“Eco qua, mondo pitòco, la gran càbala del gnoco! Evviva il Vènardi Gnocolar!” Amiche e amici, oggi vi accogliamo così, in dialetto veneto, tra coriandoli, urla, maschere e carri allegorici, perché il libro che presentiamo ci trasporterà nell’affascinante tradizione del Carnevale di Verona. Ma non vi preoccupate, siete pur sempre al Thriller Café, e quindi, tra i tanti colori sgargianti del Baccanale, quelli prevalenti saranno il rosso del delitto e il nero del noir. Il romanzo in questione è “Il gioco delle maschere”, opera prima di Daniele Furia edita da Mondadori.
Come promesso in apertura, eccoci a Verona, nel mese di febbraio. È notte. La polizia sfonda la porta dello studio del Dottor Masiero, che da qualche tempo non è reperibile e non risponde al telefono. Lo spettacolo in cui si imbattono gli agenti è agghiacciante: non solo il dottore è stato strangolato, ma il cadavere è disposto in modo da ricordare una maschera del Carnevale veronese. In testa ha una coroncina di carta stagnola e tra le mani stringe uno scettro spezzato.
Il caso viene affidato a Miriam Sannino, un vice-ispettore tenace e risoluto, ma con delle ombre inquietanti sul passato. Anche suo padre, infatti, era ispettore di polizia, ma è caduto in servizio vent’anni prima, portandosi dietro il sospetto di avere pericolose aderenze con la criminalità organizzata.
L’omicidio del medico non è che il primo. Ben presto ne seguiranno altri e Miriam si troverà a gestire una squadra, alloggiata in una “bat-caverna” sotto a un’osteria, sulle tracce di un serial killer che configura i suoi delitti con richiami alle maschere del carnevale veronese. Di omicidio in omicidio, sprofondiamo con la protagonista in una grottesca e sanguinosa spirale di violenza, proprio come nel “Bogon”, il tradizionale corteo a forma di lumaca che si snoda nel centro di Verona.
A complicare il quadro, c’è un giornalista che sembra avere accesso a informazioni e fotografie riservate sugli omicidi: chi gliele fornisce?
E poi c’è un eremita che vive in montagna: quando il legge le notizie del primo omicidio, va a liberare le capre, si rasa i capelli e tira fuori da una scatola una vecchia Beretta graffiata. Ha una missione da compiere… ma quale? Da che parte sta?
“Il gioco delle maschere” di Daniele Furia è davvero un bel thriller. Abbastanza articolato da risultare intrigante ma non così complicato da confondere le idee del lettore e far calare l’attenzione. È un equilibrio non facile da raggiungere, ma questo scrittore esordiente, che si “dedica alla letteratura nelle ore notturne”, lo ce l’ha “al primo colpo”, regalandoci un volume estremamente scorrevole e avvincente malgrado le sue più di 400 pagine
A caratterizzare fortemente il romanzo è l’elemento antropologico, relativo al Carnevale e alla sua simbologia, che viene intrecciato all’interno della narrazione. Anche qui, l’autore dimostra grande equilibrio, evitando la trappola dell’“info-dumping”, ovvero del “pistolotto” esplicativo che in genere fa morire di noia il lettore. Quando si parla di Carnevale, in genere si pensa a Venezia, o a Viareggio, ma poco per volta, avanzando con la lettura, avrete modo di scoprire che anche Verona ha una tradizione molto particolare, che merita di essere approfondita.
L’idea di miscelare questo tema con omicidi efferati, descritti con dovizia di dettagli splatter, è geniale e crea un clima grottesco e paranoico che fa venire in mente i film di “Saw – L’enigmista” o di “Seven”.
Il percorso della protagonista, poi, si dipana su due strade egualmente avvincenti: da un lato l’indagine vera e propria, dall’altro la ricerca tra le ombre del suo passato e della sua famiglia. Entrambe le piste finiscono poi con il fondersi, in un finale pirotecnico ma credibile.
In breve, “Il gioco delle maschere” di Daniele Furia è un romanzo che ha tutte le carte in regola per intrattenervi e stupirvi! Buona lettura.
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