La saga dell’abate nero, avviata da Marcello Simoni (vincitore del premio Bancarella 2012 con “Il mercante di libri maledetti”) lo scorso anno con “L’eredità dell’abate nero” si arricchisce di un nuovo capitolo, recentemente pubblicato da Newton Compton: “Il patto dell’abate nero”.
Racconta Roger Donaldson, regista di “Thriteen Days” (pellicola del 2001 che narra la crisi di Cuba del 1962 vista dall’interno della Casa Bianca) che, chiedendosi quale potesse essere la chiave giusta per avvincere maggiormente il pubblico, trovò opportuno permettere al suo film di dare visibilità rispetto a ciò che accadde dietro porte ermeticamente chiuse: quelle dietro cui si cela il potere. Anche per il libro di Marcello Simoni si può forse applicare questo principio: in questo caso però, si illuminano scorci altrimenti difficili da distinguere non soltanto poiché si tratta, almeno in alcuni casi, di decisioni prese da uomini al comando, ma anche perché ben più lontani nel tempo.
Il romanzo si svolge infatti nel XV secolo, ovvero negli anni in cui la Toscana è retta da Cosimo de’ Medici: tra la sua Firenze e Alghero, con qualche incursione in Catalogna. La ricostruzione degli ambienti è minuziosa fino al dettaglio e pare davvero di trovarsi accanto ai protagonisti in una vicenda tortuosa e appassionante, che affianca il meglio dei classici romanzi di cappa e spada a un’attenta indagine psicologica, con uno sguardo che sa allargarsi per inquadrare, con profondità, momenti che sono al contempo sia storici che individuali.
Il fatto, per così dire, privato è quello che ha per protagonista Bianca de’ Brancacci, donna della Firenze bene e sposa di Teofilo Capponi, che troviamo a caccia di notizie sulla scomparsa di suo padre, ma non solo. È in cerca anche, in un certo senso, di una nuova indipendenza, della sua libertà. Co-protagonista è l’astuto ed enigmatico ladro Tigrinus, legato a Bianca in modo assai misterioso e che infine, anche per lei, correrà gravi pericoli.
Potremmo dire che la dimensione pubblica della vicenda, il racconto del potere, si intreccia, amalgamandosi alla perfezione, con tale fatto privato, in un continuo ed elegante scambio che fa tornare alla mente Ken Follett: ad esempio, la realtà del secolo scorso fotografata dalla sua century trilogy (composta da “La caduta dei giganti”, “L’inverno del mondo” e “La fine dell’eternità”).
Così, a un dialogo tra il patriarca mediceo e Marsilio Ficino può seguire, in perfetta continuità narrativa, lo sfogo di Bianca, che cerca di discolparsi dall’omicidio del marito, o un ficcante dialogo tra Tigrinus e il suo scaltro compare Caco, che pare ricoprire il classico ruolo del servus callidus, ovvero del servo astuto che, da Aristofane a Shakespeare, spesso costituisce l’anima più dinamica e viva della rappresentazione.
Si nota inoltre, come da tradizione per Simoni, una particolare attenzione al lessico. Non solo il contenuto, ma anche la forma si adatta al tempo, al luogo, al modo: possiamo dire, in senso ampio, al clima di riferimento. Non si dice ad esempio “alla maniera”, ma “alla guisa” e colpisce per accuratezza e puntualità anche la terminologia tecnica, applicata in particolare alle imbarcazioni e alle loro componenti.
Lo stile rotondo e curato si accompagna a una dinamica della storia moderna e, nonostante la verità sull’omicidio di Capponi (o perlomeno sul suo esecutore materiale) sia manifesta al lettore fin dal momento del suo accadimento, ricca di colpi di scena. Il finale, decisamente aperto, lascia immaginare come la saga dell’abate nero sia ben lungi dall’essere conclusa: più che lecito attendere, con curiosità e attenzione, un nuovo seguito.
Recensione di Damiano Verda
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.
Compra su Amazon
- Simoni, Marcello (Autore)