Il prigioniero della notte - Federico InverniUn serial killer che uccide lasciando un segno inconfondibile: un tulipano nella bocca delle vittime. Un thriller psicologico dal profilo internazionale che sta conquistando i lettori europei.
Federico Inverni è lo pseudonimo usato da questo misterioso autore italiano che al suo primo libro sta catalizzando l’attenzione di stampa e pubblico con un thriller che ricorda da vicino i primi successi di Faletti e Carrisi.
Il prigioniero della notte è un thriller psicologico di stampo tipicamente americano in cui l’intreccio ruota sopratutto intorno ai due protagonisti principali: Lucas e Anna.
Lucas è un personaggio molto particolare, collabora con la polizia in veste di esperto soltanto in pochi casi in cui viene chiesto il suo intervento e riesce a risolverli grazie alle sue doti eccezionali che sembrano sfuggire alla normale logica di investigazione.
Anna è una profiler, davanti alla difficoltà incontrate in un caso di delitti seriali decide di chiedere l’intervento dell’esperto Lucas e riesce ad ottenerlo solo dopo molte insistenze. Entrambi condividono un passato di sofferenze che li ha segnati, Anna ha vissuto un esperienza sconvolgente durante la sua giovinezza, Lucas è stato coinvolto in una violenta azione di polizia nel corso della quale il collega e amico Martin è stato ferito gravemente mentre tentava di proteggerlo.
Quattro donne vengono uccise nell’arco di due mesi, un serial killer uccide le donne lasciando la sua firma nella bocca di ogni vittima, un bocciolo di tulipano. Seppur segnato dal dolore per il destino di Martin, Lucas riesce fin da subito ha dare un impulso positivo alle indagini grazie alle sue geniali intuizioni. Quando le indagini sembrano arrivare a un punto morto, Lucas inizia a comporre un identikit psicologico dell’omicida. Il suo modo di fare però lascia tutti interdetti, sembra affrontare i delitti come un automa privo di emozioni, tanto che alcuni colleghi lo chiamano “faccia da morto”. Lucas e Anna proseguono le indagini ma non riescono a lasciarsi il passato alle spalle, il dolore riemerge inevitabilmente per entrambi. Pagina dopo pagina l’evoluzione degli eventi conduce i protagonisti su sentieri inesplorati, i fatti antecedenti che hanno coinvolto Lucas e Martin in una sparatoria sembrano intrecciarsi improvvisamente con i delitti e il caso coinvolge sempre più direttamente la vita dei protagonisti e il loro doloroso passato fino a lasciarli annientati di fronte a una verità impensabile. La caccia al serial killer diventa un momento di catarsi per i protagonisti Lucas e Anna. La caratteristica che li unisce è quella che entrambi sono prigionieri del passato, entrambi sono tormentati dalle ombre che risiedono dentro se stessi e rischiano di finire in un labirinto di follia senza uscita in cui i ricordi del loro passato, tenuti troppo a lungo sepolti, riemergono. Lucas e Anna dovranno toccare il fondo per poter capire. Saranno costretti ad affrontare rabbia, paura, senso di colpa, fino all’epilogo che lascia una sensazione come di liberazione per i protagonisti, e anche nel lettore.
Lo stile del romanzo, come nei migliori thriller americani, riporta immediatamente alle immagini e ad un registro direttamente mutuato da un certo cinema hollywoodiano. Per la serie: non è importante dove siamo, chi siamo e come siamo, ma presenta i fatti così come accadono e il pubblico, in questo caso il lettore, se ne fa una ragione. Nel caso del thriller questa scelta funziona e anche bene. La caccia al cecchino che tiene prigionieri degli ostaggi su un bus nelle prime pagine del libro ne è un esempio. Il protagonista è subito immerso nell’azione, in un vortice di tensione dove l’adrenalina è già al massimo prima ancora che la storia entri nel vivo. L’ambientazione è quella di un anonima città chiamata Haven che potrebbe essere in Europa, o in America, ma il contesto non è così importante. L’attenzione è concentrata sui personaggi tutti molto ben caratterizzati, non solo nei comportamenti, ma anche nel profilo psicologico e nelle espressioni del viso tanto da riuscire a rievocarne l’immagine nel lettore. La narrazione è alternata dalla prima alla terza persona, facendo ricorso sia alla voce diretta dei protagonisti, che al resoconto dell’autore, i dialoghi sono costruiti in modo da mantenere il ritmo serrato che caratterizza il thriller. L’abilità di Federico Inverni in questo libro è stata quella di cambiare continuamente l’intreccio della trama, partendo da una determinata scena per poi arrivare a situazioni completamente diverse. L’altro punto di forza resta quello dei personaggi e nello sforzo di rendere il protagonista, Lucas, il più originale possibile. Il fulcro della storia resta il concetto che il male sa rintanarsi, nascondersi anche per lungo tempo ma sotto varie forme riesce sempre a tornare e per affrontarlo e sconfiggerlo bisogna conoscerlo.

Un ottimo thriller con un finale che non lascia deluse le aspettative del lettore. Da leggere, lo consiglio.

Salvatore Chianese

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Il prigioniero della notte
  • Inverni, Federico (Autore)

Articolo protocollato da Salvatore Chianese

Salvatore Chianese è sociologo e vive e lavora a Napoli. Adora la lettura, la musica e il cinema. Sin da bambino è attratto dal mondo del mistero e dell’horror. È cresciuto ascoltando la musica dei Queen, Led Zeppelin, Black Sabbath, Metallica, Iron Maiden, Y.J. Malmsteen… e tutto il rock hard and heavy. Nutre una venerazione per la letteratura horror di Stephen King, e dei maestri E.A. Poe e H.P. Lovecraft. Le letture che hanno segnato la sua esistenza sono Dracula di Bram Stoker, Il fuggiasco di Carlotto e Il conte di Montecristo di Dumas.

Salvatore Chianese ha scritto 41 articoli: