Il guardiano invisibile è il romanzo di esordio di Dolores Redondo, classe 1969. Tradotto subito in diverse lingue, è il primo de La trilogia del Baztán, i cui prossimi titoli saranno Legado en los huesos e Ofrenda a la tormenta. Già i diritti per trarne un film sono stati acquisiti dalla Nadcon, joinventure di Peter Nadermann, produttore della trilogia Millenium e della Costantin film.
A sentire il parere di alcune prestigiose riviste, come la spagnola El Cultural, l’opera della Redondo è da inserire in quel filone narrativo cui appartengono grandi autrici quali Patricia Highsmith, Fred Vargas, Sue Grafton o Karin Fossum, ma per noi la scrittrice spagnola riesce comunque a differenziarsi per l’uso che fa di folklore e leggende, un percorso narrativo molto personale che la distingue da molti altri giallisti.
Lo recensiamo oggi su Thriller Café.
Titolo: Il guardiano invisibile
Autore: Dolores Redondo
Editore: Salani
Anno: 2015
Trama: Sulle rive del fiume Baztán che percorre la valle omonima nella regione di Navarra, alle pendici dei Pirenei, viene ritrovato il cadavere di un’adolescente, deposto con uno strano rituale: i vestiti strappati con cura, le mani rivolte verso l’alto, il pube rasato con su deposto un pasticcino, uno txatxingorri, dolce tipico della zona. Ben presto l’omicidio viene collegato ad un altro precedente, avvenuto vicino ad Elizondo, a qualche chilometro da Pamplona: sempre una giovane donna, sempre lo stesso rituale. L’ispettore Amaia Salazal sarà il capo delle indagini che si svolgeranno nei luoghi dove è nata e cresciuta, Elizondo: qui Amaia si ritroverà a combattere contro i fantasmi del suo passato di bambina, contro i ricordi ormai quasi rimossi della madre che riemergeranno come evocati da forze antiche e ancestrali, che si aggirano per i boschi del Baztán. Sarà un’indagine in cui scienza e folklore si intrecceranno indissolubilmente immergendo il lettore nelle atmosfere affascinanti della Navarra.
Un esordio davvero coi fuochi d’artificio quello della Redondo e molti vorranno sapere il perchè di tanto scalpore mediatico.
La Redondo ci offre, col suo romanzo, un’indagine che non brilla certo per spettacolari colpi di scena, ma che si snoda secondo un canovaccio tipico dei romanzi di genere: una protagonista femminile, a capo di una squadra tutta maschile; personaggi ben caratterizzati; omicidi seriali e indagine scientifica; prosa asciutta quando serve e un pizzico di romanticismo, che non guasta mai.
Quello che invece io ho apprezzato molto e che, ritengo, abbia indotto editori e produttori a puntare molto su questo progetto, è l’ambientazione. L’autrice infatti descrive un luogo magico, Elizondo, piccolo paesino che viene rievocato non solo attraverso i suoi vicoli e delle sue calle ma anche attraverso le tradizioni e il folklore: qui Amaia si perderà nei profumi della cucina basca (la sua famiglia, tra l’altro, è a capo di uno dei pastifici più famosi del paese e la perfida sorella maggiore, Flora, una specie di Benedetta Parodi del Baztán, è artefice del successo del nome Salazan in tutta la Spagna), tra le creature mitologiche del Baztán come il Basajaun (una sorta di Bigfoot, un gigante buono protettore dei boschi), Lamiak o belagile. Superstizioni o no, Amaia non potrà fare a meno di confrontarsi con esse perchè fanno parte del suo DNA: lei proviene da una famiglia di donne, le due sorelle e la zia Engrasi, che le ha tramandato l’arte di leggere i tarocchi, le porte dell’occulto che Amaia dovrà aprire per tracciare la mappa che la porterà dritta verso l’assassino.
Questo intreccio di elementi fa sì che Il guardiano invisibile si riveli una lettura piacevole, soprattutto per le atmosfere che riescono a coinvolgere il lettore nella magia e nell’orrore che si cela tra i boschi del Baztàn.
Vi ricordiamo infine l’intervista a Dolores Redondo per Thriller Café.
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- Redondo, Dolores (Autore)