rtecensione de Il giorno dei lord - Micheal DobbsIn uscita il 7 luglio, Il giorno dei lord inaugura un nuovo ciclo per Michael Dobbs. Oggi lo recensiamo su Thriller Café.

Immaginate il giorno del Discorso della Regina, la più importante occasione istituzionale inglese: immaginatene la solennità, i Lord riuniti, i ministri e i diplomatici stranieri, la Regina Elisabetta stessa e il Principe Carlo tutti riuniti nelle fastose sale di Westminster, e immaginate che, con licenza letteraria, questo avvenga lo stesso giorno in cui Guy Fawkes cercò, nel 1605, di far saltare il parlamento britannico in quello che è passato alla storia come il Complotto delle Polveri.
E mentre all’interno si consuma il rito, immaginate fuori le straordinarie misure di sicurezza, i controlli, polizia e militari schierati.
E se tutto l’apparato di sicurezza non servisse a nulla, perché 8 terroristi sono già dentro il palazzo?
Il giorno dei Lord è tutto richiuso nella 24 ore successive a questa nuova congiura che rischia di mettere in ginocchio l’Inghilterra, con un effetto domino di dimensione globale.
Micheal Dobbs, dopo la serie cult House of Cards – dalla quale è nata la famosissima serie TV che ci ha regalato lo straordinario Frank Underwood – inaugura con Il giorno dei Lord una nuova serie di thriller politici.

Dal punto di vista meramente del thriller, Dobbs crea un romanzo di lettura assolutamente piacevole, di grandissimo ritmo, molto credibile, ma è l’aspetto politico la parte più interessante del romanzo.
Dobbs non pare particolarmente interessato ad approfondire ciò che riguarda il gruppo terroristico: Masood e i suoi sono necessari alla trama, sono raccontati in modo sintetico anche se non piatto, conosceremo le loro motivazioni e i loro obiettivi ma nulla di più. Niente terroristi, niente attacco al parlamento britannico.
Assolto questo compito, Dobbs li lascia sullo sfondo perché il vero punto di forza del romanzo sta nel racconto degli ostaggi e di chi cerca di liberarli: Dobbs ha una grande capacità di rappresentare i personaggi – e sono molti – con poche ed efficaci situazioni, con uno sguardo decisamente blasé ma mai inutilmente feroce. Ne scaturisce una fiera delle vanità sezionata con intelligenza e un’ironia sottile che percorre tutto il romanzo.
Ad alcuni personaggi è più facile affezionarsi che ad altri: Henry Jones, ex militare ed ex politico nonché probabilmente il personaggio che più facilmente si potrebbe incontrare nei prossimi romanzi della serie, incarna sostanzialmente l’archetipo dell’eroe, anche se è un’eroe con parecchie ammaccature. Henry è comunque protagonista di un romanzo fortemente corale, popolato da ex commilitoni, anziani ostaggi assolutamente amabili, ex spie russe, una quasi ex moglie: Dobbs è molto abile nel descrivere anche chi avrà solo poche righe nell’intero romanzo sapendone cogliere i tratti singolari che restano impressi nella memoria.

Anche i personaggi che virtualmente rappresentano la parte peggiore dell’establishment non sono in realtà veri villain: sono piuttosto personaggi mediocri, arrivisti, ma molto umani. Anche l’oscura Ministra Tricia Willcocks, la cui unica qualifica per diventare capo dell’esecutivo è quella di essere rimasta l’unico Ministro non in ostaggio dei terroristi, come un qualsiasi politico agisce con un occhio alla situazione, un occhio alla carriera e un occhio ai media, ma risulta più irritante che altro. Non si può nemmeno paralre di banalità del male, perché il realtà quello di cui Dobbs parla è l’imbecillità elevata a sistema.
A onor del vero nell’epilogo del romanzo Dobbs somministra – con cinico garbo – una sorta di giustizia divina che non potrà non piacere ai lettori.
Ciò che risulta meno immediatamente comprensibile al lettore italiano sono i discorsi tra la Regina è il Principe Carlo sulla monarchia, che Dobbs usa come pretesto per esporre il suo punto di vista non tanto politico quanto istituzionale (anche se la sua appartenenza ai conservatori si fa sentire): nell’intera economia del romanzo è però una parte marginale, comunque interessante per meglio comprendere il rapporto degli inglesi con la monarchia, che non pesa affatto nell’economia del romanzo.

Il giorno dei lord merita di essere letto, e chi ha amato House of Cards non rimarrà affatto deluso. Chi ha amato oltre ai libri la serie televisiva si ritroverà probabilmente a leggere questo romanzo con la voce narrante di Kevin Spacey , ma agli amanti di serie TV di più lunga data è probabile che Il giorno del Lord ricordi per alcuni aspetti quel piccolo gioiello che fu Little Britain, impietoso, cinico ed esilarante ritratto dei sudditi di sua Maestà britannica.

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Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 146 articoli: