Il principe di Bombay - Sujata Massey

Nel novembre 1921 Edoardo, Principe di Galles, erede al trono di Inghilterra e reggente del subcontinente indiano arriva a Bombay in visita di Stato: finite le celebrazioni ufficiali, la protesta non violenta indetta da Mohandas Gandhi sfocerà in scontri feroci.

I venti di rivolta contro l’occupazione inglese sono arrivati fino al Woorburn College, e Parveen Mistry ha ricevuto la visita di Frany Cuttingmaster, una studentessa che – a nome di altri alunni – vuole sapere come sia possibile boicottare le celebrazioni senza conseguenze accademiche: Parveen liquida la ragazza piuttosto sbrigativamente e non ci pensa più fino al giorno della visita ufficiale, quando con un’amica decide di raggiungere proprio il Woodburn College per assistere all’arrivo del reggente. Dopo il passaggio del principe viene scoperto il corpo della giovane Freny: la ricerca della verità sulla morte della ragazza si farà complicata in una città percorsa dalla rivolta che metterà in pericolo Parveen Mistry stessa.

A breve distanza dall’uscita di “La signora di Bathia House“, Neri Pozza ripropone, in una diversa collana, “Il principe di Bombay“, terzo episodio della serie dedicata al personaggio di Parveen Mistry, giovane avvocata indiana in cerca di affermazione nella complessa società indiana degli anni 20 del novecento.

Mistery con un tocco di romance, “Il principe di Bombay” è soprattutto un grande affresco dell’India coloniale: il mistero c’è – la morte di Frany Cuttingmaster – ma è più un pretesto per dare un percorso logico alla cronaca della nascita del movimento per la liberazione dell’India che il punto focale del romanzo.

Sujata Massey si collega come sempre alla grande tradizione del giallo inglese tradizionale, omaggiando l’ineguagliabile Agatha Christie: ed in effetti Parveen Mistry ricorda un po’ una giovane Miss Marple, acuta e ostinata osservatrice (priva però del delizioso cinismo da vecchia zitella che ha reso indimenticabile il personaggio della Christie), che si muove con naturalezza all’interno delle classi privilegiate della società, che siano esse inglesi o indiane.

Sì, perché l’autrice racconta con passione e conoscenza della lotta per l’indipendenza indiana, ma sposa il punto di vista di chi, in questa situazione, gode di una ragionevole tranquillità economica e sociale: se non il punto di vista di uno spettatore, certamente è il punto di vista di chi è al margine del problema. E’ il desiderio di indipendenza di chi afferma un – giustissimo – principio di autodeterminazione e libertà, che è diverso dal desiderio di indipendenza di chi vive in condizioni di povertà.

Ne “Il Principe di Bombay” la Massey mette sul tavolo la complessità della società indiana, con tutte le contraddizioni del colonialismo inglese amplificate dal sistema di caste: immobilità sociale, discriminazioni culturali, la quasi impossibilità di matrimoni tra caste diverse e tra inglesi e indiani, il ruolo subordinato delle donne. Una miscela esplosiva che qui, in occasione della visita del Principe, esplode nella rivolta e nella nascita del movimento indipendentista che avrà il mahatma Gandhi quale leader politico e spirituale.

Il tutto però espresso con lo stile di Sujata Massey, elegante e soft, dai toni un po’ seppiati e per quanto il romanzo parli di un rivolte e omicidi, è tutto molto beneducato, cinematografico, esteticamente curato: la componente mistery va un po’ a rilento, e questo episodio della serie di Parveem Mistry sarà probabilmente più apprezzato dagli amanti del romanzo storico affascinati dalla fotografia dell’India del 1921.

Sujata Massey è nata in Sussex nel 1964, da padre indiano e madre tedesca. Cresciuta negli Stati Uniti, ha studiato scrittura alla Johns Hopkins University ed è stata reporter per il Baltimore Evening Sun. Oltre alla sua tetralogia con protagonista Perveen Mistry, Neri Pozza ha pubblicato “L’amante di Calcutta” (2014, beat 2018).

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Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 145 articoli: