L’Ispettore Flavia Mariani non avrebbe proprio voglia di di raccogliere la deposizione di un omicida reo confesso, che ha massacrato i propri genitori. Però quella frase: “E’ stato il mio cuore”, che potrebbe sembrare una strategia difensiva da parte dell’omicida, non la lascia in pace: e poi quell’uomo cortese – famoso giornalista di nera, abituato alle telecamere, amato dal pubblico – non cerca di mentire, non si giustifica, rifiuta l’infermità mentale.

E’ stato il mio cuore. Ma se non è una strategia di difesa, che significa?

L’ispettore Marini si chiede se non ci sia un fondo di verità, soprattutto quando a casa dell’imputato trova tracce di persecuzione e un indizio fondamentale: il giornalista aveva subito un trapianto di cuore, e quel cuore era di un serial killer, dal quale erano stati espiantati altri sei organi. E se è stata colpa del cuore, è possibile che anche gli altri organi possano essere un pericolo? Quello che all’inizio non sembra nemmeno un caso diventa una corsa contro il tempo per l’Ispettore Marini e la sua squadra alla ricerca degli altri trapiantati, non sapendo se saranno le vittime o i carnefici.

Da che parte iniziare per parlare di un thriller che non è solo tale, e che con mano ferma porta il lettore attraverso una storia che cambia continuamente direzione, che spiazza e intriga, fino a un finale impeccabile?

Paola Barbato è una certezza nel panorama italiano, ed è anche un’anomalia per quella sua capacità di rinnovarsi rimanendo sempre fedele a se stessa: Il dono è un grande romanzo che si legge veramente tutto d’uno fiato, supportato da una scrittura lineare ed efficace, ma dietro questa facilità di lettura si nascondo molte sfaccettature importanti.

Thriller sì, ma anche romanzo capace di parlare di medicina e, soprattutto, di pazienti: il tema dei trapianti è difficile da trattare, si porta dietro risvolti etici, culturali e psicologici grossi come macigni. Ogni capitolo del romanzo porta il nome di una malattia, e i trapiantati sono identificati quasi sempre e solo con il nome dell’organo che hanno ricevuto, Cuore, Pancreas, Polmoni, Fegato, Reni e Cornee: il lettore non può dimenticare nemmeno per un minuto di cosa stiamo parlando, e man mano viene introdotto al punto di vista di chi è stato salvato grazie alla morte di un’altra persona, e quanto questo possa essere sconvolgente.

Può un organo cambiare la personalità di chi lo riceve? Può la vita del donatore influire sulle decisioni del ricevente? Il dono cerca queste risposte cambiando continuamente direzione, affondando la lama nelle vite di vittime che potrebbero essere colpevoli, o forse niente di tutto questo, e proprio quando al lettore potrà sembrare di aver capito qualcosa, mescola nuovamente le carte in tavola: cambi di prospettiva magistralmente gestiti che riaprono domande, fino a un finale dove la razionalità sembra prendere il sopravvento. O forse no.

L’Ispettore Flavia Marini è il filo rosso e teso che tiene sotto tensione la storia: brusca, rigida, ma indiscutibilmente brillante e testarda, è il bel ritratto di una donna vera che fatica a gestire i cambi della sua vita, che siano il trasferimento da Torino a Roma il senso di perdita per il collega – ma soprattutto vero amico – che sostituisce alla guida della squadra investigativa. E’ proprio da lei che parte l’indagine per un caso che forse non esiste, e per questa sua tenacia non può che piacere: piace la sua scarsa capacità di compromesso, la sua curiosità intellettuale, il suo incrollabile desiderio di dare un senso a quella frase: è stato il mio cuore.

L’autrice

Paola Barbato è milanese di nascita, bresciana d’adozione, vive a Verona con il compagno, tre figlie e tre cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, tra cui Dylan Dog, ha pubblicato Bilico, Mani nude (vincitore del Premio Scerbanenco), Il filo rosso, Non ti faccio niente e Io so chi sei (il primo titolo di una trilogia).

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Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 146 articoli: