Meglio avvisarvi subito: il romanzo che recensiamo oggi al Thriller Café è davvero spettacolare, un thriller psicologico di quelli che (purtroppo) non capita di leggere tutti i giorni. Quindi mettetevi comodi e ordinate qualcosa di forte: parleremo de “Il sogno” di Franck Thilliez, edito da Fazi Editore.
Siamo nel Pas-de-Calais, nell’estremo nord-est della Francia. Lo chiamano Freddy, come Freddy Krueger, il mostro cinematografico con l’artiglio. Prima rapisce le i bambini, poi fa trovare dei grotteschi spaventapasseri che indossano i loro abiti. Sui vestiti ci sono tracce di sangue, ma i bambini rapiti non si trovano da nessuna parte. La Gendarmerie francese è sulle sue tracce da mesi, ma il rapitore non compie passi falsi.
Lei invece si chiama Abigaël Durnan. È una psicologa criminologa, collaboratrice della squadra speciale che indaga su Freddy. Soffre di una grave forma di narcolessia, una sindrome che le causa improvvisi e imprevedibili attacchi di sonno. Il suo corpo è disseminato di ferite: punture di spillo, bruciature di sigaretta e tatuaggi. Sono la sua ancora di salvezza, il solo mezzo che le permette di distinguere il sogno dalla realtà: solo il dolore intenso, infatti, riesce a tracciare una linea netta tra due mondi i cui contorni si fanno sempre più sfumati e confusi. Come se non bastasse, i farmaci che usa per curare la sua sindrome le stanno progressivamente distruggendo la memoria.
La trama è tutta qui: una partita a scacchi tra un criminale che sembra invincibile e una detective estremamente fragile. Ma c’è di più: la vita privata di Abigaël, spezzata da un terribile incidente, sembra essere inspiegabilmente connessa con quella del mostro, che conosce dettagli sconvolgenti a proposito di suo padre e sua figlia. Ma quei legami esistono davvero o sono semplicemente frutto delle allucinazioni narcolettiche di Abigaël?
In questo suo romanzo, Franck Thilliez gioca con un argomento dal fascino eterno: il mondo del sonno come realtà alternativa. Orde di poeti, drammaturghi e filosofi ci si sono cimentati, e anche Thilliez, maestro internazionale della suspense, entra a far parte di questa lunga processione che va da Aristotele a Borges e da Cartesio a Freud. Ovviamente lo fa a modo suo, con un’opera nera e carica di tensione. Attraverso le palpebre socchiuse di Abigael, ci getta in un’inquietante zona del crepuscolo dove la linea che separa l’incubo dalla realtà è labile e fluida.
Proprio come la protagonista, vivremo il continuo e logorante dubbio se quello che sta accadendo è “reale” o meno. La realtà dell’incubo, nelle volute della narrazione, si fa più tangibile della realtà stessa, con un ribaltamento che ricorda capolavori intramontabili come “Memento”, “I soliti sospetti” oppure certi film di David Lynch. “Niente è come sembra”, questo il fulcro su cui ruota una narrazione vorticosa e visionaria.
Intorno a questa potente idea di fondo, Thilliez costruisce una macchina narrativa raffinata, in cui ogni capitolo è un ingranaggio disposto sui fili di diversi piani temporali. Al tempo stesso, però, la coerenza narrativa viene assicurata da uno schema riportato all’inizio di ogni capitolo, un filo di Arianna che accompagna il lettore durante il suo viaggio nel labirinto narrativo.
Come se non bastasse, il libro è disseminato di enigmi e codici da decifrare, vere e proprie sfide per il lettore disposto a coglierle. Ad esempio, Thilliez annuncia fin dall’inizio che nel libro c’è un capitolo mancante, il numero 57, e dà appuntamento al termine del libro per spiegare le ragioni della sua scelta e il modo per recuperare il capitolo misterioso. Sempre alla fine, scoprirete che il romanzo può essere letto in modo “alternativo”, seguendo un diverso ordine dei capitoli.
Insomma, Il sogno di Thilliez è un capolavoro di ingegneria narrativa, e quasi ogni sua parte si conclude su un baratro di paura e di incertezza che ci costringono a continuare frenetici nella lettura. Giunti alla fine, si ha quasi l’impressione di aver assistito a un bellissimo gioco di prestigio, capace di farci mettere in dubbio il nostro stesso modo di percepire. Anche per chi si ritiene un lettore smaliziato, sarà difficile intuire in anticipo quale sarà la conclusione…
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