Quinto romanzo per l’autrice e sequel di quella Esigenza di uccidere che mi ha fatto conoscere lei e il suo Raul Ferrini, tenente dei Carabinieri cacciato dalle teste di cuoio del Gis per questioni disciplinari e rientrato dall’Egitto, dove Valentina lo aveva “confinato” nei suoi 3 romanzi archeo-thriller in tema di traffico di reperti ed egittologia. Con L’esigenza di uccidere Ferrini era rientrato e stavolta lo troviamo a Milano, demansionato in Lamarmora ad impiegare il tempo in pastocchie burocratiche all’Ufficio Mezzi. È spompato, è solo, sfiduciato. A Livorno ha lasciato gli affetti e il ruolo che gli compete, e in quel ruolo così appannato e pigro non si riconosce proprio… almeno sino a quando in caserma non rientra l’auto scorta, adibita al trasporto di un pentito, crivellata di colpi. L’uomo sotto protezione ed i due in divisa addetti a proteggerlo sono morti.
Raul si annoia a riempire modulini, così gironzola attorno all’auto e così, controllando lo schema dei colpi, viene colto dal dubbio che l’obiettivo della sparatoria non fosse il pentito. Lo rivela al suo responsabile gerarchico, che lo rimette subito al suo posto: nonostante l’esperienza e le competenze di balistica, Ferrini deve farsi una ragione. Ormai non sta più al Gis. È un burocrate. Ma non ce la fa, così inizia una indagine non autorizzata, aiutato da Teresa Paternò e, di lì a poco, anche da Sinatti, capo dei Ros, che ufficializza sia la pista investigativa che Raul. Teresa è una giovane carabiniere di provenienza eccellente: è figlia di un magistrato ucciso dalla mafia e Sinatti faceva parte della scorta; quindi, ne è un po’ la figlioccia. Sta cercando di integrarsi nell’Arma ma ostacolata dalla madre, che patisce ancora la vedovanza e non intende regalare allo Stato anche la prole, dopo le esequie del consorte. Ma Teresa sente il brivido dell’indagine, e si rivela per Raul un’ottima spalla.
Con Il favore delle tenebre la Di Rienzo cambia registro narrativo e si pone a cavallo tra esoterismo, simbologia e sette sataniche. La storia parte a Torba, monastero protetto dal Fai, dove si rinviene cadavere un sacerdote quarantenne, prevosto di Gornate Olona, molto benvoluto (almeno all’apparenza). La scena del crimine è densa di allusioni e rimandi all’occultismo ed al mistero, motivo per cui l’informatissima Valentina mi ha raccontato di aver studiato a fondo le carte dei processi alle Bestie di Satana e alle tre ragazze di Chiavenna (rivedeteci qui) e le indagini si dirigono subito verso tre giovani visti sgattaiolarne fuori in orari compatibili con l’evento. Ma saranno stati davvero loro?
Mi fermo sul giallo, che è davvero ben scritto, solido, no frills, e mi dedico all’autrice. Forse non tutti conoscono già Valentina di Rienzo, che di mestiere fa altro (la grafica pubblicitaria, e firma le sue splendide copertine), ma ha un retaggio in ambito forze dell’ordine piuttosto risalente: nipote di poliziotto, originaria di Quarto Oggiaro (dove le divise non sono benvolute, ha ammesso in trasmissione) quindi pregna sia di esperienza tramandata che di cliché, ma soprattutto è volontaria presso Associazione nazionale Carabinieri e persino in Protezione civile. Una donna giovane e bella e cotanto spessore, sia di underground che proprio. Io ve la consiglio!
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