Autore amatissimo in Italia e nel mondo, Jo Nesbø torna il 12 marzo nelle nostre librerie con Il cacciatore di teste, edito da Einaudi.
Si tratta di un romanzo stand alone, fuori quindi dalla fortunata serie di Harry Hole giunta finora all’episodio numero undici (Lo spettro), e dal quale è stato tratto l’omonimo film Hodejegerne nel 2011 (trailer a fondo articolo).
Protagonista del romanzo è Roger Brown, ufficialmente cacciatore di teste per le grandi multinazionali, e segretamente ladro d’arte, attività con cui può permettersi il suo fastoso stile di vita.
Un giorno incontra Clas Greve, proprietario di un meraviglioso quadro di Rubens disperso durante la Seconda guerra mondiale. Un colpo eccezionale, ma le cose non vanno secondo i suoi piani. Penetrato nell’appartamento di Greve, Brown oltre al dipinto trova anche qualcosa di totalmente inatteso. Non ci metterà molto a capire che lui, cacciatore di teste, si è trasformato in preda.
Abbastanza apprezzato sia dai fan della saga di Hole che da chi si avvicinava a Nesbo per la prima volta, Il cacciatore di teste è un romanzo che miscela elementi thriller a un impianto sostanzialmente da caper (il lancio sul mercato anglofono lo accostava a Tarantino e ai fratelli Cohen). L’Indipendent chiedeva ai suoi lettori se avrebbero accettato di essere manipolati dallo scrittore, perché è un po’ quello che succede in questo libro. Nesbo crea un personaggio totalmente negativo, antipatico, indisponente. Ma ci forzerà a schierarci dalla sua parte. Non è capacità di tutti gli autori. E probabilmente se leggerete quest’opera mi darete ragione…
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