Oggi agli avventori del Thriller Café propongo un libro che ha già qualche mese, ma che nella sua originalità merita di essere segnalato: “Il Re di Varsavia” di Szczepan Twardoch, uscito per i tipi di Sellerio, con la traduzione di Francesco Annichiarico. Come quei cocktail che non sono tra i più gettonati, ma quando li beviamo ci inebriano con il loro charme, questo romanzo inizialmente potrebbe disorientarci, ma poi piano piano ci conquista con la sua potenza espressiva.
Siamo nella Varsavia degli anni ’30 del Novecento. Tra le due Guerre Mondiali, con il nazismo in piena ascesa e con la Polonia reduce dalla riconquistata indipendenza e dallo storico “miracolo della Vistola”, che aveva consentito il recupero dei territori orientali a spese dell’Armata Rossa della Russia bolscevica. Lo spettro delle leggi razziali sta per invadere anche la Polonia, prefigurando le tristi pagine del ghetto di Varsavia che in tanta letteratura e cinema abbiamo conosciuto. In questo scenario, Twardoch ci racconta la storia di un’epopea di gangster ebrei, comandati dall’eroe di guerra Kum Kaplica e dal suo fedele e possente braccio destro Jakub Shapiro, il Re di Varsavia appunto.
Questo romanzo però è anche la storia di una nemesi. Quella che Jakub Shapiro compie accogliendo con sé il giovane Moises Bernstain, dopo aver barbaramente ucciso il padre che non pagava il pizzo ai suoi taglieggiatori. Ed è proprio all’inizio del romanzo che noi veniamo a sapere di questa situazione, perché Moises è colui che ci narra la vicenda e ci racconta di come Jakub lo avesse accolto e protetto come un figlio dopo averlo reso orfano. Tutta la narrazione comincia quindi da un delitto e da un’espiazione, ma è proprio da chi il male lo ha subito che noi conosciamo tutto quello che succede. Il filo della narrazione di Moses Bernstain procede alternando ricordo e presente, in un quadro però mai troppo chiaro, dai contorni sfumati e sempre un po’ indefiniti.
Kum Kaplica e Jakub Shapiro sono dei veri capi-popolo, dei trascinatori delle folle. Socialisti e sionisti, sono la via criminale alla rivoluzione. Non esitano a soggiogare senza scrupoli la massa inerme degli ebrei più poveri, ma garantiscono anche loro protezione, sicurezza e soprattutto un’opposizione feroce e senza quartiere ai fascisti e ai nazisti, che cominciavano anche in Polonia a discriminare pesantemente gli ebrei. Fino a quando il peso della Storia, questa volta quella con la S maiuscola, li schiaccerà inesorabilmente.
Se mi concedete un paio di paragoni un po’ irriverenti, leggendo questo romanzo non potrà non venirvi alla mente il grande James Ellroy, da un lato, e se voleste associare delle immagini, direi che il film più indicato è certamente “The goodfellas” di Martin Scorsese. Twardoch ha di Ellroy diverse caratteristiche: la capacità di tratteggiare brillantemente il profilo dei gangster, persi nelle loro storie di alcool, sesso e violenza, un gusto un po’ cinico per la spietatezza, il sangue e la violenza e, soprattutto, la disinvoltura con la quale si muove e alterna episodi storici reali a spunti di fantasia. Perché “Il Re di Varsavia” in fondo è anche un romanzo storico, con i personaggi realmente esistiti che entrano nella narrazione, a braccetto dei nostri protagonisti letterari, che sembrano trovarsi lì un po’ in balia degli eventi.
Ne scaturisce, nel complesso, un bell’affresco della Storia di quegli anni, filtrata da un punto di vista molto particolare, ma sempre chiaramente visibile sullo sfondo. Anzi, proprio perché la visuale è singolare, alcuni avvenimenti ci appaiono ancora più nitidi nella loro cruda verità. La genesi dell’antisemitismo, la follia del ghetto di Varsavia, la grande passione politica con la quale un popolo intero viveva la speranza della Palestina. La vita semplice, essenziale e a tratti brutale degli strati popolari più umili e allo stesso tempo l’enorme e incontenibile voglia di riscatto sociale che era alla base delle bande di gangster. A fine romanzo, come succede nelle opere noir più riuscite, farete fatica a tracciare una linea solida tra criminali e tutori dell’ordine e della legge e potrà capitarvi di confondere, tra i protagonisti di questa bella storia, quali sono i buoni e quali i cattivi.
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