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Il senso di colpa è una caratteristica imprescindibile dell’essere umano, una produzione della nostra coscienza evoluta che vorrebbe riparare al danno quando ormai è tardi. Si potrebbe scrivere molto, dal punto di vista psicologico, sul senso di colpa. O ci si potrebbe scrivere un thriller, come fa Mauro Lena con la collaborazione di Roberta Giulia Amidani, in questo romanzo edito per i tipi di Watson Edizioni.
Protagonista della storia è Sandra, 26 anni, impulsiva, con un padre oppressivo e soffocante. Una donna che si trova a perdere, subito dopo averlo ritrovato, l’unico vero amore della sua vita. Perderlo in senso definitivo e drammatico. Marco infatti muore, assassinato brutalmente, e lei stessa viene sospettata inizialmente di essere l’omicida. Indagando da sola per trovare la verità, la giovane donna sarà costretta a rievocare alcuni traumi del passato fino ad arrivare alla scoperta di sconcertanti segreti sul senso di colpa da cui tutto è scaturito.
Una storia tesa, questa di Lena, con una genesi particolare. Il senso della colpa nasce infatti per una sfida tra l’autore e sua moglie: lei gli lancia un tema da approfondire, lui deve portarla a compimento entro la fine di una passeggiata, in questo caso accaduta a Milano.
Una genesi estemporanea per una storia che ha visto però poi prima la traduzione in un romanzo e successivamente il raffinamento dell’idea con il contributo di Roberta Giulia Amidani, editor e ghost writer, che oltre a portare un punto di vista femminile alla vicenda ha anche introdotto nuovi spunti alla trama.
Il risultato finale è uno scritto che scorre veloce e una protagonista determinata che diversi lettori già vorrebbero rivedere in nuove storie. Se accadrà o meno non sappiamo ancora dirlo, ma se volete un assaggio di quanto potete trovare già adesso in libreria, vi lasciamo con un estratto:
«Si dice che ci si abitui a tutto (col cazzo, dico io), che il naso smetta di percepire odori sgradevoli, cioè la puzza, nel giro di pochi minuti. Vieni qua, scienziato del naso, a fare i tuoi esperimenti e poi mi racconti. Credo si chiami assuefazione. In pratica quello che senti non è la puzza in sé, ma il cambiamento olfattivo (per esempio, nella fattispecie, da terra bagnata a cacca fresca), poi il naso o, meglio, le ciglia smettono di catalogare le molecole che arrivano al naso e le archivia come già recepite. Certe puzze non si archiviano. Non se ce le hai a un metro e mezzo acca ventiquattro.»
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- Lena, Mauro (Autore)