Più o meno tutti sappiamo cos’è la droga, come si sente e a cosa va incontro chi ne fa uso: se non bastassero le campagne di sensibilizzazione, ci sono tanti libri e film ad illustrarcelo a dovere. Ma vi è mai capitato di chiedervi qual è il punto di vista di chi la droga la commercia? Beh, Il cartello olandese, pubblicato da Mondadori Electa il 4 giugno scorso, ce lo spiega nel dettaglio.
Si tratta, infatti, dell’esauriente ed avventuroso racconto romanzato della storia di tre giovani che con la droga fecero affari d’oro nell’Olanda libera e disinibita (lo era già allora) degli anni Settanta-Ottanta. Gerry, Ian e Dennis erano spregiudicati, ma intelligenti e pronti a rischiare; si muovevano usando tutti i mezzi a disposizione, sia in senso lato (aerei, auto, anche una magnifica e funzionalissima barca) che metaforico (conoscenze, agganci, ma soprattutto la voglia di sballarsi di personaggi facoltosi ed in vista). Non li fermavano le distanze, né l’importanza o pericolosità dei loro interlocutori: nonostante la giovane età, si trovarono a trattare con sceicchi protetti da militari armati fino ai denti in Afganistan, famiglie politiche in Libano, capi del narcotraffico in Sud America… droga, soldi, Champagne, donne, rischio, brivido. Quale di questi fattori li guidava? Chi può veramente dirlo? Forse proprio la voglia di rischiare e godersi la vita fino in fondo, finché ce n’è il tempo. Perciò, finché si può, “niente imitazioni o patacche, solo cose vere”.
Ciò che rende questo libro una testimonianza importante ed originale è che la storia qui raccontata è realmente accaduta: questo non è un esercizio di fantasia dell’autore, i nomi sono stati cambiati, i fatti sono leggermente modificati per esigenze narrative, ma è tutto successo davvero. Con altri nomi, Gerry, Ian e Dennis sono esistiti veramente ed hanno realmente messo in piedi una società basata sul commercio della droga, sono davvero andati a procurarsi la merce in tutto il mondo rischiando grosso, avendo a che fare con delinquenti della peggior risma e così sono diventati multimiliardari. Cosa li rende speciali? E’ difficile dirlo: leggendo il libro non si ha mai l’impressione di detestare i protagonisti, anzi, si tende a familiarizzare con loro; il fatto che – nel loro Paese, l’Olanda – hanno sempre cercato di rimanere nell’ambito della legalità, almeno in rapporto alla merce importata e consentita , non li salverebbe dai giudizi dei ben pensanti, ma è il loro vero atteggiamento verso le difficoltà e la loro coesione a fare la differenza. Sono giovani, amano divertirsi, ma negli affari sono seri ed hanno sempre una risorsa, una marcia in più. Questi traffici li hanno portati spesso, tuttavia, a passare il confine con la legge, a fare acrobazie per sfuggire ai controlli, a dover mercanteggiare per salvarsi, a dover improvvisare cercando di fare la scelta giusta nelle situazioni più impensate. Eppure, nonostante questo rocambolesco tetris col destino, qualche volta qualcosa è andato storto… non sempre si può pianificare tutto al millimetro, la vita trova sempre un modo per sorprenderci e coglierci impreparati.
Il cartello olandese è un romanzo adrenalinico che ha la suspense di un thriller, ma rientra in piena regola nel genere Avventura. Il suo autore, Federico Van Stegeren, è per noi italiani tutt’altro che uno sconosciuto: è Federico “l’Olandese volante”, famosissimo Dj, speaker radiofonico, produttore discografico. Vi sarà certamente capitato di sentirlo in una delle tante radio in cui ha condotto programmi pomeridiani. Questa, peraltro, non è la sua prima prova letteraria: nel 2016 ha pubblicato per Arcana edizioni Il principato, un libro sulla storia della radio e del Rock & Roll.
Recensione di Rossella Lazzari.
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