Tre storie di donne si intrecciano nel capitolo conclusivo de La trilogia di Hulda, un esperimento a ritroso nel tempo nel quale Ragnar Jónasson accompagna il lettore nel mistero della vita di Hulda Hermannsdóttir, ispettore della polizia di Reykjavík.
Anche il Natale è difficile nell’Islanda orientale, dove una bufera di neve isola completamente le poche case e fattorie solitarie: in una di queste fattorie Einar ed Erla preparano la loro vigilia con il fuoco acceso, l’albero addobbato e i regali. Forse a Natale li raggiungerà la figlia Anna, ma con quel tempo è quasi impossibile che qualcuno possa arrivare fino lì: eppure, mentre la tempesta imperversa, qualcuno bussa alla loro porta. Einar fa entrare l’uomo, che dice di chiamarsi Leo e di essersi smarrito, ma l’istinto di Erla le dice di non fidarsi di quello sconosciuto comparso dal nulla e che sembra portarsi addosso l’ombra di un presentimento.
Un paio di mesi dopo i corpi di Einar ed Erla vengono ritrovati, sicuramente assassinati: le indagini sono affidate a Hulda Hermannsdóttir, ispettore della polizia di Reykjavík, che rientra in servizio dopo che una tragedia familiare accaduta proprio a Natale le ha devastato la vita.
Nonostante i fantasmi personali che la perseguitano, Hulda cerca di fare chiarezza nella storia che sembra collegata alla scomparsa di Unnur, una ragazza dai capelli rossi partita un giorno per inseguire un sogno e scomparsa nel nulla.
Terzo e ultimo capitolo della trilogia, questo è il capitolo più interessante e teso della storia a ritroso dedicato a Hulda: Jónasson riversa in questo breve romanzo claustrofobico tutta la sua abilità di grande autore di noir, concludendo in maniera mirabile il percorso iniziato con La signora di Reykjavík.
Ne Il sogno di Unnur si confrontano tre storie di donne diversissime tra loro, accomunate però da un senso di vuoto, da un desiderio impellente di ricerca di uno scopo, e tutte e tre colpite duramente – anche se in modi diversi – dalla vita. Jónasson le accompagna, le segue, scava con finezza psicologica nelle loro esistenze fino a un finale amaro che ribalta la prospettiva ma è perfettamente pieno di senso. Mai come in questo caso l’Islanda è non solo uno sfondo perfetto per il romanzo, ma ne è parte integrante e sostanziale: la sua natura selvaggia è magnifica e ostile, e quanto più l’ambiente si manifesta maestoso e potente tanto più i protagonisti appaiono piccoli e fragili. Unnur piena di sogni destinati a rimanere tali, Erla che non ha mia saputo o potuto accettare fino in fondo la vita in quella sperduta fattoria, Hulda colpita dalla tragedia e che deve combattere per affermarsi in un ambiente maschilista: mentre la natura intorno esibisce la sua potenza, la sua soffocante vastità, le storie intrecciate di queste persone sono fatte di sfumature, di linee sottili, di dettagli. Il risultato è un noir intenso e cupo, nel quale l’autore rende in modo magistrale i tratti psicologici dei personaggi e i loro punti di rottura, fino a un finale malinconico dove tutto acquista senso, anche se forse è un senso che non avremmo voluto leggere.
Il sogno di Unnur è anche la conclusione di un mistero più ampio che ha accompagnato il lettore per tutta la trilogia, ovvero quello di Hulda: un mistero non legato tanto ai fatti, che via via sono stati svelati nell’arco narrativo dei tre romanzi, quanto quello di Hulda stessa, e di come sia diventata la donna amara e disillusa che abbiamo incontrato all’inizio del viaggio. Il sogno di Unnur scava alla radice del male oscuro di Hulda, rivelando quello che sarà e quello che avrebbe potuto essere.
La vita non è così semplice, a volte non permette di vedere il confine tra il bene e il male.
Ragnar Jónasson
Ragnar Jónasson, avvocato, traduttore, insegna diritto d’autore all’Università di Reykjavík. Membro della Crime Writers’ Association britannica e co-fondatore di Iceland Noir, festival del giallo nordico, ha firmato la serie Misteri d’Islanda e La trilogia di Hulda, di cui Il sogno di Unnur è il terzo e ultimo episodio, un successo internazionale che non si ferma.
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Articolo protocollato da Marina Belli
Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).Marina Belli ha scritto 146 articoli: visita la sua pagina.
Libri della serie "Trilogia di Hulda"
Il sogno di Unnur – Ragnar Jónasson
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