Dopo Un colpo di vento, lo scrittore tedesco Ferdinand Von Schirach continua ad avvincere (e convincere) i lettori con il suo primo romanzo, Il caso Collini, appena uscito nelle librerie italiane.
Titolo: Il caso Collini
Autore: Ferdinand Von Schirach
Editore: Longanesi
Anno: 2012
”In seguito tutti se lo sarebbero ricordato: il cameriere ai piani, le due signore di mezza età in ascensore, la coppia nel corridoio al quarto piano. Avrebbero detto che l’uomo era gigantesco e che puzzava: di sudore. Collini salì al quarto piano. Esaminò i numeri, stanza 400, Brandenburg Suite. Bussò.”
Fabrizio Maria Collini, nato a Campomorone, vicino Genova, il 26 marzo 1934, cittadino italiano, incensurato, ha appena ucciso Hans Meyer, un ricco industriale ottantenne noto in tutta la Germania. E’ stato lui stesso ad avvisare la polizia e ad attendere calmo nella hall dell’Hotel Adlon che venissero ad arrestarlo.
L’avvocato Caspar Leinen, al suo primo incarico come difensore d’ufficio, chiede espressamente al Giudice di affidargli quel caso enigmatico: Collini, infatti, non vuole proferire parola in merito al suo gesto né dare alcun tipo di spiegazione, neanche al suo giovane difensore.
“Non mi serve un avvocato. … Io non voglio difendermi”, disse Collini. … “L’ho ucciso.”
L’impresa per l’avvocato Leinen appare quindi subito ardua, ma si rivelerà anche devastante, quando verrà a conoscenza della reale identità del defunto magnate: il nome di battesimo completo Jean Baptiste Meyer, infatti, non viene subito collegato dalla sua coscienza a quel Johannes (Hans) Meyer che aveva conosciuto bene da ragazzo, il nonno del suo migliore amico di liceo Philipp.
Ma neanche questa circostanza lo spingerà ad abbandonare Collini al suo destino e nonostante tutto e tutti riuscirà a scoprire qual è il filo che lega i due uomini e da quale atroce matassa del passato si è dipanato.
Il caso Collini è il primo romanzo dello scrittore tedesco e Von Schirach supera brillantemente la prova, regalandoci una storia di grande intensità.
Nella prosa asciutta è riconoscibile anche in quest’opera la cifra stilistica dell’Autore, ma sembra che il linguaggio sia stato reso quasi affilato per adattarlo a “un libro sui crimini nel nostro paese, sulla vendetta e il senso di colpa“, come sottolinea lo stesso Von Schirach in un’intervista al settimanale Die Zeit.
Con Il caso Collini si può affermare che Von Schirach tenti la quadratura del cerchio, potendo toccare un tema per lui catartico (la percezione del Nazismo nella società tedesca contemporanea) e combinarlo con la disamina degli effetti reali della scellerata legge del 1968, conosciuta come Egowig, che mandò in prescrizione molti crimini nazisti. “E’ un libro sul post-guerra, la giustizia dei tribunali della Repubblica federale“, ammette l’Autore, che ha l’indubbio merito di aver sollevato un vero e proprio caso politico in Patria, tanto che il Ministro della Giustizia federale, Sabine Lautheusser-Schnarrenberger, ha istituito presso il suo Dicastero l’11 gennaio 2012 una Commissione indipendente per i conti con il passato nazista.
Tornando al romanzo, ciò che colpisce maggiormente nelle narrazioni di Von Schirach è la grande attenzione rivolta al colpevole. Come lui stesso ha sottolineato in una recente conferenza a Libri come, l’avvocato difende la persona non il reato e per approntare meglio la difesa a volte deve calarsi nell’animo del proprio assistito, fin nei recessi più remoti dove è nascosta la verità e non limitarsi alla verità processuale.
Questo concetto è tanto più vero per Il caso Collini, nel quale la verità processuale non sarebbe stata in nessun modo d’ausilio alla ricerca del vero movente.
Il colpo di scena finale, poi, risponde ad un’altra esigenza imprescindibile dell’avvocato Von Schirach: analizzare il momento in cui l’autore del crimine si trova a fronteggiare la propria colpa. Al di là dei verdetti di colpevolezza che mettono in evidenza quello che Von Schirach definisce la “colpa giuridica” esiste il momento del disvelarsi della “colpa percepita”, che in maniera tanto affascinante i lettori avevano già incontrato durante la lettura del precedente Un colpo di vento.
E sarà proprio questa “percezione” a guidare la mano di Collini verso la fine della sua storia e l’abile mano dello scrittore a digitare sul computer una delle frasi più significative dell’intero libro, indirizzata alla giovane donna che sente su di sé la pena di essere erede del vecchio nazista: «Sono anch’io tutto questo» gli chiese. Le tremavano le labbra. «Tu sei la persona che sei», disse lui.
La quadratura del cerchio è davvero avvenuta.
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