“Du is megl che uan” dichiarava un giovanissimo Stefano Accorsi nella pubblicità del gelato Maxibon nel 1994 ma la ricetta è nota ai giallisti da molto, molto tempo prima. Le coppie di investigatori famosi (di cui Michele Ieri dev’essere un appassionato lettore) si contrappongono in narrativa all’archetipo del rogue male, il maschio solitario che- non importa quale sia la sua professione – indaga e scopre la verità. Da Holmes &Watson a Wolfe&Goodwin sino a Nick&Nora e, soprattutto, ai mitici Hap&Leonard di Lansdale, di cui l’autore de Il diritto di uccidere è dichiaratamente un cultore.

Nel suo volume – che è già il secondo avente a protagonisti Riccardo Bencivenga (Ric) e Giandomenico Modugno (Giando) – Michele torna a tratteggiarci i due personaggi presentati nel giallo Nessuno deve sapere e li approfondisce, li colora e ne svela altri dettagli che ce li rendono simpatici, prima ancora che ammirarne le doti professionali.

Ric e Giando hanno fondato un’agenzia investigativa provenendo l’uno dalla criminologia e l’altro niente meno che dalla Polizia. Sono amici dall’epoca del liceo e, tra uno sfottò e una colazione ipercalorica, anche stavolta si trovano a fronteggiare un mistero, un caso che affonda le sue radici nel passato. Alcuni dettagli lasciati dal killer (il numero di coltellate, l’acronimo IHS, la gru di carta origami) ma soprattutto la mail di preallerta che invia al predestinato successivo, legano infatti le morti di Guglielmo Gerolami e Renato dall’Oglio, professionisti all’apparenza irreprensibili, tra i quali non pare sussistano altri nessi che aver trovato la morte in maniera simile. Quando Giuliano di Natale, medico figlio di un politico massiccio, riceve la fantomatica letterina elettronica che gli preannuncia che sarà proprio lui la prossima vittima, non si limita ad avvisarne la Questura ma ingaggia i nostri due per una indagine parallela. Va detto che il primo ad esserne tutt’altro che indispettito è proprio Pasquale, il questore di Como, che adora Ric e Giando e da loro si lascia pure prendere in giro (la foto del profilo lo ritrae vestito come un castoro e la musichetta connessa al suo cellulare è ‘O Zappatore di Mario Merola). Ben venga che il senatore Ortensio sborsi assegni ai due, se a giovare dei loro progressi sarà proprio lui, pressato dalla stampa e dalla Procura.

I personaggi che affiancano i protagonisti sono proprio quelli giusti al momento giusto: un caporedattore di nera e un ex fotografo di guerra, utilissimi a sminuzzare trappole negli articoli o a decodificare immagini rubate al serial killer (di cui troverete anche interessanti note scientifiche alle pagine 78 e ss, se volete fare un  bel ripasso sul concetto di SK), una vedova bella e consolabile, un anziano frate esorcista, una ex moglie e un figlio ragazzino sveglio (seguirà le orme del padre? Già ora si accorge che gli sostituiscono il pesciolino rosso quando il titolare della boccia muore!). e poi c’è tanta, tantissima Milano, con le spigolature che chi ci vive riconoscerà subito (parliamo della palestra di box di viale Umbria, dove si allenava anche mia cugina Maria Valentina? O parliamo del chiosco di Giannasi, dove anche venerdì ho comprato un cartoccio di olive ascolane?) e chi non ci vive (come Michele) ama piazzare qui e lì per legare la sua storia a tratti di realtà. E c’è tanta musica – che deve avere la stessa funzione – da Battiato a De Andrè, da Gaber a Pino Daniele (Mr Ieri è nato a Napoli, deve mettercelo), a far da contrappunto alle scarrozzate di Ric e Giando sulla Duetto dell’uno o sulla Lada Niva (detta la Prugna) dell’altro. Luoghi e canzoni che conosciamo e che ci colorano le pagine, le rendono più nostre, più verosimili, più vicine.

E così, canticchiando anche noi Un bacio a mezzanotte del quartetto Cetra, arriviamo a “non fidarci” più di nessuno e quando finalmente i due ci consegnano l’identità non tanto dell’assassino seriale, ma delle sue vittime, possiamo finalmente tirare il sospiro di sollievo ed allentare le labbra in un sorriso leggendo l’ultima riga del romanzo. Ric le telefona. Era ora, dai, lo avevamo capito tutti.

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Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 121 articoli: