“- Alice: Per quanto tempo è per sempre?
– Bianconiglio: A volte, solo un secondo.”
Questo è uno dei tanti passaggi di Alice nel paese delle meraviglie che restano in mente se, come si dovrebbe, si riprende quel capolavoro in mano da adulti. Invece che questo buffo roditore in panciotto abbia sempre un orologio in mano e angosci se stesso e tutti gli astanti perché è tardi e lui ha fretta, beh questo ci è rimasto indelebile tra i ricordi d’infanzia (e quanti di noi ci si sono trasformati in personaggi del genere, ahimè…).
Il concetto del tempo, mi racconta Alessandro Curioni in una intervista video che spero di pubblicare prestissimo sui miei social, è quindi strettamente legato al Bianconiglio, motivo per cui lui – autore di un fulminante cyberthriller uscito a giugno – lo ha scelto per denominare il protagonista del suo romanzo dove, però, non è umano né loporida: è un “macrovirus creato col compito di penetrare un sistema e rilevare una serie di dati per poi trasmetterli …”, spiegherà il suo ideatore. “A chi?”.
Beh la domanda è ben posta, come tutta la serie di altre questioni che Curioni mette in bocca a Teresa Aprili, giornalista volonterosa, stimata ma – almeno sino all’incipit di questa vicenda – parrebbe anche sottomansionata, che si ritrova spedita, con qualche ombra di nepotismo, ad acculturarsi presso l’informatico più competente sul mercato. Lo scopo è scrivere una serie di articoli che mettano i lettori in guardia sui rischi della Rete.
Lui è Leonardo Artico ma sembra evaporato dal mondo almeno dal 2011: non si ritrova in Facebook, né su LinkedIn né in alcun altro social. Persino il portinaio del palazzo ove si trova la sua azienda di cybersecurity, prima di ricordare a che piano siano gli uffici, deve compitarsi il nome tre volte, come a dire, ma chi è costui?
Ma quando Teresa lo incontra, Leonardo è come deve essere: magnetico, geniale, abbottonatissimo ma prodigo di informazioni a favore dei lettori di Teresa: la sua “mission” è mettere la gente in guardia e il mondo al riparo dagli attacchi informatici. Caso vuole (“caso”?!) che proprio quando la giovane giornalista approda da loro (Artico lavora con un braccio destro fidatissimo, Roberto Gelmi, ex hacker), sia già stato effettuato un c.d. penetration test (andate a pag. 35, Teresa fa la vostra stessa domanda, come sempre, e loro le spiegano di che si tratti) usando il Bianconiglio, che dovrà trasmettere dati … “ai buoni” (ecco soddisfatta la prima curiosità: a chi?), che poi sono loro.
Il romanzo scalpita tra nozioni di informatica, colpi di scena, manovre di gruppi avversi (una Agorà ricostruita in salsa malware, dove dialogano Socrate, Platone ed altri pirati del web, da una parte, e dall’altra una squadra di Polizia Postale assolutamente magnifica, capitanata da un personaggio simpaticissimo e impersonata da un paio di agenti che certamente l’Autore conosce nella realtà), qualche pizzico di romance e molte corse a perdifiato del Bianconiglio, che avanza velocissimo tra un capitolo e l’altro.
Ma il concetto di base – che rende quasi filosofica questa lettura – esula dalle regole del giallo o dai crismi del genere: è la difficoltà di riconoscere i buoni dai cattivi, perché quando pensi di esserci riuscito, Curioni spariglia le carte.
Il mondo al di là dello specchio, in cui Alice si avventurava, qui è il mondo dietro allo schermo del ns cellulare o del pc, dove tutti siamo interconnessi in modo granulare (Curioni mi spiegava in intervista che un recentissimo studio ha ridotto a tre gli originali sette gradi di separazione che avvicinano ciascuno di noi al resto dell’umanità). Un mondo rimpicciolito, quindi, dove noi rischiamo di trovarci stretti (come Alice), perché nonostante tutti gli avvertimenti che, da una parte o dall’altra del sapere, provengono sul mondo virtuale, la gente continua a comportarsi come Alice. Finchè sta al di qua dello schermo/specchio, non si preoccupa di quanto avvenga al di là. E sbaglia. Non mi soffermo a proposito di reati informatici, truffe sentimentali, cyberbullismo o revenge porn: quelle sono materie di cui mi occupo professionalmente. Ma mi unisco alla voce di Alessandro e di tutti coloro che, anche attraverso un romanzo, cercano di dire ai giovani, alle donne, a chiunque, che lo schermo si sta assottigliando ed ormai è un velo squarciabile tra reale e virtuale. Meglio capirlo per tempo, meglio evitare il rischio di capirlo quando ormai “è tardi, è tardi, sono in ritardo, in arciritardissimo”… altrimenti sarà “tardi, tardi sai? Io sono già in mezzo ai guai!”. Thanks Mr Dogson, in arte Lewis Carrol e grazie Mr Curioni. Alla prossima avventura di Artico, Roberto e Teresa.
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