Il poeta è tornato di Micheal Connelly è il libro che recensisco oggi, in attesa del prossimo romanzo dell’autore californiano che uscirà nei paesi anglofoni a ottobre col titolo di “The Brass Verdict“.
Titolo: Il poeta è tornato
Autore: Micheal Connelly
Editore: Piemme
Anno di pubblicazione: 2006
ISBN: 88-384-7373-0
Pagine: 393
Prezzo: € 19,90
Trama in sintesi de Il poeta è tornato:
Rachel Walling, l’agente dell’FBI che si era occupata del caso del Poeta, non aveva mai smesso di sognarselo. Ma il giorno in cui dall’FBI la chiamano perché il killer ha ripreso a colpire, capisce che quell’incubo è tornato realtà. Anche Harry Bosch è alle prese con un’indagine: quella sulla morte del suo amico Terry McCaleb, il cui cuore trapiantato ha ceduto per sempre. La moglie di McCaleb non è convinta che si tratti di un decesso naturale, dall’autopsia risulta che i medicinali indispensabili alla sopravvivenza del marito sono stati alterati e resi del tutto inefficaci. Perquisendo la barca dell’amico, Bosch trova le prove che anche dietro quest’omicidio si nasconde l’ombra del Poeta. E quando Rachel e Bosch si incontrano nel deserto del Nevada, dove il killer ha sepolto le sue vittime, capiscono che solo unendo le forze riusciranno a incastrarlo. In un crescendo di suspense, la scia di morte lasciata dal criminale più spietato e ingegnoso della storia di Los Angeles li porta dalle sabbie del Nevada, alle luci scintillanti di Las Vegas, fino agli angoli bui di Los Angeles, dove Harry Bosch giocherà la partita più drammatica e pericolosa della sua vita.
I sequel li guardo sempre con una punta di sospetto, soprattutto quando i romanzi da cui prendono le mosse mi sono piaciuti particolarmente, e Il poeta è uno dei libri che più amo, di Connelly e in generale. Quando mi sono avvicinato dunque a quest’opera l’ho fatto preparato a una possibile delusione, e l’inizio un po’ in sordina mi ha fatto pensare che così sarebbe andata, che avrei terminato la lettura insoddisfatto. Ma invece no. Diciamolo subito, questo seguito non riesce forse a eguagliare il predecessore, ma la storia c’è e il libro ha una dimensione propria, che si regge sì su molti cardini ereditati da romanzi precedenti ma che a essi non si abbarbica stancamente. Connelly porta avanti con questo volume la sua opera di strutturazione di un mondo solo in parte fittizio in cui vicenda dopo vicenda i tasselli che lo formano si uniscono con precisione invidiabile, ciascuno al posto giusto, suggerito da quanto già emerso e funzionale a sviluppi futuri. Ambizioso probabilmente l’intento di lanciare in pista in un solo capitolo l’ombra di Terry McCaleb e le ricomparse del Poeta – Robert Bakus -, dell’agente dell’FBI Rachel Walling, e soprattutto di Harry Bosch, il cui ciclo Connelly aveva dichiarato chiuso. Troppi grossi calibri cui è obbligatorio dare spazio, e qui qualcosa vacilla. Bakus resta schiacciato dal maggior peso degli altri personaggi e di lui non emerge del tutto la statura di Cattivo con la C maiuscola. In particolare, Bosch fa inevitabilmente ombra a tutti gli altri, vuoi per la familiarità che con lui hanno i fan del maestro californiano, vuoi per la scelta della narrazione in prima persona delle parti che lo riguardano. Eppure, si tratta di difetto di poco conto, a mio avviso. La trama è ben orchestrata come al solito, a parte rari passaggi in cui l’autore usa un po’ di mestiere per risolvere in fretta qualche piccolo intoppo, e lo stile è sempre capace di catturare l’attenzione e trasmettere emozioni. Molto movimentato il pre-finale, in cui Connelly riesce a non eccedere in epicità nello scontro risolutivo, e sorprendente il finale, ben preparato e che non necessita di spiegazioni cervellotiche.
In definitiva, un romanzo di ottimo livello che con un titolo italiano un po’ meno urlato (in originale era The narrows – I meandri) sarebbe piaciuto ancora di più.
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- Connelly, Michael (Autore)