Oggi, cari avventori del Thriller Cafè, sono lieto di recensire per voi l’ultimo romanzo di Joel Dicker, “Il caso Alaska Sanders”, appena uscito per La Nave di Teseo (traduzione di Milena Zemira Ciccimarra). Si tratta della conclusione della trilogia dell’investigatore e scrittore Marcus Goldman, che torna a risolvere un altro cold case, dopo “La verità sul caso Harry Quebert” e “Il libro dei Baltimore”.
Siamo nella piccola cittadina immaginaria di Mount Pleasant, nel New Hampshire. La giovane Alaska Sanders, dopo aver staccato dal suo lavoro presso la locale pompa di benzina, si prepara a una serata romantica, almeno così dice al signor Lewis Jacob, il suo datore di lavoro. Purtroppo, però, dalla serata Alaska non tornerà mai, perché il suo corpo sarà ritrovato la mattina seguente sulla spiaggia di Grey Beach. Tutto sembra facile per la polizia di Mount Pleasant in un primo momento, quando i sospetti cadono sul fidanzato Walter e l’amico Eric, ma come spesso accade nei romanzi che ci piacciono, la realtà non è mai come appare.
Così insieme a Perry Gahalowood, sergente della squadra omicidi della polizia di stato del New Hampshire, già conosciuto dai lettori nel caso Harry Quebert, Marcus ricostruirà pazientemente il puzzle, ripescando una a una le tessere sparpagliate e ulteriormente confuse da 11 anni di oblio. Il delitto di Alaska risale infatti al 1999, mentre le indagini avvengono nel 2010. Come nel caso Harry Quebert, ci troviamo a ricostruire una vicenda che sembrava essere già risolta, ma che in realtà non era stata affatto compresa.
Anche in questo ultimo romanzo, Dicker non si risparmia certamente e dà fondo a tutte le sue risorse per costruire un intreccio decisamente ricco e voluminoso. Chi ama i colpi di scena ripetuti e gli intrighi complessi non resterà deluso. Inoltre, l’autore svizzero crea un gioco di rimandi continui tra la narrazione degli eventi, il racconto che i personaggi fanno di avvenimenti del passato e le citazioni continue di parti dei precedenti romanzi nei quali è comparso Marcus Goldman. Il caleidoscopio che ne esce è attraente, anche se a tratti può risultare un po’ troppo complicato.
Superato questo piccolo scoglio, il lettore si troverà comunque di fronte a un romanzo molto avvincente e originale, nei quali i diversi piani narrativi amplificano la suspense e ci tengono incollati alle pagine fino alla fine. Anzi, viene addirittura da pensare che un certo spaesamento del lettore sia un fine calcolo che Dicker, e il suo alter ego Goldman, fanno per aumentare l’effetto dei colpi di scena. Sicuramente, solo un autore dotato può essere in grado di articolare un simile stratagemma, il cui fondamento concettuale è che la realtà narrata è decisamente più avvincente di quella vissuta. Il bello del romanzo di Dicker è raccontato, ricostruito, quasi mai vissuto.
Torna in questo romanzo l’amore assoluto di Dicker per l’indagine, nel suo senso più tecnico. Marcus Goldman ci accompagna a ricostruire la realtà passo dopo passo anche nei minimi particolari, quasi volesse formarci sul ruolo dell’investigatore e per chi ama il percorso logico deduttivo delle indagini, tutto questo è quasi, mi verrebbe da dire, entusiasmante. La realtà è ricostruita tessera per tessera del mosaico, con una pazienza certosina, fin nei meandri più nascosti. Nel fare ciò, Dicker concentra la sua attenzione soprattutto sulle relazioni tra i personaggi. Sull’insondabile e a volte anche incomprensibile segreto che ci lega agli altri, le amicizie, gli amori, i legami famigliari sono scandagliati. Ci assorbono e ci fanno vivere, anche se alla fine, capiamo poco della loro reale essenza. In questo la provincia (nella quale i paesini immaginari si alternano a quelli reali) è l’ambientazione ideale. Non conta tanto dove ci troviamo, ma cosa si trova dentro i personaggi.
In questo caleidoscopio narrativo, dove nulla è ciò che appare e dove le relazioni tra i personaggi sono sempre molto più complicate e inafferrabili di quanto vorremmo, quello che sembra dirci Dicker è che la realtà e la verità sono quasi insondabili. E il percorso che facciamo nella nostra vita tira in ballo continui ritorni del passato e tracce indelebili. Lacerazioni che noi, a tentoni, cerchiamo continuamente di riparare.
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- Dicker, Joël (Autore)