Giunto al quindicesimo romanzo che vede protagonista la Sigma Force – divisione segreta del dipartimento della difesa USA, specializzata nella protezione da qualsiasi minaccia tecnologica – James Rollins non smette di sorprendere né di tenere i lettori incollati alle pagine. Il segreto dell’inquisitore, pubblicato in Italia da Nord il 23 maggio, è un perfetto mix di suspense e adrenalina, in cui i personaggi che ormai conosciamo e amiamo si trovano ad affrontare una prova durissima, sia in termini di pericolosità che in termini di ingegno.
Il romanzo è strutturato su due livelli temporali, sebbene il primo ci venga presentato esclusivamente nel prologo.
Siamo nella Spagna del 1611, ai tempi dell’Inquisizione. Un prete, accusato di stregoneria, sta per essere bruciato sul rogo. L’inquisitore Alonso de Salazar Frías, che si guadagnò nel tempo l’appellativo di “avvocato delle streghe” per le numerose vite salvate, è l’unico a credere che la maggior parte delle accuse di stregoneria siano false o estorte con la tortura. Ciò nonostante, nel caso specifico neppure la sua autorità riesce a salvare dalla condanna padre Ibarra, che si rifiuta categoricamente di definirsi uno stregone. Prima di essere arso a opera degli adepti della setta del Crucibulum, affida alle mani dell’inquisitore una nomina, che lascia quest’ultimo atterrito e incredulo: si tratta di un dito perfettamente conservato, con un’inquietante groviglio di ossa e fili metallici che spuntano dalla parte mozzata.
Con questo enorme punto interrogativo, Rollins ci catapulta ai giorni nostri, nella cripta sotto la biblioteca dell’antica Università di Coimbra, in Spagna, dove cinque donne si sono riunite per dare il via a un esperimento scientifico che è il fulcro del romanzo: il programma Xénese, che mira a creare un’intelligenza artificiale in grado di controllarsi e autoregolarsi. In collegamento con loro, tramite computer, c’è Mara, la creatrice del programma, che si ritrova involontaria spettatrice dell’inaspettato massacro delle cinque donne ad opera di uomini travestiti e armati.
Pochi giorni dopo, Monk Kokkalis e Grey Pierce, amici e membri della Sigma Force, stanno tornando a casa di quest’ultimo, pronti a festeggiare il Natale con le loro famiglie. Ma, all’arrivo, trovano la devastazione: Kat, la moglie di Monk, è in un lago di sangue e delle sue due bambine e di Seichan, compagna incinta di Grey, non vi è traccia.
Col passare delle ore, scandite dolorosamente in ogni capitolo, le cause del rapimento sembrano condurli proprio al raid avvenuto a Coimbra qualche giorno prima e, in particolare, alla fuga di Mara col suo prezioso carico digitale.
Questa volta in ballo non c’è solo la salvezza dell’umanità, ma anche gli affetti di Grey e Monk, che dovranno lottare contro il tempo per limitare il più possibile i danni orchestrati da due potenti organizzazioni criminali.
In un arco temporale di poco più di una settimana, il romanzo corre via come il ticchettare delle lancette di un orologio: non c’è tempo per prendersi una pausa, neppure per il lettore. Una volta iniziata questa nuova avventura, è indispensabile portarla a termine, tanto più se in ballo ci sono implicazioni che, a un’attenta riflessione, non risultano così fantascientifiche.
Come l’autore ci tiene a sottolineare nelle note a fine libro, non è poi così lontano da noi un futuro in cui le IA diventeranno una realtà concreta e tangibile, sebbene non pienamente comprensibile neppure ai loro creatori. Ed è proprio questo l’aspetto da cui ci mette in guardia: per ora a inquietarci sono un romanzo o uno studio sperimentale, ma cosa accadrà quando un qualcosa al cui confronto l’intelligenza umana è meno di una formica prenderà consapevolezza di tutto il suo potenziale?
Recensione di Veronica Palermo.
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