Il figlio peggiore - Peter d'Angelo e Fabio Valle

C’è ormai un intero filone narrativo che prende spunto dalla Storia italiana degli anni Settanta e Ottanta e produce racconti a metà strada tra realtà e finzione, che hanno qualcosa del noir e del thriller, ma che costituiscono a mio avviso un unicum che dobbiamo sforzarci di valorizzare. “Il figlio peggiore” che i due giornalisti Peter d’Angelo e Fabio Valle hanno pubblicato con Fandango è un bell’esempio di questa categoria di romanzi. Ed è, in un certo senso, una sorta di prequel di “Romanzo criminale” (cui “Il figlio peggiore” è certamente debitore) al quale va il merito, credo, di essere il capostipite di questo filone.

Tra i libri di questa categoria che ho avuto il piacere di leggere, è uno tra i più interessati alla narrazione, prendendo spunto tutto sommato da un episodio “laterale” della storia politica di quegli anni e costruendogli attorno un intreccio romanzesco che di fatto lo scalza, con un effetto che in fondo è anche piuttosto piacevole. Finiamo per incuriosirci di più ai destini dei personaggi del romanzo, che non allo sfondo storico e politico che la narrazione ci riporta alla memoria.

Parliamo dell’operazione Blue Moon, portata alla luce dalla vicenda processuale della Strage di Piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974. Iter processuale che ha avuto il merito di riscrivere per primo un pezzo di Storia degli anni Settanta del nostro Paese (il cui dibattimento in primo grado, poi sostanzialmente riconfermato negli altri gradi di giudizio, è terminato tra il 2010 e il 2011) e all’interno del quale un ex uomo dei Servizi, ha risposto a una domanda del pubblico ministero tesa a confermare l’esistenza di tale operazione. Grazie alla quale, la responsabilità della diffusione su larga scala della droga in Italia in quegli anni sarebbe proprio dei Servizi.

Al di là della fondatezza storica (a onor del vero non proprio dimostrata), ci interessa la narrazione che D’angelo e Valle costruiscono. Che ruota attorno al giornalista Carlo Nisticò, lui stesso vittima degli stupefacenti e al suo amico Luca Zanassi, ragazzo di professione incerta, dal passato oscuro, la cui ambiguità verrà successivamente svelata, nella seconda parte del romanzo. E a Silvia e Francesca, figlie della Roma bene, coinvolte nei primi episodi di lotta armata e di eversione rossa, sempre nella Capitale.

Come dicevo un intreccio godibile e credibile e una bella storia. Rispetto alla quale le cronache di quegli anni ci sono, ma non scavalcano mai la narrazione. I personaggi sono ben fatti: molto sfaccettati, ricchi, pieni di sfumature. Nessuna caricatura, anzi, siamo di fronte a uno di quegli esempi in cui da una narrazione di fantasia di quegli anni, alcuni episodi reali possono essere meglio apprezzati. In più, una capacità più che buona di descrivere la Roma dell’epoca, una Roma per la quale chiaramente i due autori hanno un occhio di riguardo e, forse, per certi aspetti, persino un po’ di nostalgia.

Le pagine migliori, tuttavia, sono secondo me quelle dedicate alla descrizione del fenomeno eroina. Con molti particolari, anche poco noti e ben documentati, traspare chiaramente come quel fenomeno abbia in quegli anni rivestito un ruolo che forse la Storia ufficiale non ha ancora appieno compreso e descritto.

Chiudo con la parte storica vera e propria. Ho studiato a lungo e ancora sto studiando i fenomeni eversivi di quegli anni e posso dire che il contesto è adeguatamente descritto e gli episodi presi a testimonianza sono centrati e fedeli. Uno dei pregi di questo romanzo è che riporta alla luce anni, la cui reale dimensione storica sta cominciando solo ora a essere compresa (ci sono filoni di indagine ancora attivi per tutte le stragi e per alcune di queste si sono celebrati o si stanno celebrando dibattimenti che hanno in parte permesso di ricostruire episodi finora sconosciuti). Siamo stati, come nazione (insieme ad altre ovviamente), un gigantesco “esperimento” geopolitico internazionale che talvolta, se non spesso, si è nutrito del sangue innocente dei nostri giovani. Non dovremmo mai dimenticarcelo, qualunque siano le nostre convinzioni politiche.

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Il figlio peggiore
  • D'Angelo, Peter (Autore)

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 143 articoli: