Oggi recensito al Thriller Café Il primo apostolo. L’autore è James Becker, per oltre vent’anni nelle fila della Fleet Air Arm, l’aviazione della Royal Navy, e impegnato nella guerra delle Falkland e ad altre operazioni nei punti caldi del pianeta, dallo Yemen all’Irlanda del Nord fino all’ex Unione Sovietica. Datosi alla narrativa, inaspettatamente, Becker ha evitato di buttarsi nel filone action e ha puntato su un mix di storia romana e detective story. E ha fatto male.
Titolo: Il primo apostolo
Autore: James Becker
Editore: Nord
Anno di pubblicazione: 2009
Traduttore: R. Zuppett
Pagine: 328
Trama in sintesi:
Gallica, 67 d.C. Un predicatore ebreo viene condotto dal generale Vespasiano, che gli comunica quanto ha stabilito l’imperatore Nerone: verrà portato a Roma e giustiziato. Ma, prima, dovrà firmare una confessione sconvolgente… Italia, oggi. Quando sua moglie viene trovata morta nella loro villa nei pressi Roma, Mark Hampton interpella il suo amico ispettore, Chris Bronson. La polizia italiana pensa a una caduta dalle scale, ma Chris sospetta un omicidio, che sembra collegato a un’enigmatica iscrizione latina, rinvenuta su una lastra di pietra sopra il caminetto durante i lavori di ristrutturazione: Hic vanidici latitant, “Qui giacciono i bugiardi”. Bronson, con l’aiuto dell’ex moglie, Angela, restauratrice del British Museum, ricostruisce una catena d’indizi lasciati nel corso dei secoli, fino a un misterioso documento sigillato in un vaso d’epoca romana, quando gli apostoli Pietro e Paolo avevano affrontato il martirio in nome di Cristo.
I misteri che avvolgono la nascita della religione cristiana sono terreno fertile per libri thriller da diverso tempo, e Becker si butta nel filone con un romanzo che cerca di fare del garbuglio storico la sua parte migliore. Anche perché tutto il resto è molto anonimo. Personaggi con dei nomi improbabili: Cardinale Vertutti? Per non dire di un mafioso che per cognome fa Rogan… Bastava usare un po’ le Pagine Bianche per pescare qualcosa di verosimile. E oltre a chiamarsi in un modo pessimo, parlano pure male. Dialoghi tra il didascalico, l’ovvio e l’inutile. Il tutto in una narrazione dal timbro da scolaretto che mette le parole l’una dietro l’altra seguendo le orme dei maestri, e ottenendo una scrittura scialba, che non cattura nei momenti thrilling e non emoziona in quelli presunti drammatici. Le uniche cose interessanti sono i fatti storici, ma se si ricerca quello da un libro, è comunque meglio leggersi un saggio.
In sostanza una lettura, almeno per me, sconsigliata.
Il primo apostolo, di James Becker: su IBS
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