Il delitto della finestrella - Filippo Venturi

Quarto romanzo con protagonista l’oste Zucchini, “Il delitto della finestrella” è un giallo che si fa amare per le bizzarrie che unisce all’importanza dei ricordi e a un caso articolato che non manca di sollevare temi importanti dei giorni nostri.

In una sera piovosa, a causa della corrente saltata, Emilio Zucchini non può chiudere la serranda della sua osteria, e resta nel locale in attesa che la luce torni. Tra i tuoni e la pioggia vede arrivare verso di lui Maicol Fabbri, individuo fragile e particolare, tutto sporco di sangue. Qualcuno è morto ed è volato dalla famosa finestrella di Bologna, lo scorcio tra i palazzi così tanto instagrammabile adorato dai turisti e sopportato dagli autoctoni. È l’inizio di un’indagine complessa, piena di alti e bassi, di coincidenze ed errori di giudizio che vedrà Zucchini coinvolto e, ancora una volta, avrà contro il commissario Iodice che non vede l’ora di mettere le manette ai polsi del nostro, perché l’inimicizia tra i due è grande e senza requie.

Il delitto della finestrella” è immerso profondamente nella città di Bologna. Ne riporta le strade, le peculiarità, ma anche i vezzi e le usanze. Dalla cucina ai quartieri più vissuti, tra i capitoli ritroviamo un quadro tridimensionale, che possiede il sapore della genuinità, ma ha la sua importanza anche per comprendere alcuni personaggi chiave.

Tutti i protagonisti sono curati e offerti al lettore con generosità. Non hanno caratteri semplici o immediatamente limpidi, ma come nella realtà, impariamo a conoscerli poco a poco, col procedere dei capitoli. C’è Emilio, uomo complicato, che non segue mai la strada più semplice, nemmeno quella più dritta, ma pensa, si arrovella e poi finisce in vicoletti oscuri, rivelandosi poi persona di cuore, innamorato del suo locale e della sua professione. Scopriamo il commissario Iodice che all’inizio appare come la classica macchietta dell’inquirente ottuso, egocentrico e cieco, che conduce indagini molto sopra le righe, per poi rivelarsi inaspettatamente provvidenziale e ammettere, nel segreto dei suoi pensieri che sì, forse qualche cantonata l’ha presa. Tutte le figure dell’opera hanno il loro senso, l’unicità utile a caratterizzarle e le dinamiche per portare avanti temi diversi e importanti.

Proprio per questo non si può non sentirsi vicini a Maicol, che col suo nome scritto come si pronuncia e la zoppia, gli attacchi di panico e la difficoltà nello stare in mezzo alla gente, è un personaggio importante, non solo per il giallo. Tramite lui l’autore ci riporta alla memoria una tragedia del passato, ricordando che se per alcuni è fisiologico dimenticare, per altri i ricordi sono un eterno presente di torture. Con Maicol l’autore ha l’occasione di parlare del 1990, quando alle 10.33 della mattina, un biposto in addestramento perde quota e si schianta contro l’edifico di un istituto tecnico all’ora pieno di ragazzi. Lascio al libro e alla vostra lettura il tempo dei dettagli.

Anche figure secondarie come Ermete, un semplice pensionato, conquistano.

Lo avete capito, nel romanzo i personaggi sono importanti e realmente protagonisti, ma anche il caso delittuoso in sé è ben costruito e soprattutto raccontato. L’indagine avanza tra alti e bassi, tra indolenza e solerzia ed è ricca di capovolgimenti, diverse interpretazioni che spiazzano e rendono la lettura incalzante e curiosa.

Sembra un’aggressione casuale, poi no. Sembra una spedizione programmata, ma ci appare impossibile, incredibile. È intrigante vedere come tutti i pezzi trovano la loro collocazione, come ogni amo gettato dall’autore poi viene raccolto in una pesca fruttuosa e chiarificatrice. È un piacere immergersi nella scrittura scorrevole e descrittiva, l’unico difetto che si può trovare, a essere puntigliosi, è che a tratti diviene elencativa, soprattutto quando Emilio vuole esprimere un concetto. Concetto che passa, ma si poteva essere più sintetici evitando l’effetto “lista della spesa”.

C’è anche una bella dose di unicità, perché la soluzione non arriva con una riunione di tutti i sospettati in biblioteca, grande classico. Avviene in una ricostruzione temporale che mette ogni sospettato al suo posto, distribuendo senza fallo colpe o discolpe. Si mette il lettore in prima fila, a vedere come si è svolto il tutto. Un modo molto cinematografico di svelare la verità.

Il delitto della finestrella” parla di memoria, di passato e di accettazione dell’altro, o meglio di mancanza di accettazione per pensieri retrogradi, per una società che ama vedersi in un modo quando si rivela tutt’altro. Questo libro è un monito, che esorta alla libertà di essere e sentire, mostrando le derive che accadono quando la meschinità, l’ignoranza e la cupidigia ottenebrano il pensiero.

Parla anche di amore, di relazioni, del coraggio di stare accanto alla persona amata o delle paure che fanno perdere occasioni importanti.

Emilio, il protagonista, non si mostra solo come oste e detective per caso e necessità. La sua vita privata occupa alcuni capitoli del romanzo, permettendoci di vederlo davvero come uomo, non solo come attore di carta e inchiostro fine all’indagine. E poi chissà, magari non è un caso che Filippo Venturi abbia scelto questa professione per il suo soggetto principale. Venturi stesso è infatti oste e scrittore, facile pensare che Emilio Zucchini sia quindi in parte autobiografico. Il suo editore, Mondadori, definisce Venturi un Tarantino cresciuto all’ombra dei portici di Bologna, autore capace di scrivere trame gialle interessanti come nei migliori romanzi americani, però con il sapore di casa, e tortellini, che piace a noi italiani.

Recensione di Tatiana Vanini.

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Il delitto della finestrella
  • Venturi, Filippo (Autore)

Articolo protocollato da Tatiana Vanini

Biologa per studi e mamma a tempo pieno, sono una lettrice compulsiva da quando, a otto anni, ho scoperto i romanzi gialli. La mia passione è nata con “Poirot e i Quattro” di Agatha Christie e non si è ancora spenta. Leggo gialli e thriller, sì, ma sono autrice di romanzi fantasy umoristici come La saga di Etreia, con i due volumi di “Veni, vidi... Etreia!”, la raccolta di racconti “Schegge di ordinaria allegria” (auto pubblicati) e poi nel 2023 è uscito per Edizioni Convalle “Scacco di torre per l'ispettore Ovvius” dove sono finalmente approdata al giallo anche nella scrittura. Gioco a D&D, scrivo recensioni e colleziono puffi. Adoro il Natale alla follia e quindi, i romanzi che prediligo sono proprio i mistery classici all'inglese ambientati nelle feste. Non c'è nulla come una bella riunione di famiglia per scatenare l'istinto omicida!

Tatiana Vanini ha scritto 21 articoli: