Glenn Cooper (classe 1953) dopo una laurea in Archeologia ad Harvard ha conseguito il dottorato in Medicina e oggi è presidente e amministratore delegato della più importante industria di biotecnologie del Massachusetts. Da uomo versatile ed eclettico quale è ha rivolto ben presto i suoi interessi anche altrove diventando uno dei più apprezzati e stimati scrittori, sceneggiatori e produttori cinematografici statunitensi.

Esordisce nel mondo letterario nel 2009 con La biblioteca dei mortiUno straordinario romanzo che è stato venduto in ben 22 Paesi e che ha dato l’avvio ad una quadrilogia proseguita con Il libro delle anime (2010), Il tempo della verità (2012) e I custodi della biblioteca (2012).

Oltre ad altre due trilogie ha pubblicato numerosi romanzi indipendenti e tra questi possiamo ricordare: Il marchio del diavolo (2011), Il calice della vita (2013), Il sigillo del cielo (2019), Clean. Tabula rasa (2020) e l’ultimo, che recensisco qui ora per voi, Il tempo del diavolo (Nord, 2021).

I coniugi Jesper ed Elena Andreason, americano lui ed italiana anzi calabrese lei, sono da pochi giorni giunti, dall’America, per trascorrere le vacanze insieme alle loro due figlie (Victoria di due anni ed Elizabeth di cinque) nella loro villa in Calabria. Avevano infatti da poco fatto ristrutturare “Villa del Mare” posta su un promontorio a picco sul mare nel comune di Filarete anche per permettere ai nonni materni, Armando e Leonora, di trascorrere almeno qualche mese estivo con le nipotine. Il più convinto dell’acquisto e della ristrutturazione di “Villa del Mare” era stato senz’altro Jesper che per convincere Elena che la villa sarebbe diventata un gioiello aveva stanziato un budget da capogiro, assunto il più stimato architetto milanese e affidato i lavori alla miglior impresa edile di Catanzaro. Il tocco finale però è stato dato da Leonora che da straordinaria artista dal gusto raffinato si è occupata di arredare gli interni mantenendo uno stile europeo ma lasciandosi ispirare ad un concetto giapponese affermando «Credo che il risultato sia molto shibui… un ideale di bellezza semplice, modesta e riservata, unita a una sorta di tranquillità senza tempo.» Da quel momento “Villa del Mare” diventerà “Villa Shibui”.

Dopo pochi giorni dal loro arrivo, per le loro prime vacanze italiane, Jesper scopre che a causa di una non programmata riunione per un appalto del Pentagono dovrà il giorno successivo far rientro in America. Non solo, però, Jesper non arriverà mai in America ma i domestici Giuseppe e Noemi Pennestrì al loro arrivo nella villa l’indomani mattina scoprono che è deserta… nessuno è presente, le porte non sono state forzate, nulla è stato rubato e la cosa che più insospettisce è che tutti gli effetti personali della famiglia Andreason (portafogli, documenti, carte di credito, cellulari…) sono al loro posto. Chi ha rapito la ricca famiglia americana?

Il padre di Jesper il magnate Mikkel Andreason proprietario insieme al figlio della Andreason Engineering Corp (che era il maggior fornitore dell’industria della difesa e costruiva sofisticati apparecchi elettronici) arriva in fretta e furia dagli Stati Uniti e, da uomo di potere quale è, pensa di poter risolvere il problema secondo le proprie regole per cui convinto che i soldi possano tutto offre una cospicua cifra agli eventuali rapitori al fine di riportare a casa il figlio e tutta la sua famiglia. Affiderà, inoltre, il compito di indagare sul rapimento, affiancando il Maggiore dei Carabinieri di Reggio Calabria Roberto Lumaga, a Marcus Handler il suo responsabile della sicurezza ed ex agente della CIA e del controspionaggio. Né l’ingente somma né l’incredibile dispiego di forze, però, portarono alcun risultato. Quattro anni dopo le due bimbe ricompaiono improvvisamente nella loro casa confessando di non ricordare nulla se non di essere state nello spazio a bordo di un’astronave…  Dove sono state in realtà Victoria ed Elizabeth? Perché non solo non sembrano essere invecchiate neanche di un giorno ma hanno contratto entrambe una forma rara, per i bambini, di leucemia? Dove sono i loro genitori?

Glenn Cooper, uno degli autori più famosi e amati degli ultimi anni anche in Italia, torna in libreria con il suo nuovo romanzo Il tempo del diavolo. A differenza dei suoi romanzi precedenti dove la storia o l’archeologia la facevano da padrone qui Cooper sembra voler quasi giocare con i suoi lettori mischiando all’interno della trama diversi generi letterari e anche se alla fine, ovviamente, la verità è una sola durante la lettura si passa, o almeno per me è successo così, da pensare di trovarsi di fronte ad un medical thriller, poi a un romanzo di fantascienza, poi a un thriller psicologico, poi a un science fiction e tanto altro (ovviamente non ho spoilerato l’ordine). Cooper ha una capacità magistrale nel creare queste situazioni ambigue dove all’interno di una storia inserisce anche elementi fantascientifici o paranormali ma comunque sempre molto credibili.

Un altro aspetto che differenzia Il tempo del diavolo dalle opere precedenti è il maggior spazio che viene dato all’analisi psicologica dei vari personaggi. Infatti se per alcuni di loro, come Marcus Handler o il dottor Ferrol Gaytán, viene addirittura dedicato un capitolo intero per analizzare a livello introspettivo le motivazioni profonde che stanno alla base dei loro comportamenti, per quasi tutti gli altri (come ad es. la sensitiva Celeste, il nonno Andreason, il Maggiore Lumaga…) viene introdotto un momento in cui si indaga in maniera approfondita sulle loro personalità multisfaccettate.

Con una scrittura brillante e coinvolgente e con una trama originale, adrenalinica e ricca di colpi di scena che incollano il lettore al libro dalla prima all’ultima pagina Glenn Cooper ci consegna uno straordinario thriller dove, come recita la quarta di copertina, «Nessuno può immaginare che la verità, forgiata nel fuoco e nel sangue, si nasconda là dove la nostra speranza più ardita incontra la nostra paura più profonda.»

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Il tempo del diavolo
  • Cooper, Glenn (Autore)

Articolo protocollato da Luisa Ferrero

Mi chiamo Luisa Ferrero, sono nata a Torino e vivo a Torino. Dopo una laurea in Materie Letterarie ho ricoperto il ruolo, per tre anni, di assistente ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino e ho poi, successivamente, insegnato nella scuola per oltre trent’anni. Divoro libri di ogni genere anche se ho una predilezione per i gialli, i thriller e i noir. Le altre mie passioni sono: il cinema, il teatro, il mare, la mia gatta e la compagnia degli amici... Di recente mi sono approcciata anche alla scrittura partecipando a numerosi corsi di scrittura creativa. Il mio racconto giallo "Un, due, tre… stella!" è stato inserito nell’antologia crime "Dieci piccoli colpi di lama" - Morellini Editore (luglio 2022) e il mio romanzo d’esordio "Cicatrici", finalista alla quinta edizione del concorso "1 giallo x 1000", è stato pubblicato il 31 marzo 2023 da 0111 Edizioni. Ah, dimenticavo... dal 2016 sono non vedente ma questo, in realtà, non è un problema in quanto per dirla come Antoine de Saint-Exupéry "l’essenziale è invisibile agli occhi".

Luisa Ferrero ha scritto 121 articoli: