Uscito per Einaudi, Il giudice meschino di Mimmo Gangemi è un romanzo ambientato in Calabria, nei feudi della ‘ndrangheta.
Protagonisti, un magistrato indolente che diviene un eroe suo malgrado e un vecchio boss che dal carcere orienta le indagini su degli omicidi, che paiono di ‘ndrangheta ma che forse non lo sono.
Un giudice è stato ucciso da dei balordi, a loro volta fatti fuori dalla ‘ndrangheta, che non vuole che il prosperare dei suoi affari venga disturbato. O almeno, cosi pare all’inizio.
Alberto Lenzi, magistrato scioperato e donnaiolo, shockato dalla morte del collega e amico, si butta a capofitto nelle indagini, ma queste ben presto prendono una diversa direzione da quella prevista, per via delle le sibilline parabole di don Mico Rota, capobastone della ‘ndrangheta. E quando emergono elementi legati a un traffico di rifiuti tossici si capisce che i delitti sono collegati con le navi dei veleni e le scorie sotterrate nella “spianata dell’infamia”.
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