Da molto tempo cercavo un romanzo che parlasse di stalking in modo professionale, asettico, competente. Dopo Ian Mc Ewan e Melania Mazzucco mi era certamente capitato di scorrere capitoli, o intere storie, che motteggiavano il fenomeno, che raccontavano storie di vittime o di autori, senza però trovare la dimensione corretta, lo spessore a più facciate che questo delitto (perché di questo parliamo, gli atti persecutori sono un reato autonomo dal 2009) offre e continua a offrire perché – punendolo – la legge italiana ha lasciato ampi margini di interpretazione.

Vito Franchini ci ha finalmente consegnato una storia romanzata, ma perfetta dal punto di vista giuridico, sia pur con le piccole smagliature che lui stesso segnala in post-fazione. Vito presta servizio per l’Arma dei Carabinieri e si occupa di stalking a livello professionale, quindi sa di cosa scrive. E lo scrive benissimo.

La storia del “Predatore di anime” è plurima: c’è una traccia principale, i cui protagonisti sono essenzialmente due (Nardo Baggio – lo shiatsuga – e Sabina Mondello – la poliziotta) e poi ci sono dei riuscitissimi deuteragonisti, a cui va comunque consegnata la statuetta alla notte degli Oscar: sbirri tabagisti, avvocatesse spanate, pubblici ministeri umani – uh! Esistono! – tabaccaie in calore e così via, in una carrellata di umanità impaurita, senza riferimenti, scarrellata dalle vicende dell’esistenza.

Ma Vito tiene saldo il timone, pur facendoci boccheggiare tra tante umane sconfitte, avvicinate da un comun denominatore, anzi due. Primo: l’amore porta ansia e scoramento. Due: anzi, l’amore non esiste. È solo una parola di cinque lettere. Questo doveva essere il titolo del romanzo, e questo ne è un’ottima sineddoche.

Ma perché si incontrano, Nardo e Sabina?

Ovviamente c’è un morto – perché parliamo di un thriller – anzi ce ne sono due, e potrebbero essercene molti, anzi, molte di più: nel corso della narrazione incontriamo tante persone (donne, va detto!) che stanno sull’orlo di tragedie plurime e che si salvano grazie a lui, Nardo, il Batman de no’artre.

Ma chi è sto Jeeg, che non è caduto nel Tevere nonostante sembri munito di super poteri, perché non dorme (Vito mi ha confessato che lui stesso soffre di insonnia), non mangia (sporadici i suoi gelati al pistacchio) e soprattutto – nonostante sia un gran tocco di uomo – non consuma se non è la lei di turno a prendere l’iniziativa? Come dire che il sogno maschile (non faccio nulla così non rischio) e quello femminile (lui mi salva) possono convivere nello stesso romanzo…

Nardo è il sogno inconfessato, non quello della vittima, ma dell’operatore di una qualsiasi helping profession (poliziotto, carabiniere, pubblico ministero, avvocato di parte lesa…) che fa i conti, ogni giorno, con le limitazioni garantiste che l’ordinamento italiano impone: non puoi sparare fino a quando non ti hanno colpito loro, per dire…

Il Predatore di Anime è già una sceneggiatura. Leggerlo (mi raccomando, non fate come me, non asciugatelo in una sola giornata, centellinatevelo!) e “vedere” il cast che potrebbe interpretarlo è un attimo.  Non perché le descrizioni siano minuziose, anzi, a differenza di altri del genere, Vito non indugia in abbigliamento o desinari, ma perché li scrive in 3D i suoi personaggi e, soprattutto, li ribalta a distanza di pochi capitoli, per cui qui lo ami (è il Batman delle vittime), qui lo odi (ma sarà stato lui a combinare quel macello?!), qui lo rispetti (quanti, davvero quanti correrebbero in soccorso delle loro “pazienti” così subitaneamente?) e qui davvero ogni riga precedente vacilla e ti chiedi molto seriamente se per caso stai parteggiando per l’assassino…

Nell’incalzare delle storie delle clienti di Nardo, donne braccate da stalker di ogni tipo, a dimostrazione che questo è un reato molto “democratico” e non fa differenze di età o estrazione sociale, e nella fascinazione che lui esercita sulla poliziotta, Franchini cuce una trama senza un attimo di sosta, che tiene a fiato corto sino all’ultima riga ove, per fortuna, ci regala l’aspettativa per una nuova puntata.

P.S.: Mi ha lui stesso anticipato di essere in libreria a marzo 2022 col prossimo romanzo.

Recensione di Alessia Sorgato.

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Il predatore di anime
  • Franchini, Vito (Autore)

Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 121 articoli:

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