Frank Castle è un veterano del Vietnam finalmente tornato negli States.
Un giorno ha la cattiva idea di portare sua moglie e i suoi due figli a fare un pic-nic a Central Park. Non poteva sapere, il buon Frank, che proprio lo stesso giorno alcune gang criminali avevano scelto la medesima location per un regolamento di conti al piombo. Quella che doveva essere una giornata tranquilla si tramuta ben presto in un incubo, e Frank assiste impotente all’omicidio di moglie e figli. Lo shock lo spinge a dismettere i panni del buon soldato per assumere quelli del vendicatore. Indossata una maglietta con un vistoso teschio sul petto, procuratosi un arsenale degno di una Santa Barbara, Frank diventa il Punitore, un vigilante votato anima e corpo all’eliminazione fisica dei criminali.
Il Punitore nasce per la casa editrice Marvel sull’onda del successo di film come Il giustiziere della notte, cercando di sfruttare un filone che si preannunciava ricco. Frank viene inserito nell’universo dei supereroi ed interagisce con gente tipo l’Uomo Ragno o Devil, ma a differenza di questi non ha superpoteri: è solo un soldato ben addestrato, con una forte motivazione e una totale assenza di pietà. Le sue storie sono spesso crude e senza dubbio più realistiche di quelle dei canonici supereroi, perché i suoi nemici non sono scienziati pazzi intenzionati a conquistare il mondo, ma spacciatori, ladri, trafficanti d’armi, chiunque commetta crimini e meriti di essere punito secondo la sua personale visione del mondo: niente giudice, niente giuria, solo un boia.
Il personaggio, dopo un primo entusiasmo, diventa un po’ fiacco, e le sue storie alquanto ripetitive. Forse per la sopra accennata difficoltà a farlo interagire con gli altri personaggi Marvel, forse per il suo essere un po’ un outsider in un universo narrativo fatto di lanci di ragnatele e raggi repulsori, ma resta il fatto che a un certo punto sembrò che Frank non avesse più molto da dire ai suoi lettori.
Questo finché ai testi non arrivò un certo Garth Ennis.
Nel mondo dei fumetti, Ennis è una specie di mix tra Bukowski e Lansdale, con punte (non sempre raggiunte) di Henry Miller. Dopo essersi fatto notare su Hellblazer, pubblica per una casa editrice indipendente il fumetto cult Preacher, che senza tanti giri di parole è una delle migliori opere prodotte in un questo ultimo cinquantennio.
Quando approda alla Marvel, gli affidano questa specie di dead man comic, il Punitore appunto, nella speranza di dare alla collana un po’ di nuova linfa. Il buon Garth, da esagerato qual è, va ben oltre il compito assegnatogli, trasformando il Punitore in uno dei fumetti più interessanti dell’ultimo decennio.
Il lavoro di Ennis sul Punitore si articola su due direttrici principali. Alcune storie premono sul grottesco, sublimando la violenza in eccessi puramente estetici che la privano di ogni connotato disturbante, tracimando a volte (o degenerando?) nel comico o nel parodistico, alla maniera mutatis mutandis, del buon Tarantino in Kill Bill.
Sono le storie in cui più facilmente compare qualche elemento supereroistico, naturalmente alla maniera di Ennis. In una di queste, Frank interagisce con l’Uomo Ragno e si batte contro il Russo, un grottesco Frankenstein con la forza di un orso e le tette di una pornostar (tutto vero…), usando il Tessiragnatele come punching ball per far sfogare la rabbia dell’avversario e trovare nel frattempo il modo di abbatterlo. Una parodia, nemmeno troppo velata, dei famosi Team-Up, ovvero storie in cui due o più personaggi Marvel di testate diverse si incontrano per fronteggiare insieme una minaccia.
Ma è il secondo filone ad essere senza dubbio il più interessante. E’ quello in cui predomina l’elemento della violenza, dell’approfondimento psicologico, del significato della lotta cieca del Punitore contro il crimine.
Queste storie, pubblicate nella collana Max della Marvel (storie per un pubblico maturo e prive del famigerato Comics Code Authority, ovvero l’imprimatur che in America può vietare la fruizione dei fumetti ai minori) sono racconti nerissimi e crudi, per nulla grotteschi e con l’ironia ridotta ai minimi termini. In queste storie c’è solo violenza, assenza di pietà, disperazione. Il Punitore si muove tra contesti urbani e intrighi da guerra fredda con la stessa non-chalance, applicando i suoi rigidi e semplici canoni di giustizia. Nel mondo descritto in queste storie c’è assai poco spazio alla bontà. I buoni dei personaggi di Ennis o sono degli stupidi, o sono destinati a finire male. Non è un mondo per brave persone, perché essere buoni è un lusso che non ci si può concedere: al massimo, e solo a caro prezzo, si può aspirare a tenere a bada la cattiveria.
In mezzo a questa fogna a cielo aperto, in mezzo a criminali che uccidono i genitori per prendere il potere, a vedove di boss mafiosi che organizzano vendette, donne senza morale capaci di scoparsi il diavolo pur di ottenere soldi e potere, spicca la figura di Frank Castle, profondo e tridimensionale.
Ennis ne ripercorre le origini offrendo una chiave di lettura assai più realistica di quella classica. In Born (attenzione, segue spoiler…), si rivela che Castle era già fuori di testa ben prima che la sua famiglia venisse sterminata a Central Park. In lui viveva un demone fatto di odio e violenza, ben nutrito dal Vietnam e poi solo in attesa di un pretesto per venire fuori e prendere definitivamente il controllo. Quel pretesto è l’omicidio dei suoi cari.
Insomma, non più un’origine alla Batman, dove Bruce Wayne decide di diventare un vigilante dopo l’omicidio dei suoi genitori, ma un molto più prosaico soldato il cui equilibro è sempre stato in bilico tra ragione e follia, e a cui la vita ha dato una fatale spinta verso la seconda. Plausibile e, quel che più sorprende, verosimile: le pagine di cronaca nera, soprattutto americane, sono piene di personaggi non troppo lontani dal Punitore.
Castle distingue ancora il bene dal male, ma li applica in maniera draconiana e senza sfumature. Il Punitore ha tracciato una linea, e uccide tutti quelli che la superano, infischiandone delle motivazioni o delle circostanze. Al di qua di quella linea sta il resto del mondo, di cui Frank raramente si cura, e mai mostrando empatia verso di esso. La durezza con cui uccide è la stessa con cui lascia vivere, una sorda indifferenza verso tutto ciò che non è male e non merita dunque di essere punito.
Ma – si sa- una buona idea rimane tale se non si ha il talento per raccontarla. Per nostra fortuna però Garth Ennis di talento ne ha da vendere. Molte delle sue storie sono dei veri e propri capolavori di tecnica narrativa. La struttura si basa su poche ed efficaci premesse, viene fatta crescere con un aumento sempre costante di tensione, sino all’esplosione del climax che riannoda i fili della vicenda, conducendo il lettore, in maniera graduale e non traumatica, alla conclusione. Mirabile, sotto questo profilo, il ciclo intitolato In principio. La storia si apre con un massacro di criminali improvvidamente riunitisi per il compleanno di un centenario, offrendo a Frank l’occasione per una facile strage; i superstiti, confusi e spaventati, danno mandato a un killer per togliere di mezzo il Punitore una volta per tutte. Sull’altra sponda, la CIA riesce a catturare Frank grazie alla complicità del suo unico amico al mondo, un compagno della caccia ai criminali risalente alla vecchia gestione del Punitore. La storia si snoda in maniera frenetica tra le mosse del killer sulle tracce di Frank e il lento dialogo tra quest’ultimo e il suo carceriere, che gli propone di mettersi al soldo del governo per continuare la sua lotta. Azione e quiete dunque, che esplodono in una scioccante sintesi nel momento in cui i killer trovano il luogo dove la CIA ha nascosto Frank, e ingaggiano uno scontro a fuoco che solo l’intervento del Punitore, finalmente libero di agire, riesce a risolvere. Da lì la fuga, e il redde rationem del nostro, prima con i suoi inseguitori e poi, più sottile, con il suo amico-traditore.
E’ solo una delle decine di storie inventate da Garth Ennis e che hanno ridato nuova linfa vitale a un personaggio che sembrava aver esaurito la sua carica. Una nota finale meritano i disegnatori, quasi sempre diversi ad ogni ciclo narrativo, e scelti per il loro tratto duro ed oscuro, buon companatico per il tenore della storia che illustrano. Tra tutti spiccano, ma qui è veramente una questione di gusto personale, Goran Parlov e Lewis Larosa.
Garth Ennis ha attualmente chiuso il suo ciclo sul Punitore. In Italia le sue storie sono edite e riedite in volumi unici, dalla Panini Comics.
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