È uscito lo scorso 25 febbraio per Einaudi Il regno delle ombre, il nuovo capitolo delle indagini di Armand Gamache, commissario capo della Sureté du Quebéc nato dalla penna di Louise Penny e tradotto da Letizia Sacchini.
In Canada l’inverno può essere davvero rigido. Lo sa bene Armand Gamache che è costretto ad indagare su ben due casi spinosi mentre a Three Pines infuria la tormenta.
Gamache pensa di essere incappato in uno scherzo, balordo, ma pur sempre uno scherzo, quando esamina le clausole del bizzarro documento con cui viene nominato esecutore testamentario di una baronessa semisconosciuta. Di certo non si aspettava nulla del genere quando era stato convocato all’improvviso in quella fattoria vicino a Three Pines. La presunta goliardia, però, si trasforma ben presto in altro quando, a distanza di qualche giorno, in quella stessa fattoria viene rinvenuto il cadavere di un uomo.
Purtroppo, i problemi non sembrano finire qui per Gamache.: un grande quantitativo di droga è in arrivo a Montréal, proprio lo stesso carico che Gamache sei mesi prima non aveva bloccato e che gli era costato una sospensione… Che fare ora?
Dopo Case di vetro (Einaudi 2019), torna in una nuova, appassionante avventura, il commissario Armand Gamache, il detective deciso, rassicurante e con un talento nel trovare criminali, definito dal Times come “uno dei detective più memorabili in circolazione”. Lo ritroviamo sempre lì, con la sua squadra, nella sua Three Pines, un paesino immaginario nella foresta canadese che apparentemente dovrebbe essere l’immagine della pace e della tranquillità. I lettori di Louise Penny e di Armand Gamache sanno che non è così.
Questa fortunata serie ideata nel 2005 dalla scrittrice canadese consta ormai di oltre quindici romanzi, molti dei quali non ancora tradotti in Italia.
Noi, intanto, vi lasciamo qui l’inizio di questo nuovo capitolo, casomai non conosceste ancora Gamache e vi venisse la curiosità.
CAPITOLO 1
Armand Gamache rallentò fin quasi a passo d’uomo e svoltò nella stradina secondaria spolverata di neve.
Eccoci, pensò. Con cautela, guidò tra i grossi abeti fino a raggiungere la spianata.
Parcheggiò e rimase in macchina con il riscaldamento acceso a fissare la giornata gelida fuori dal finestrino. Grossi fiocchi candidi tempestavano il parabrezza e si scioglievano sul vetro. La neve aveva cominciato a cadere piú fitta, uno schermo che offuscava il paesaggio. Gamache girò il capo e vide la lettera che aveva ricevuto il giorno prima, aperta sul sedile del passeggero. Si strofinò il viso, inforcò gli occhiali e la rilesse. Era un invito, o almeno così pareva, a presentarsi in quel luogo desolato.
Spense il motore senza scendere dall’auto.
Non era intimorito: tutta la vicenda, piú che inquietante, era curiosa.
Strana, almeno quanto bastava per scatenare un piccolo campanello d’allarme. Ancora non si sentivano ululare le sirene, ma avrebbe tenuto gli occhi ben aperti.
Nonostante non si facesse intimorire facilmente, Armand Gamache era un uomo prudente. Se non lo fosse stato, come sarebbe potuto sopravvivere per tutto quel tempo ai vertici della Sûreté du Québec? D’altra parte c’era chi avrebbe detto che non era sopravvissuto affatto.
Nel corso degli anni il commissario aveva imparato a contare sia sull’istinto che sul raziocinio, credeva a entrambi con lo stesso grado di convinzione.
E adesso cosa gli stavano dicendo?
Be’, senza dubbio che era una situazione bizzarra. Ma fin lì ci sarebbero arrivati anche i suoi nipotini, pensò con un mezzo sorriso.
Tirò fuori il cellulare, compose un numero e ascoltò squillare la suoneria prima che dall’altra parte si affrettassero a rispondere.
– Salut, ma belle. Sono arrivato, – disse.
Lui e sua moglie Reine-Marie avevano un accordo: d’inverno, quando nevicava forte, si avvisavano a vicenda ogni volta che arrivavano a destinazione in un luogo qualsiasi con la macchina.
– Com’è andato il viaggio? Qui a Three Pines comincia a cadere forte.
– Anche qui, ma per le strade si fila ancora lisci.
– Dove sei? Che razza di posto è, Armand?
– Be’, non è facile da descrivere.
Ci provò lo stesso.
Quella che vedeva davanti a sé in origine doveva essere stata una casa con relativi inquilini, che poi però l’avevano abbandonata per parecchi anni di fila. Adesso sulla spianata non restava che un grosso edificio squadrato, che per di piú si reggeva in piedi per miracolo.
– È una vecchia fattoria, ma sembra disabitata.
– Sei sicuro di essere nel posto giusto? Ti ricordi di quando dovevi passare a prendermi da mio fratello e sei finito a casa del fratello sbagliato? Ti eri addirittura stizzito, a sentire te avrei dovuto essere lì per forza.
– È successo una vita fa. E poi a Ste-Angélique tutte le case sembrano fatte con lo stampino, e i tuoi quindici fratelli sembravano tutti fatti con lo stampino. Mi detestavano, e credevo fosse una strategia per sbarazzarsi di me, per evitare che ti ronzassi intorno.
– Be’, non potevi certo biasimarli. Eri andato a bussare alla porta sbagliata come il poliziotto delle barzellette.
Armand scoppiò a ridere. L’episodio risaliva a secoli prima, quando erano ancora nella fase del corteggiamento. Da allora la famiglia di lei, dopo aver constatato quanto Reine-Marie lo amasse, e soprattutto quanto lui le fosse devoto, si era ammorbidita.
– Sono nel posto giusto. C’è un’altra macchina parcheggiata qui accanto.
Sopra al cofano c’era uno strato di neve, e Gamache pensò che doveva essere arrivata mezz’ora prima al massimo. Poi tornò a scrutare la fattoria.
– È passato un pezzo dall’ultima volta che ci ha abitato qualcuno.
Una casa non si riduceva in quello stato dall’oggi al domani. Solo un’incuria prolungata nel corso degli anni demoliva le cose con tanto accanimento.
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- Penny, Louise (Autore)