Preparati a mettere in pausa la realtà.

Se ami i thriller che depistano, sorprendono, fanno perdere la cognizione delle ore, “Il dilemma del carnefice” di Massimo Tivoli, Giunti Editore, è il libro che fa per te. 320 pagine di pura tensione, una lettura travolgente e totalizzante che cancella ogni altra priorità e piega il tempo alla volontà degli incalzanti volta-pagina. Non si tratta solo di scoprire il colpevole. No, c’è molto di più. La vera sfida è capire fino a che punto l’autore è stato abile a giocare con le tue aspettative, conducendoti lungo una pista che credevi sicura per poi, con un coup de théâtre, sovvertire ogni certezza. E scoprire che la verità era sempre stata lì, a un soffio dai tuoi occhi, ma così bene occultata che non hai saputo coglierla.

Un po’ come affermava Michael Caine in The Prestige: “In realtà non state davvero guardando, voi non volete saperlo, voi volete essere ingannati”.

L’inganno, si sa, è un’arte raffinata. Richiede un talento autentico per essere coltivata. E Massimo Tivoli, di talento, ne ha da vendere. Con “Il dilemma del carnefice” firma un esordio esplosivo: un thriller ipnotico e mozzafiato, capace di spiazzarti e tenerti in apnea fino all’ultima riga. Dove il perché conta più del chi. La caccia al movente precede quella all’assassino e si addentra nei terreni, scricchiolanti e friabili, della mente umana.

Siamo a Scoppito, piccola cittadina aquilana, nel 2022. Laura Scimia rientra a casa con i suoi due figli, ignara di essere a un passo dall’incubo. Un individuo mascherato la assale non appena varca la soglia, la seda insieme ai bambini e, quando si risveglia, la costringe a una scelta disumana: salvare uno dei suoi figli, condannando l’altro alla morte. Il caso sconvolge l’Aquila, già segnata dalle ferite del terremoto del 2009, e assume contorni ancora più agghiaccianti quando il killer, ribattezzato dalla stampa Dilemma, colpisce di nuovo.

A condurre le indagini è Gianni Lovita, ispettore di polizia dal carattere ruvido e spigoloso, che attraversa un momento di smarrimento a causa della morte della madre. Un lutto improvviso che lo costringe a occuparsi della sorella Pia, affetta da autismo, con cui ha perso ogni legame da tempo. Una “nuvola di capelli rossi” che vive in una bolla fatta di silenzi e rituali immutabili e ossessivi. Pia trascorre le giornate incollata allo schermo del televisore dedita, in maniera compulsiva, alle serie poliziesche (“L’ispettore Coliandro” su tutte) di cui memorizza ogni dettaglio. Così distante dai neuroni razionali del fratello diventa l’elemento inatteso, la chiave di volta (e di svolta) dell’intricato caso.

L’indagine, che accosta questa coppia di investigatori tanto inusuale quanto magnetica, è uno dei punti forti del thriller. Gianni, ispettore ancorato al pragmatismo investigativo, fatica a comprendere il linguaggio ellittico della sorella, le sue imprevedibili associazioni, le intuizioni folgoranti. Eppure, proprio nelle loro inconciliabili differenze risiederà la rivelazione più potente: una sinergia inaspettata in grado di smascherare l’enigma e catturare Dilemma.

La figura di Pia è teneramente sorprendente. Impossibile non amarla! Tivoli la tratteggia con estrema delicatezza e sensibilità, senza mai cadere nel pietismo. Dotata di un’intelligenza acuminata, quasi oracolare e di una memoria prodigiosa, Pia è l’interferenza emotiva nella logica investigativa. Decifra schemi, anticipa traiettorie, ricompone connessioni che agli altri, Gianni compreso, appaiono come grovigli inestricabili. Il suo sguardo genuino sul mondo, privo di sovrastrutture emotive convenzionali, diventa il prisma attraverso cui la narrazione si addentra nell’oscurità del mistero (e nel cuore del lettore). La sua “menomazione” è in realtà una risorsa preziosa: l’autismo le permette di vedere oltre, altrove. Ecco perché la si ama: perché insegna, senza proclami né eroismi, che la diversità non è un limite ma solo un altro modo di interpretare il mondo.

L’ambientazione tra Scoppito e L’Aquila, luoghi cari all’autore e da lui conosciuti intimamente, non funge da mero sfondo narrativo ma si eleva a co-protagonista della storia, silenzioso eppure onnipresente. Capace di influenzare l’atmosfera emotiva della trama e renderla vivida. A tratti, toccante.

Particolarmente affascinante è il personaggio di Dilemma che impone alle sue vittime scelte folli e strazianti. I suoi omicidi sono veri e propri riti di espiazione; tentativi contorti di spurgare crepe purulente del passato.

Il dilemma del carnefice” non si fa mancare niente: storia, stile, ritmo. Ben congegnato e intessuto, ogni colpo di scena, ogni svolta narrativa è parte di un disegno meticoloso che si svela solo nell’istante esatto in cui deve farlo. Né un attimo prima, né un attimo dopo.

Personaggi scolpiti con precisione psicologica. Una prosa affilata e priva di ridondanze. Un linguaggio diretto ed essenziale eppure ricco di sottintesi, fondamentali per aumentare la tensione psicologica. Dialoghi fluidi che evitano ogni deriva retorica. L’autore lavora “di sottrazione”, affidando alle azioni, ai gesti e alle parole la caratterizzazione emotiva dei suoi personaggi. Il ritmo è serrato e la suspense implacabile. Non c’è spazio per cali di tensione o divagazioni.

Il finale è spiazzante. Imprevedibile. Non cerca facili catarsi. Lascia una ferita aperta, come solo i migliori thriller sanno fare, che continua a pulsare anche a libro finito. Perché la vera tensione non si esaurisce con la scoperta del colpevole ma resta nel peso delle scelte, nelle cicatrici che certe decisioni lasciano dietro di sé.

Con “Il dilemma del carnefice“, Massimo Tivoli si impone come una nuova voce (interessante) nel panorama del thriller italiano. Segnatevi questo nome. Ne sentirete parlare ancora. Voto: 5 su 5. Consigliatissimo.

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Il dilemma del carnefice
  • Tivoli, Massimo(Autore)

Articolo protocollato da Manuela Maccanti

Manuela Maccanti vive a Fucecchio, in provincia di Firenze. Nata nel 1977, è laureata in Lingue e letterature straniere e ha un passato da giornalista per Il Tirreno. Dopo aver frequentato laboratori di scrittura creativa, nel 2021 si iscrive alla scuola Saper Scrivere e diventa editor e correttore di bozze. Finalista in vari concorsi letterari nazionali e pubblicata su antologie di poesie e racconti (Silvio Ulivelli Edizioni, Raffaelli Editore, Delos Books, Writers Magazine Italia, Algra Editore), nel 2021 esce il suo primo romanzo, "Lo stoppino e la candela", Capponi Editore. Appassionata di arte, di Hitchcock, della mente umana e del mistero in tutte le sue sfaccettature (gialli, thriller, noir) nel 2023 pubblica il suo primo thriller psicologico, "Cella numero ventitré", edito da Sette Chiavi (finalista al "Garfagnana in Giallo" 2024 e menzione speciale per il miglior protagonista). La sua frase preferita è: «Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso».

Manuela Maccanti ha scritto 13 articoli: