Recensito oggi su ThrillerCafe Il Diacono, di Andrea G. Colombo: è in mezzo a noi l’orrore che per anni è stato tenuto lontano da questa realtà. Forse non esiste via d’uscita.
Titolo: Il diacono
Autore: Andrea G. Colombo
Editore: Gargoyle (collana Nuovi incubi)
Anno di pubblicazione: 2010
Pagine: 488
Trama in sintesi:
L’essere umano rappresenta una porta, un varco per il Male. Un delicato meccanismo tra forze “estreme”, attive e passive, buone e cattive, ne hanno gestito l’equilibrio nel tempo. Un equilibrio precario che andava costantemente revisionato e riposizionato. E proprio in un intervallo di “gestione”, neanche troppo lungo, qualcosa di estremamente pericoloso per l’intera umanità è riuscito ad attraversare il confine. Quello “stargate” che per secoli l’umanità ha gestito. Oggi, forse non c’è più alcuna via d’uscita. Il Bene è stato devastato e surclassato dal Male. Forse un uomo senza memoria, in un tempo breve, ha in mano la salvezza dell’umanità. Chi lo conosce lo chiama “Il Diacono” ed è il più pericoloso e temuto esorcista che sia mai apparso sulla Terra dopo Gesù Cristo.
Sono atletici, attivi, e cinematografici. Sono i “buoni” e sono dei monaci esorcisti: “I Celati”. Picchiano e combattono all’occorrenza ma il loro peggior nemico è il tempo. Lo rincorrono in lungo e in largo per salvare l’umanità dalla distruzione. Il “cattivo” è il demonio che cerca di imporre il suo dominio sul mondo attraverso il possesso delle anime. Di tutte le anime. E’ una società dove l’umanità, e il lettore, vivono ai margini e svolgono la funziona di “occhio magico”, di spioncino, sull’operato di buoni e cattivi che nel frattempo si alternano divenendo parte integrante e integrata di quel quotidiano che oltrepassa i confini geografici, morali e logici della stessa storiografia.
E poi, esorcismi dalla ritualità “senza rito”. L’essenziale. Il minimo. “Esci!”. E tutto o quasi si compie.
Il Diacono: un titolo e un personaggio. Un’opera e un uomo. Una storia e una metafora. L’opera è di Andrea G. Colombo. L’uomo non ha memoria e non ha identità. E’ forte dei suoi poteri di esorcista. E’ fragile al compimento del suo servigio. E’ giorno e notte. E’ luce e ombra. Ma sono i suoi occhi che vedono e riflettono l’orrore di quello scenario divenuto devastante e devastato, triste e cupo. “La parte difficile è distinguere se si tratti del disegno Divino o di quello perverso del suo Avversario”. Ma niente accade per caso. La strada è lunga e le anime da salvare sono tante. I monaci esorcisti sono 33 e i personaggi sono infiniti. E tante sono le storie, legate, annodate da fili sottili e invisibili, che si snodano tra le pagine e le righe.
Nell’opera tutto ha un senso persino il lettore. La punteggiatura da respiro e ritmo alle vicende. Gli spazi e i capoversi descrivono il tempo. L’altalena, il susseguirsi di parole cercate, ricercate, curate, scandiscono sensazioni e suoni. Non sussiste spazio reale e tangibile tra il libro e chi legge. Il messaggio, l’emozione va dritta dallo scritto al cervello. E l’impressione è quella di uscire un giorno, non troppo lontano, da casa e di trovarsi tra monaci, esorcismi e demoni. E poi, appiattiti contro i muri delle città a scrutare un cielo di nuvole nere, dense, minacciose, si aspetta il suo arrivo. E tutto ha un odore. Impressione e fascino.
Recensione di Antonietta Meringola.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.