Mursia ha recentemente pubblicato Il mostro di Milano, settimo romanzo di Fabrizio Carcano in una carriera sempre all’interno della storica casa editrice milanese e titolo che segna, allo stesso tempo, un cambiamento ma anche profonda coerenza e continuità da parte dell’autore.
Milano: è il nome più ricorrente, in molti e diversi modi, in quest’opera ed è la chiave di lettura fondamentale per la nuova fatica letteraria di Carcano.
Milanese l’autore, meneghino l’editore: Milano spunta nel titolo ed è ovviamente teatro delle vicende che si svolgono lungo le dense, pastose e morbose 459 pagine del romanzo.
Più che teatro: Milano è protagonista, come forse non lo è mai stata nelle storie di Fabrizio Carcano, pur ricorrendo continuamente nei suoi romanzi. Ed è protagonista a vari livelli rischiando, non che ci sia nulla di male, anzi, di offuscare un po’ i vari personaggi che ne percorrono le vie.
Prendiamoci un attimo di pausa ricordando alcuni dei punti salienti della trama de Il mostro di Milano, torneremo poi a discutere di questo romanzo che rappresenta una gradita sorpresa sotto l’ombrellone di questa estate 2017.
Quel fatidico e tragico 12 dicembre 1969 a Milano c’è spazio e attenzione per un solo, terribile evento che sconvolse la città e rappresenta ancora oggi una delle ferite indimenticabili della Repubblica. Alle 16:37 un ordigno contenente oltre sette chili di tritolo esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Piazza Fontana, uccidendo 17 persone e ferendone più di 80, in quella che da molti è stata in seguito battezzata “la madre di tutte le stragi” e che segna una cesura.
Ci sarà un prima e un dopo Piazza Fontana e l’evento riverbererà per tutta la nazione, portando anche a conseguenze importanti quali la morte di Pinelli e quella del commissario Calabresi.
Naturale quindi che, nell’assordante cacofonia di notizie, pareri, trasmissioni, lacrime, funerali, indagini e tutto il resto, una monaca massacrata in quelle stesse ore in un convento di periferia sia evento che non riscuota molta attenzione.
Così come non la riscuoteranno altre morte, undici in tutto, sempre di donne, prostitute o ex-prostitute, uccise in vari luoghi di una Milano distratta da troppi avvenimenti: il boom economico, le lotte e le proteste, importanti partite di calcio, drastici avvenimenti politici e terroristici, il sorgere di un nuovo e aggressivo tipo di malavita.
A indagare su questa serie di omicidi troviamo la strana coppia formata dal commissario Vittorio Maspero e un “inquisitore” del Sant’Uffizio. I due, più spesso separatamente che insieme, si avvicineranno man mano, con circoli sempre più stretti, a una verità troppo scomoda per poter essere sbattuta sui giornali ma troppo atroce per poter essere occultata fra le pieghe della cronaca nera e della Storia.
Se si guarda ai precedenti romanzi di Fabrizio Carcano troviamo disseminati molti indizi e dettagli che lasciano intuire un percorso organico, fatto di interessi e conoscenze che maturano nel corso del tempo e trovano quindi ulteriore sfogo in questo Il mostro di Milano.
L’attenzione alla sua città e alla storia della stessa, l’occhio di riguardo nei confronti dell’arte, un certo penchant per l’esoterismo e l’occulto e la passione per l’arte, disseminati nei precedenti sette titoli, convergono nel presente romanzo che è però anche cambiamento di rotta, in particolare per quanto riguarda il personaggio principale.
Non sappiamo con precisione cosa sia accaduto a Vittorio Maspero, commissario così abile e intelligente da essere stato fra i pochi inviati negli USA per studiare la nascente behavioral science, nuova e promettente arma nella lotta al crimine.
Ma qualcosa è accaduto, una moglie che lo ha lasciato, un disprezzo per le prostitute che lo accompagna, e su tutti un disgusto e odio per il mestiere che lo porta a chiedere un periodo di aspettativa che, come lui ben sa e vuole, sarà anticamera per le dimissioni e una nuova vita, a far l’agricoltore nella campagna fuori dalla metropoli.
Nel frattempo si aggira inquieto per una Milano più notturna che solare: alcol e anfetamine come carburante, bische e gioco d’azzardo come distrazione, un assassino impossibile da acciuffare come carota e bastone.
E i casi accettati poco prima di smettere con il mestiere sono pericolosissimi, ce lo ha insegnato molto bene La promessa di Friedrich Dürrenmatt, e Il mostro di Milano non è eccezione.
Maspero, come tutti gli altri protagonisti del romanzo, viene fagocitato da una Milano che comincia a capire che l’eccessivo e improvviso benessere e sviluppo può diventare facilmente metastasi incontrollata. Il mostro di Milano è atlante storico e psicogeografico di una metropoli colta in un momento di crescita impazzita, dove i quartieri mutano volto nel giro di pochi anni, lasciando sorpresi i loro abitanti, dove paesini come Bruzzano vengono ingurgitati a pranzo, digeriti e risputati verso sera, pronti a ospitare una malvivenza mista, fra meridionali dal coltello facile e autoctoni che cercano il loro spazio a spallate e sorrisi affascinanti.
Fabrizio Carcano utilizza la topografia così come la cronaca e ci pota per mano in una giostra che ci pare inizialmente girare lentamente: quando accelererà e cominceremo a provare nausea per l’eccessiva frenesia sarà troppo tardi per scendere.
Tanti i quartieri toccati, tante le vie percorse, molti gli avvenimenti storici attraversati, al punto che questa connotazione cronospaziale diventa importante quanto la trama e la caccia al mostro. I due elementi offuscano leggermente l’interesse per i personaggi, in particolare per quelli di contorno, spesso solo abbozzati e monocaratterizzati attraverso ripetizioni che sono, volendo cercare il proverbiale pelo nell’uovo, il difetto principale del romanzo.
Ma che dire di un titolo che appassiona e funziona sia chi non è mai stato nella capitale lombarda sia chi, come il sottoscritto, ci vive da decenni? La caccia prosegue, frustrante e ricca di momenti morbosi, in particolare verso il finale, il lessico si struttura su frasi brevi e ficcanti, che non rinunciano a qualche termine dialettale che non infastidisce chi non lo conosce e riesce a strappare un sorriso a chi invece un po’ di milanese lo mastica.
Noir raccomandato a tutti ma, impossibile non farlo notare, chi ama Milano e ne conosce i luoghi godrà molto di più e magari scoprirà due o tre cosette riguardo il passato di questa città.
Non entro nel merito del finale per non spoilerare alcunché, ma posso dire che c’è già ora, a pochi giorni dalla lettura, parecchia curiosità nei confronti di quel che accadrà prossimamente a Vittorio Maspero.
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