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Roberta Melli è da poco tornata in libreria con il suo nuovo romanzo Il mio nome è Cesare Lombroso, e oggi ve lo presentiamo al Thriller Café.
Partiamo dal titolo: verrebbe da pensare che il protagonista del libro sia il famoso fondatore della criminologia, ma in realtà a indagare in questo caso è un suo discendente diretto, rinomato psichiatra e grafologo forense. Il Lombroso dei nostri giorni è chiamato sull’isola croata di Sansego per analizzare il biglietto scritto a mano trovato assieme al cadavere di Antonio Picinić, giovane pescatore dai modesti mezzi economici.
Affidandosi alla grafologia e alla fisiognomica, ma anche a studi inediti del suo avo, Lombroso cerca quindi di chiarire il mistero assieme alla sua giovane e brillante assistente Marta Bouvier, ma mentre è alle prese con le analisi si trova di fronte a un nuovo crimine. Gian Giorgio Delle Rive, suo amico e influente possidente dell’isola, è vittima di un avvelenamento con l’arsenico che imita una malattia degenerativa.
Chi c’è dietro a questi eventi? Sono collegati, e come? Le indagini diventano sempre più complesse, e quando anche la figlia del sindaco di Sansego verrà uccisa, Cesare e Marta dovranno spingersi oltre i confini dell’isola, fino all’Argentina dei desaparecidos. Qui, un pittore di murales enigmatico e sfuggente guiderà Marta verso una sconvolgente scoperta riguardo il suo collega…
Ovviamente non possiamo aggiungere altro per non rovinarvi la lettura, ma se volete intanto farvi un’idea del libro vi lasciamo qui sotto un estratto.
Estratto
Introduzione
Imparare a vedere l’anima delle persone è il segreto che tutti vorrebbero conoscere, ma solo alcuni ne posseggono il potere.
Conoscere sempre chi si ha davanti, poter prevedere le sue reazioni prima ancora che avvengano le situazioni che le scateneranno, poter pilotare il suo comportamento sono la chiave per aprire corridoi straordinari che sono davanti agli occhi di tutti, ma nessuno li ha mai considerati, perché li vedono come bloccati da porte senza serrature, come confini di qualcosa che non ci è dato di conoscere, se non dopo morti, chissà.
Quegli accessi dell’anima sono tutti lì, sono sul viso della gente, nel loro modo di camminare, nel loro gusto nel vestire, nel modo di mettere gli oggetti sulla scrivania, in quello che scelgono di mangiare, nelle persone con cui si accompagnano, in chi odiano, chi amano, chi venerano o in chi imitano o emulano, nel loro modo di gesticolare, di guidare, di piangere, di urlare, di amare e di fare l’amore, di picchiare e di uccidere, di offendere o di arrossire, nella musica che ascoltano o in quella che compongono, nel ritmo delle loro dita quando tamburellano sul tavolo, nel modo di toccarsi i capelli, di grattarsi il naso o di starnutire, ma soprattutto nel loro modo di scrivere.
Sì, perché la scrittura è il movimento più puro, inconscio, incontrollabile che ogni persona possiede fin da prima di imparare a farlo, perché è un movimento del sentimento, dell’impulso e del cervello insieme, è il pensiero che passa attraverso la coscienza e la conoscenza, per essere costruito, rielaborato, tradotto e alla fine trasmesso dopo essere diventato lo scatto, il guizzo meccanico, inconscio, spontaneo e quindi incontrollabile.
Lo scritto viene così vergato nella sua forma più pura e inconsapevole, perché non è la penna che scrive, non sono neppure il braccio o la mano, ma sono l’anima e lo spirito che si esprimono attraverso modelli condivisi e simbolismi universali, perché è questo che ci permette di comunicare, di capire e di farci comprendere.
Se solo noi lontanamente immaginassimo cosa sta urlando a squarciagola quello scritto e ci rendessimo veramente conto che lo farà per tutto il tempo in cui rimarrà leggibile, be’, vi assicuro che nessuno scriverebbe più, perché lì dentro c’è molto più di quello che crediamo: lì, su quel foglio, siamo completamente nudi, con tutte le nostre bugie e verità, con tutta la nostra infanzia e la nostra esperienza di esistenza, gioiosa o dolorosa che sia, ed è tutto lì, nero su bianco, che lo vogliamo oppure no.
E se adesso ricomincerete a scrivere come se niente fosse, vuol dire che proprio non avete capito nulla!
Booktrailer
Roberta Melli
Nata a Vicenza nel 1964, Roberta Melli ha conseguito la laurea in Scienze Naturali e ha lavorato come docente di Scienze al Liceo Scientifico. Esperta grafologa forense, con specializzazioni in grafologia aziendale, peritale e criminologica, nonché ispettore micologo, ha pubblicato romanzi apprezzati dal pubblico e vincitori di numerosi premi letterari (Premio Cerruglio, I libri di Morfeo, Barga noir, Un libro per l’inverno, Rende Book festival, Golden Holmes Awards).
Su Thriller Café abbiamo parlato di Possessione e In vetta al mondo.
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