nuovo fino ad arrivare alla malinconia per quelle estati degli anni ’90 che abbiamo avuto il privilegio di vivere ma non torneranno più.
Oltre a questo romanzo recensito oggi, il Thriller Cafè vi offre diverse recensioni dei libri successivi di Giampaolo Simi ed anche una sua esclusiva intervista; potete trovare tutti gli articoli nella pagina archivio dedicata all’autore.
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- Simi, Giampaolo (Autore)