Nelle sue Storie, Erodoto narrava del “trochilo spazzolino”, un coraggioso uccellino che penetrava nelle bocche spalancate degli alligatori per ripulirle da sanguisughe e altri succulenti invertebrati. Col trascorrere dei secoli la leggenda ha ceduto il passo all’ornitologia, fino a riconoscere al Pluvianus Aegyptius, un pennuto dai contrasti forti che svolazza per le lande africane, il nome volgare di “Guardiano dei coccodrilli”, avendo ereditato dall’antenato greco la pericolosa abitudine di aggirarsi tra le fauci di quei lucertoloni alla ricerca di cibo. Sulle ali di uno di loro, Katrine Engberg, ex ballerina e nota coreografa danese classe 1975, fa il suo ingresso sulla scena del giallo nordico con l’omonimo romanzo “Il guardiano dei coccodrilli”, edito in Italia da Marsilio nel 2020, collana “Farfalle”, con traduzione di Claudia Valeria Letizia ed Eva Valvo.
Esther de Laurenti vive a Copenaghen e ha un sogno nel cassetto: scrivere un libro giallo. Dopo decenni di carriera alle dipendenze dell’università pubblica, si gode la meritata pensione insieme ai suoi turbolenti carlini Episteme e Doxa, al civico 12 di Klosterstræde, in un appartamento della palazzina che i genitori le hanno lasciato in eredità e che le assicura un incasso mensile extra grazie all’affitto delle unità abitative. La sua esistenza scorre placida tra gruppi di scrittura virtuali, lezioni di canto e cene innaffiate di vino e arte, finché il corpo senza vita di Julie Stender, studentessa proveniente dalle campagne di Sørvad, viene ritrovato nel bilocale a pianterreno del palazzo di Esther, che la ragazza condivide con Caroline Boutrup, amica d’infanzia e compagna di studi. Il cadavere martorizzato riporta numerose ferite da taglio, su tutte un’insolita combinazione tra un origami e un tatuaggio maori che si distende sul volto annerito da lividi e sangue secco. Il caso è affidato a Jeppe Kørner, taciturno detective della Sezione Omicidi dall’improbabile capigliatura platinata che spartisce scrivania e indagine con la scoppiettante collega Anette Werner; sin da subito, i due intuiscono che Esther de Laurenti gioca un ruolo decisivo nella vicenda, dato che una macabra analogia lega l’omicidio al romanzo che la pensionata sta scrivendo: Julie Stender, difatti, è stata uccisa con un modus operandi identico a quello che il killer del manoscritto di Esther adotta per massacrare le proprie vittime.
Su questo brogliaccio, si sviluppa una storia sapientemente congegnata, incalzante e dai colpi di scena ben calibrati, nelle cui maglie si impiglia il destino di padri accentratori, professori sognanti, scrittori vanagloriosi, galleristi d’arte e mecenati, vuoi smascherandone segreti inconfessabili, vuoi rivelando ferite antiche e ancora grondanti; il tutto sotto il sole agostino di Copenaghen, amante civettuola e amata premurosa, chioccia di un’umanità effervescente che si accalca nei locali omosessuali, nei consorzi di orti urbani o sui ponti dei canali che nascondono al mondo l’amore di Tritone per la figlia Agnete.
Una prova di esordio solida ed appetibile quella della danese, che fa di stile e registro i suoi principali punti di forza. Vincente l’alternanza di ritmo, declinata tramite la scelta di ravvivare i passaggi statici con una prosa brillante intramezzata da descrizioni delicate e di riservare a quelli dinamici la schiettezza di un misurato hard boiled, confezionando un risultato complessivo originale e variegato che distacca la Engberg dai canoni tipici del noir scandinavo e dalle penne dei suoi centurioni (su tutti, Henning Mankell, Stieg Larsson, Camilla Läckberg). Il vocabolario fresco, in uno con la bilanciata suddivisione in capitoli, garantisce accesso alla pagina anche al consumatore meno avvezzo, favorendo una lettura agile, spedita e non stancante. Intrigante la fabula, sviluppo narrativo curato e fluido.
Decisamente convincente, quindi, “Il guardiano dei coccodrilli”, ma pur sempre un’opera prima e come tale non stupisce che si macchi per alcune, perdonabili sbavature della talentuosa autrice di Copenaghen. Per partire dalla più accentuata, sui protagonisti pesa una caratterizzazione opaca, soprattutto sui due detective Jeppe Kørner e Anette Werner, che vengono modellati attraverso un ricorso ostentato agli stereotipi della tradizione crime: lui, cipiglio da duro e strascichi da matrimonio naufragato, svilisce nella copia carbone pasticciata del tormentato Aaron Falk di Jane Harper; lei, strenua sostenitrice del junk food dalla battuta pronta, mutua curve giunoniche e boccoli dall’intramontabile Candice Renoir, senza tuttavia restituire il carisma e l’empatia che hanno reso la poliziotta d’Oltralpe un’icona per il pubblico del piccolo schermo. Un vero peccato, a maggior ragione tenuto conto che il racconto è costellato di personaggi secondari di prim’ordine, un sottobosco vibrante nel quale convivono specie rarissime come il bellimbusto raccomandato, la vegetariana genio dell’informatica e il veterano dalle bretelle stravaganti che compongono la squadra investigativa agli ordini di Jeppe e Anette.
La seconda e ultima perplessità riguarda il mistero oggetto di indagine, che non brilla per complessità. In particolare, se è vero che gli indizi iniziali sono disseminati tra i paragrafi con lodevole parsimonia, altrettanto vero è che, circa ai due terzi della narrazione, la mano si fa prodiga e finisce per porre il lettore nelle condizioni ottimali per anticipare gli sviluppi dell’intreccio, se non per individuare con ragionevole certezza l’identità del colpevole, con il rischio di indispettire l’utenza affezionata a rompicapo spigolosi che trovano soluzione solamente nelle battute finali.
In conclusione, un giusto plauso a quest’opera, seppur con riserva di approfondimento: servirà attendere il secondo capitolo della saga – già vaticinato dagli addetti ai lavori – per comprendere se il mercato librario deciderà di continuare a farsi spazzolare i denti dalla bella Engberg oppure preferirà inghiottirla serrando le sue mandibole da alligatore.
Un mestieraccio, quello di guardiano dei coccodrilli.
Non c’è che dire.
Recensione di Lorenzo Garzarelli.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.
Compra su Amazon
Articolo protocollato da Redazione
Libri della serie "La serie di Copenhagen"
Il porto degli uccelli – Katrine Engberg
Katrine Engberg è nata nel 1975 e vive a Copenaghen. Ex ballerina e coreografa con un passato in televisione e teatro, ha esordito nella narrativa thriller con Il guardiano dei coccodrilli (Marsilio 2020), primo capitolo […]
Ali di vetro – Katrine Engberg
Ali di vetro di Katrine Engberg, pubblicato da Marsilio con traduzione di Claudia Valeria Letizia, è il romanzo che recensiamo oggi al Thriller Café. Ali di vetro segue Il guardiano dei coccodrilli, sempre pubblicato da […]
Il guardiano dei coccodrilli – Katrine Engberg
Nelle sue Storie, Erodoto narrava del “trochilo spazzolino”, un coraggioso uccellino che penetrava nelle bocche spalancate degli alligatori per ripulirle da sanguisughe e altri succulenti invertebrati. Col trascorrere dei secoli la leggenda ha ceduto il […]